CronacaPolitica

Dalla Polonia al Portogallo: l’Europa a confronto sulla minaccia russa

Minaccia russa Europa

A seguito delle dichiarazioni di Emmanuel Macron sulla minaccia russa per l’Europa, il dibattito sulla sicurezza del continente si riaccende. Mentre l’Europa dell’Est si prepara a un possibile conflitto e accoglie con favore l’idea di un ‘ombrello’ nucleare francese, l’Europa occidentale adotta un approccio più cauto, tra diplomazia e strategie di difesa collettiva. Dalla Polonia alla Spagna, dall’Italia alla Germania, le posizioni variano, rivelando una profonda frattura nella percezione del rischio russo. Ma la minaccia è solo militare o anche economica e sociale?


Sono le 21:29 del 5 marzo quando, sulla piattaforma X, il presidente francese Emmanuel Macron scrive esplicitamente:

La Russie est devenue une menace pour la France et pour l’Europe

(La Russia è diventata una minaccia per la Francia e per l’Europa)

Emmanuel Macron

L’affermazione è seguita da un video di appena un minuto tratto dall’appello alla nazione appena trasmesso in tutta la Francia. Nel suo discorso, Macron non solo accusa direttamente Putin, ma annuncia la sua volontà di estendere la protezione nucleare a tutti gli alleati europei. 

Minaccia russa
Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron (Foto: quotidiano nazionale).

Attualmente, la Francia è l’unico Stato Membro dell’Unione Europea a possedere testate nucleari: circa 300, per la precisione. Il Presidente ha proposto di ‘condividere’ il proprio arsenale nucleare con il resto degli Stati europei, sottolineando in modo molto chiaro come le testate, ancorché dislocate, resterebbero comunque sotto il diretto controllo francese.

Ma, oltre all’Eliseo, anche gli altri Stati europei percepiscono la Russia come una minaccia? Per provare a rispondere, è comodo prestare grande attenzione alle diverse situazioni in Europa dell’Est ed Europa dell’Ovest.

Poiché non esiste un confine netto che divida l’Europa in est e ovest (e la faccenda si complica ulteriormente quando si voglia identificare un’Europa centrale), ci limitiamo a usare la datata distinzione della Cortina di ferro, considerando la Germania come Europa occidentale. 

L’Europa Orientale: paura e riarmo di fronte alla minaccia russa 

Per cominciare, valutiamo il fattore geografico: l’Est Europa, in particolare gli Stati baltici e la Polonia, vivono nel timore di un’offensiva militare diretta della Russia. Partendo dall’attacco in Georgia, l’annessione della Crimea nel 2014 ed infine l’invasione dell’Ucraina nel 2022, la Russia ha esplicitato il suo desiderio imperialista ormai da più di quindici anni.

Proprio a causa di questo i Paesi limitrofi, molti dei quali hanno già conosciuto la violenza russa per esperienza diretta durante l’epoca sovietica, si preparano al peggio e i dati raccolti dalla NATO parlano chiaramente.

Minaccia russa
Cartina dell’Europa centro-orientale (Immagine: flapane).

la Lettonia, in particolare, ha triplicato la percentuale del PIL speso in difesa nel periodo dal 2014 ad oggi , mentre la Polonia, sempre in rapporto al PIL, è lo Stato all’interno dell’alleanza militare che spende maggiormente per la difesa.

Vicinanza geografica e timore di futuri attacchi sono i principali fattori che spingono i Paesi dell’Europa dell’est a considerare la presenza di armi nucleari francesi sul proprio suolo. A questo proposito, il presidente polacco Duda si è detto favorevole ad ospitare una base statunitense per tali armi sul territorio. Ovviamente, dal punto di vista della Russia questo gesto rappresenterebbe una minaccia concreta al proprio Paese. Nessuno vuole vivere una nuova ‘crisi di Cuba’, e pertanto la richiesta di testate nucleari sul territorio polacco non può che restare senza seguito – tanto più che il nuovo presidente americano, Donald Trump, sta cercando (con mezzi discutibili e scarsi risultati) di promuovere un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina.

Ma questo non è l’unico segnale di allarme proveniente da Varsavia. Qualche tempo fa, il primo ministro Polacco Donald Tusk ha annunciato un piano di addestramento militare con l’obiettivo di duplicare l’armata nazionale. Le sue parole descrivono fin troppo bene il sentimento di tensione crescente diffuso in tutto il Paese: “Ogni maschio adulto in Polonia è addestrato in caso di guerra”. 

Il primo ministro britannico Keir Starmer, al centro, ospita il vertice dei leader europei per discutere sull’Ucraina, 2 marzo 2025 (Foto: Reuters via France24).

Risulta chiaro come, anche al di fuori di un contesto #ReArmEurope (ora rinominato Readiness2030 anche a seguito delle pressioni dei Paesi meridionali europei, contrari ad una retorica così aggressiva), gli Stati confinanti temano un attacco diretto. Le uniche due eccezioni sono l’Ungheria e la Romania.

Orbán tranquillizza gli Ungheresi dichiarando come la Russia non sia una minaccia per nessuno Stato, il quale non gli sia, a sua volta, ostile, e le attuali relazioni con Vladimir Putin sembrano essere amichevoli.

In Romania, il candidato di estrema destra per le presidenziali romene, George Simionha affermato come la vera minaccia per l’Europa non sia la Russia, ma un’eventuale disgregazionedella NATO.

L’Occidente e la ‘Coalizione dei volenterosi’

Per quanto riguarda l’Europa occidentale, si può partire dalla cosiddetta Coalizione dei volenterosi: proposta a inizio marzo dal primo ministro britannico Keir Starmer e fortemente supportata da Macron stesso, la Coalizione riunisce un gruppo di Stati pronti a inviare aiuti per difendere l’Ucraina e garantire un futuro di pace.

Minaccia russa
Cartina dell’Europa occidentale (Foto: SECO).

Il patto, ancora incerto, prevederebbe di mandare truppe provenienti dai singoli Stati della coalizione in territorio ucraino.

Portogallo e Spagna sembrano supportare il progetto, anche se sottolineano come siano contrari all’invio di truppe nazionali in Ucraina.

Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha chiarito che non ci sarà nessun soldato connazionale che scavalcherà i Pirenei, poiché la Russia non pone nessuna minaccia diretta alla società spagnola stessa.

Per gli Stati iberici, infatti, la distanza geografica rende improbabile un coinvolgimento diretto in qualunque tipo di scontro. Ma questo non significa che tali Stati siano risparmiati dall’instabilità politica ed economica che il conflitto sta generando sul continente.

L’Italia in bilico tra ambiguità e diplomazia 

Al centro del Mediterraneo c’è l’Italia, che sulla questione ha adottato una posizione poco chiara. Giorgia Meloni si è mostrata tra i leader più scettici nella partecipazione alla Coalizione dei volenterosi, e ha sottolineato come non voglia dispiegare truppe italiane.

Come proposta alternativa, ha proposto di coinvolgere l’Ucraina nell’articolo 5 del trattato istitutivo del Patto Atlantico, ossia: 

Le Parti convengono che un attacco armato contro uno o più di loro in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutti loro.

Articolo 5 del Patto Atlantico

.Nonostante il suggerimento della Premier, non è chiaro come esso potrebbe essere utilizzato, dal momento che l’Ucraina non è uno Stato membro della NATO, né sembra probabile che la Russia permetterà mai al Paese di aderirvi.

Se a ciò si aggiunge il fatto che Trump continua a ribadire la sua posizione contraria all’ingresso di Kiev nella NATO, si capisce che la proposta di Meloni è solo retorica vuota e forviante.

La posizione della Germania, invece, sembra più chiara. Il neocancelliere cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sottolineato come non si possa pensare a negoziati di pace finché ci sono bombardamenti in atto.

Il neocancelliere tedesco Friedrich Merz nel 2024 (Foto: Wikimedia).

Grande sostenitore di un cessate il fuoco, non si esprime per quanto riguarda l’invio di truppe al confine, anche per via della terribile memoria storica del Paese sulla militarizzazione e l’impiego di truppe.

Infine, anche i Paesi Bassi e la Scandinavia restano critici nei confronti della Russia. Essi sono più propensi a concentrarsi su sanzioni economiche piuttosto che su un impegno militare diretto.

Minaccia militare o crisi globale? 

Se nell’Europa dell’Est il sentimento di minaccia è distribuito in modo più o meno omogeneo con piani concreti di riarmo, nei Paesi affacciati sull’Atlantico è più difficile trovare un terreno comune: i singoli Stati sono più concentrati sulle politiche domestiche e, non percependo alcuna minaccia militare diretta, preferiscono un approccio più diplomatico

In un mondo globalizzato dove tutto è interconnesso è semplicemente impossibile isolare un fenomeno perché non abbia ripercussioni altrove. Se è vero che la percezione della minaccia russa varia da est a ovest, resta sullo sfondo una questione che non può più essere evitata: il rischio di un’escalation nucleare.

Le parole di Macron e la proposta di estendere l’ombrello atomico francese agli alleati europei evocano uno scenario che richiama pericolosamente la logica della deterrenza della Guerra Fredda. La minaccia non è solo militare o economica, ma esistenziale. Davvero l’Europa è pronta ad affrontare le conseguenze di un simile salto di scala?

Isabella Merli

(In copertina, foto di Economy)


Dalla Polonia al Portogallo: l’Europa a confronto con la minaccia russa è un articolo di Isabella Merli. Clicca qui per altri articoli dell’autrice!

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