Lo scorso 18 febbraio presso l’Aula Magna di Santa Lucia del nostro ateneo bolognese si è tenuto il primo appuntamento delle Umberto Eco Lectures. Questa serie di incontri è stata voluta dal “Centro Internazionale di Studi Umanistici Umberto Eco” di Bologna per promuovere la divulgazione della cultura. L’ospite della prima conferenza è stata l’astronauta Samantha Cristoforetti, celebre per essere la prima donna italiana nello spazio.
La carriera
Samantha è nata a Milano il 26 Aprile del 1977 ma è di origini trentine. Ha compiuto i suoi studi prima a Bolzano e successivamente a Trento, per poi laurearsi in ingegneria meccanica a Monaco di Baviera nel 2001. Dopo la laurea è entrata a far parte dell’Accademia Aeronautica in qualità di allieva ufficiale. Ha poi partecipato al programma di addestramento “Euro-NATO Joint Jet Pilot Training” alla Sheppard Air Force Base, negli Stati Uniti, e ha ottenuto nel 2006 il brevetto di pilota militare. L’ESA (European Space Agency) ha selezionato Samantha come astronauta nel 2009. Dopo lunghi periodi di addestramento ha partecipato alla spedizione 42/43 sulla Stazione Spaziale Internazionale dal 23 Novembre 2014 all’11 Giugno 2015. Il suo volo spaziale è durato ben 200 giorni e, ad oggi, è il tempo più lungo trascorso nello spazio da un astronauta europeo.
Essere un astronauta
Come ha detto la stessa Samantha durante la conferenza, tutti noi probabilmente, almeno una volta nella vita abbiamo sognato di essere astronauti. L’idea di sperimentare l’assenza di gravità e di vedere con i propri occhi la terra “da fuori” sono esperienze uniche. La carriera di astronauta è però piena di insidie e di difficoltà. La selezione dell’ESA dura mesi ed è articolata in più fasi successive, al termine delle quali si può solo aspettare l’esito. Una delle parole chiave, che ha infatti usato Samantha nel descrivere il suo percorso, è “attesa”. Se c’è qualcosa di cui infatti bisogna essere dotati per raggiungere un grande traguardo, questa è sicuramente la pazienza.
Quando si è in orbita si è infatti costretti ad attendere svariati mesi prima di riabbracciare i propri cari. Bisogna vivere in condizioni che è riduttivo definire peculiari. Basti pensare che, a causa della gravità zero, gli oggetti di uso comune che si trovano nella stazione spaziale possono facilmente smarrirsi (ad esempio quando gli astronauti lasciano cadere dalle mani qualcosa) perché non c’è nulla in grado di tenerli fermi su di un tavolo.
La parte forse più complessa è quella del ritorno sulla terra. Anche in questo caso è necessario affrontare, subito dopo il rientro, un lungo periodo di riabilitazione, nel quale, con grande perseveranza, si “impara di nuovo a camminare”. Dopo molto tempo in orbita i nostri muscoli non sono più abituati a combattere continuamente contro la gravità. Un astronauta che torna a casa, in un certo senso, prova quello che un neonato vive nei suoi primi mesi di vita.
Mai smettere di sognare
Samantha Cristoforetti è una donna coraggiosa che ha saputo mettersi in gioco. Sicuramente la cosa che più sorprende e affascina di lei è la disarmante semplicità. Nonostante abbia sulle spalle un curriculum che può fare invidia a chiunque, è dotata di vera umiltà. Senza dubbio, il valore più importante che ha trasmesso alla comunità universitaria dell’Alma Mater, è la sua unica e genuina perseveranza grazie alla quale ha letteralmente “toccato il cielo con un dito”. Dobbiamo solo essere orgogliosi di un Italia che ha donato al mondo grandissime donne di scienza come lei e come il nobel per la medicina Rita Levi Montalcini, l’astrofisica Margherita Hack e l’attuale direttrice generale del CERN di Ginevra Fabiola Gianotti.
Diego Bottoni
Questo articolo fa parte della rassegna #IoBalloPerLei, iniziativa promossa da The Circle Italia con Serena Dandini e Lella Costa, a tema “donne valorose“.