
La miniserie RAI “Miss Fallaci”, con Miriam Leone nei panni di una giovanissima Miss Fallaci, è andata in onda in otto puntate tra il 18 febbraio e l’11 marzo 2025. Il progetto, che sembra funzionare sì, ma solo a metà, risulta moderno e avvincente, e ci riporta a un passato ormai lontano. Tuttavia, ci sono dei dettagli, come l’interpretazione di Miriam Leone e il ritmo complessivo della serie, che lasciano un po’ a desiderare…
La ragazza del cinema
Fine anni ‘50, Oriana Fallaci è appena trentenne ed è ancora conosciuta come la “ragazza del cinema”, impegnata a fare gavetta per il settimanale L’Europeo per cui scrive di cinema e spettacolo, nonostante il suo desiderio sia occuparsi di politica.
La sua tenacia la porterà fino a Los Angeles con l’obiettivo di intervistare Marilyn Monroe. Ed è proprio durante questo viaggio negli Stati Uniti che inizierà il percorso di formazione della grande scrittrice e giornalista che conosciamo oggi, partendo dalla stesura del suo primo libro: I sette peccati di Hollywood (Longanesi, 1958, ora Rizzoli).
Emerge così il profilo di una donna determinata nel raggiungere i suoi obiettivi con ogni mezzo disponibile e pronta a farsi strada in una realtà dominata dagli uomini e dal sessismo.
Il coraggio di Oriana, la timidezza della regia
Le prime due puntate mostrano quello che è il viaggio di iniziazione di Oriana Fallaci: partire per gli Stati Uniti diventa per la giovane un’occasione per far sentire la propria voce, uscendo dalla gabbia della redazione dell’Europeo.
L’andamento della serie in queste prime puntate risulta tuttavia molto lento e a tratti noioso, tanto che tra la prima e la seconda puntata si registra una diminuzione degli ascolti del 5%. La narrazione non riesce a trasmettere l’energia e la determinazione che caratterizzavano la giornalista e si concentra molto sulle pratiche e sulle tecniche d’astuzia che adottò per arrivare in America.
La stessa performance offerta da Miriam Leone non è convincente. La bellezza dell’attrice e il suo accento sono ben lontani dal toscano e dai tratti spigolosi di Fallaci. Il periodo americano, inoltre, vede l’attrice molto spesso doppiata, a rimarcare come il personaggio interpretato in quei momenti stesse parlando in inglese. Ma il doppiaggio è in italiano e questo non fa altro che creare confusione nello spettatore e tra i personaggi stessi e i loro ruoli.


La ricorrenza di scenografie molto stile cinepanettone e di battute sessiste nei confronti di Oriana da parte dei suoi colleghi uomini riporta a stereotipi che fanno quasi scivolare la serie nel banale. Ad esempio, nell’interpretazione di Miriam Leone viene costantemente rimarcato il fatto che Oriana Fallaci fosse una donna esclusivamente dedita al lavoro e che non abbia coltivato l’amore e le relazioni interpersonali.
Il personaggio di Jo Corsi, traduttrice e amica della protagonista, sta invece dall’altra parte dell’equazione di genere, quasi come una donna frivola concentrata su ciò che gli altri possono pensare di lei e sul trovare un marito.
Ciò che più colpisce nell’epoca del politically correct è il titolo della serie: perché non darle il nome completo del personaggio che vuole rappresentare? Avrebbero mai intitolato la serie Mister Fallaci se si fosse trattato di un uomo (un Mister Montanelli a caso)? Sembra sempre che si voglia sminuire il ruolo professionale di una donna, riducendolo a quello di “Miss”. Guarda caso si è scelto proprio il volto di una ex Miss Italia per interpretare la giovane Fallaci.

Oriana oltre la penna: amori, ossessioni, traumi
Dal terzo episodio la serie sembra assumere un ritmo più movimentato e interessante, e il racconto comincia a entrare nel personale della scrittrice.
Lo stesso montaggio diventa più serrato: le scene si susseguono più velocemente, con tagli più dinamici che creano un senso di urgenza e coinvolgimento che rende la narrazione più viva. La regia diventa più espressiva. I cambi di scena e di luce, così come la musica di sottofondo, riflettono i turbamenti interni e le tensioni esteriori vissute da Oriana.
Con l’entrare in scena di Alfredo Pieroni (Maurizio Lastrico) la vita di Oriana si sconvolge e la protagonista inizia una lunga discesa verso la follia.
L’amore per il suo collega diventa una vera e propria ossessione, al punto che la scrittrice comincerà per la prima volta a trascurare il lavoro.

Si apre una parentesi sulla vita privata e sugli aspetti strettamente personali della figura di Fallaci. Quell’amore non totalmente corrisposto da parte di Pieroni la condurrà in un ospedale psichiatrico dopo un aver sfiorato la morte in seguito all’assunzione di un cocktail di alcool e sonniferi.
Durante la terapia, chiusa tra le quattro mura d’una stanza d’ospedale dall’aria asettica, la protagonista è costretta a guardare in faccia i fantasmi del suo passato. Chi è Oriana? O meglio, cosa resta di Oriana?
L’immagine restituita torna ad anni prima, ai tempi dell’occupazione nazista di Firenze, quando lei quattordicenne mostrava il suo coraggio facendo la staffetta partigiana, su indicazioni di un padre freddo e severo, secondo cui “una ragazza non piange”.
Ecco, la ragazza che non piange ha lasciato il posto alla ragazza del cinema che, pur di costruirsi un futuro, se ne è andata perfino a Hollywood e lì ha creato da sola la grande giornalista che conosciamo oggi.
Miss Fallaci: quello che funziona… ma solo a metà
Miss Fallaci è una serie che parte con ambizione, ma si muove su binari sicuri, spesso prevedibili. Non osa quanto dovrebbe e preferisce restare all’interno di cliché già consumati, sia visivi che narrativi. Sembra voler raccontare la nascita di un mito, ma preferisce rifugiarsi in un’estetica rassicurante e in dinamiche sentimentali già viste, smorzando così la portata rivoluzionaria della protagonista.
Il ritratto restituito è parziale: se da un lato emerge la caparbietà di una giovane donna in un mondo dominato dagli uomini, dall’altro si insiste eccessivamente sul cliché della carriera vissuta come rinuncia, e si cade in semplificazioni poco efficaci. Anche la regia, spesso timida e poco incisiva, sembra non avere il coraggio di abbracciare appieno la complessità del personaggio.
Resta comunque il merito di aver portato sullo schermo una fase della vita di Oriana Fallaci poco raccontata, e di averlo fatto con una certa cura nella ricostruzione storica. Ma, se l’intento era quello di restituire tutta la forza dirompente di una delle voci più iconiche del Novecento, allora Miss Fallaci non va oltre un’occhiata fugace nello specchio di una leggenda.



Ginevra Tinarelli
(In copertina e nell’articolo immagini tratte dalla serie TV Miss Fallaci)
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