Massimo Polidoro è uno scrittore, giornalista, divulgatore scientifico specializzato in scienza e pseudoscienza, e segretario nazionale del CICAP. Tra i suoi numerosi libri, ricordiamo “Geniale” (Feltrinelli, 2022), “La scienza dell’incredibile” (Feltrinelli, 2023) e la recente conversazione con Piero Angela intitolata “La meraviglia del tutto” (Mondadori, 2024). In occasione della rassegna di eventi “La Scatola di Archimede”, il cui ultimo appuntamento sarà domenica 5 maggio (ore 21:00, al teatro Menotti di Milano, ospite speciale Ilaria Capua), Davide Lamandini ha potuto fargli alcune domande sul rapporto tra la cultura umanistica e la scienza e sull’eredità di Piero Angela.
Davide Lamandini: Negli ultimi tempi sta diventando più evidente quanto al mondo d’oggi serva in ogni ambito un approccio multidisciplinare che sia in grado di affrontare adeguatamente questo mondo interconnesso e sempre più complesso. Tuttavia, in Italia sembra persistere il grande divario tra cultura cosiddetta umanistica e cultura scientifica, come se fossero due mondi lontani e impossibili da collegare. Lei, dal punto di vista biografico e bibliografico, ha unito più volte questi due aspetti: com’è possibile farlo?
Massimo Polidoro: È vero, e nel corso della storia il nostro Paese è stato un esempio positivo da questo punto di vista. Leonardo Da Vinci, per citare il più famoso, è riuscito in maniera straordinaria a unire lato umanistico e lato scientifico e tecnologico.
Non solo è stato in grado di fare i suoi dipinti in maniera incredibilmente precisa, grazie agli studi scientifici che conduceva sulla natura, sulle piante, sulle rocce, sul corpo umano – faceva le dissezioni per capire a livello quasi di vene e di tendini come si muoveva il corpo –, ma usava anche la sua capacità artistica per capire meglio la natura. I suoi disegni anatomici sono di una perfezione tale che in seguito è stata raggiunta solo da Andrea Vesalio, considerato il padre dell’anatomia.
Ecco, che noi, Paese che ha dato i natali a Leonardo Da Vinci, non riusciamo a capire quanto sia importante unire questi due aspetti dello stesso mondo, è veramente assurdo. Un altro problema è che a livello scolastico non c’è una reale possibilità di formarsi in entrambe le discipline, si è costretti a scegliere una parte o l’altra, trascurando il quadro d’insieme, le connessioni.
Come hai detto, io ho sempre cercato di unire entrambi i mondi, da tanti punti di vista, anche perché credo che sia il modo migliore per cercare di arrivare alle persone, incuriosirle e informarle.
Però, è un obiettivo che ciascuno di noi si ritrova a dover perseguire in autonomia, attraverso le sue scelte, i suoi approfondimenti, i suoi studi, per allargare la propria visione e non limitarsi a un settore.
D.L.: È appena uscito il libro postumo di Piero Angela, La meraviglia del tutto. Conversazione con Massimo Polidoro Mondadori, 2024), nato da una conversazione con lei. Da dove è nata l’idea di questo libro?
M.P.: Questo libro è nato da un’idea di Piero, e quando me ne ha parlato mi sono molto emozionato, lo racconto nella prefazione.
È un libro che Piero ha pensato appositamente per quando non ci sarebbe più stato: voleva raccontare per la prima volta cosa pensava, cosa aveva capito, di questo lungo viaggio nella scienza, e come tutto questo lo aveva aiutato a trovare delle risposte alle domande che ci facciamo da sempre.
E, proprio perché i filosofi antichi utilizzavano la forma del dialogo per arrivare a capire le cose, anche Piero pensava che fosse una formula molto efficace per inserirsi nell’argomento un grado alla volta, e anche per farsi seguire facilmente dai lettori.
Voleva fare con me questa conversazione, e siamo andati avanti per alcuni anni, a partire dal 2020: abbiamo iniziato al telefono perché eravamo bloccati dal Covid, e poi abbiamo continuato in presenza, a casa sua – sul tavolo della cucina, che era il posto che preferiva per queste conversazioni.
D.L.: Cosa significa raccogliere oggi l’eredità di Piero Angela?
M.P.: Partiamo subito da una doverosa premessa: di Piero Angela ce ne è stato uno solo. Quello che possiamo fare – e che faccio ogni giorno – è portare avanti le sue idee e i suoi insegnamenti; la vedo come una missione.
Dal punto di vista umano e personale, la sua figura ha rappresentato tantissimo: ci siamo conosciuti quando io avevo diciotto anni [gli ha scritto una lettera dopo aver letto il suo Viaggio nel mondo del paranormale, ndr.], e da allora è stato un punto di riferimento e un amico che sentivo costantemente, negli ultimi anni quasi tutti i giorni. Ecco, credo che una delle mie missioni sia portare avanti le sue battaglie, il suo impegno e la sua voce.
I temi sono quelli che seguo da sempre, e che mi hanno anche permesso di conoscere Piero, a partire dalla diffusione del pensiero scientifico; tutte cose che facevo quando c’era lui e che ora mi sento di dover fare in maniera ancora più forte e decisa.
Mi sono poi occupato in modo molto specifico del mondo delle pseudoscienze, ma da qualche tempo a questa parte ho allargato il campo alla divulgazione scientifica. Penso che sia importante non solo impegnarsi per sbugiardare le bufale [Massimo Polidoro, insieme a Piero Angela, è uno dei fondatori del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, ndr.], ma anche per diffondere la mentalità scientifica e il pensiero critico.
D.L.: Sul tema, tra l’altro, il 7 maggio uscirà un suo nuovo libro intitolato Sherlock Holmes e l’arte del ragionamento. Indagine nell’universo della mente (Feltrinelli, 2024). Si tratta di un altro progetto che va in questa direzione?
M.P.: Esatto! È un altro esempio di come cultura umanistica e cultura scientifica si possano – e si debbano – unire, soprattutto quando si parla al grande pubblico.
Io sono da sempre un appassionato lettore delle avventure di Sherlock Holmes, e in questo libro ho deciso di prendere l’investigatore più famoso del mondo come punto di riferimento per riflettere sulle nostre capacità di pensare, sviluppare un ragionamento critico e per cercare di capire come funziona davvero la nostra mente.
Ancora una volta si parla di scienza, ma non solo: tratto anche temi come l’argomentazione, le trappole mentali, il pensiero critico, a partire da spunti letterari presi dai racconti di Sherlock Holmes.
Ecco, penso che continuare su questa strada sia il modo migliore che abbiamo – o che, almeno, sento di avere io – per tenere viva la memoria di Piero Angela e per continuare il suo percorso.
Intervista a cura di Davide Lamandini
(In copertina Massimo Polidoro; foto: Roberta Baria; un ringraziamento particolare a Eleonora Doci e Vania Ribeca)
Per approfondire, leggi l’intervista a Massimo Polidoro in occasione della presentazione di La Scatola di Archimede.