
I post pubblicati dall’amministrazione Trump fin dall’inizio di questo secondo mandato stanno scatenando molte polemiche; questo perché la comunicazione politica gioca un ruolo fondamentale, e quella scelta dal presidente Donald Trump sembra configurarsi come estremista. Di questi tempi, infatti, i social possono essere specchio della linea politica, come strumenti di manipolazione dei cittadini: com’è quella di Trump?
A soli quattro giorni dall’inizio del nuovo mandato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il profilo ufficiale della Casa Bianca ha pubblicato su X un’immagine di migranti in catene, diretti verso il portellone di un aereo. Il post aveva lo scopo di annunciare l’inizio del programma di deportazione e di dichiarare una vera e propria battaglia contro migranti, extracomunitari e ispanici.
Trump si è dimostrato pronto a vincere anche attraverso una comunicazione aggressiva utile a raffigurare queste categorie come socialmente pericolose. Con il passare del tempo lo stile delle pubblicazioni è sempre più preoccupante, per il carattere critico, deciso ed estremista che lo contraddistingue.

Due linee politiche, due modi di comunicare
Siamo ormai abituati alla presenza della politica sui social, che spesso vengono utilizzati come strumenti di propaganda. I social network sono diventati i nuovi mezzi per la realizzazione delle strategie politiche, perché consentono una maggiore vicinanza al pubblico di elettori e contribuiscono alla costruzione di un’immagine talvolta fittizia del politico o del partito volta a comunicare efficacemente valori, obiettivi, risultati ottenuti.
Un chiaro esempio di questo è costituito dal vecchio profilo X della Casa Bianca. I colori sono accesi, il Presidente Biden è quasi sempre sorridente, spesso circondato da persone o immortalato al fianco di personalità di varie etnie. La pagina trasmette gioia e tranquillità. Sono certamente presenti anche post più ufficiosi come prese di posizione riguardo grandi temi o dati e grafici volti a sottolineare le buone azioni di governo, ma il loro alternarsi con post di auguri riferiti a festività ispaniche , indù ecc. rimarca il carattere inclusivo di questo tipo di comunicazione.



Appare dunque evidente la vicinanza del governo Biden ai cittadini, alle varie etnie e alle minoranze. I toni scelti riflettono il carattere della sua politica, una politica in cui tolleranza e serenità appaiono essere i valori preponderanti.
Da quando è salito al potere Trump, il profilo è cambiato radicalmente : troviamo un Presidente sempre molto autorevole, i colori della pagina appaiono più scuri e le ombre marcate. L’impressione è quella di serietà e distanza. Il Presidente non è presente nell’immagine profilo né in quella di copertina: al suo posto si trovano, rispettivamente, il logo ufficiale della Casa Bianca e uno slogan politico.


Semplice post o dichiarazione di guerra?
Il web e i social possono influire notevolmente sulla nostra percezione dei fenomeni. Una diversa narrazione, ad esempio, può stravolgere l’approccio del fruitore ad uno stesso tema. Vediamo insieme come Biden e Trump hanno trattato la questione della protezione dei confini.
Biden aveva scelto di dedicare all’argomento un post nel luglio 2024, per sottolineare l’efficacia delle azioni intraprese. Si legge infatti: “Da quando il Presidente Biden ha annunciato di proteggere il nostro confine meridionale, gli attraversamenti illegali sono diminuiti di oltre il 50%.

Attualmente si registrano meno attraversamenti illegali delle frontiere rispetto alla fine del precedente governo”. L’immagine lo ritrae passeggiare al confine insieme ad alcune guardie di frontiera. Anche in questo caso, la linea della comunicazione scelta da Trump appare nettamente diversa.
In quest’ultimo caso, infatti, l’accento è posto sulla natura violenta dell’operazione: nel video si assiste alla preparazione delle truppe dei Marines nelle vicinanze del confine in cui sfilano carri, elicotteri, ed è preponderante la presenza di armi.

Soffermandoci sulla descrizione, l’utilizzo della parola “Missione” e la scelta di descrivere la frontiera non più come una linea geografica identificata a sud (“proteggere il nostro confine meridionale” come nel caso Biden), ma come “Il Confine” rafforzano la sensazione di qualcosa di molto più serio e importante. Si costruisce così un clima di tensione che legittima e anzi, incoraggia il ricorso alla violenza.
Disumanizzazione e razzismo
Scorrere oggi il profilo X della Casa Bianca significa catapultarsi in una stazione di polizia e sfogliare i documenti riservati presenti sulle scrivanie – con la differenza che qui il volto dei condannati è alla mercé di chiunque.
In questi post predomina l’utilizzo dell’arancione, che ricorda il colore delle tute nelle carceri americane, e al centro troviamo l’immagine di un uomo (ispanico nell’ottanta per cento dei casi) e una descrizione: assassino, stupratore, membro di una gang, ecc. I volti sono associati ai reati commessi e, guarda caso, i profili di uomini bianchi occidentali sono una vera e propria rarità .

L’obiettivo di queste azioni è palese: con Trump è iniziata la battaglia contro gli immigrati, e i social ne diventano il bollettino di guerra. Centrali sono i numeri, sempre in crescita, e le descrizioni hanno toni agghiaccianti.


Nel primo post, risalente al 26 gennaio, leggiamo “613 Criminal illegal alien arrests”: non immigrati, non stranieri, ma alieni. L’amministrazione Biden, dopo un lungo dibattito, aveva provveduto a sostituire alien, a lungo utilizzata in riferimento agli stranieri illegali, con non-citizen.
Ci troviamo di fronte alla completa disumanizzazione, all’utilizzo di volti per una campagna social costruita per diffondere un messaggio preciso: di immigrati illegali ce ne sono tantissimi, e sono tutti dei criminali che devono essere mandati via. E questo è solo un esempio.
In realtà, l’obiettivo sembra estendersi proprio a tagliare fuori l’intera comunità latina, e possiamo coglierlo nell’eliminazione della versione spagnola del sito ufficiale della Casa Bianca.
Era già successo nel 2017, nonostante le stime dell’Ufficio del censimento del 2023 dichiarino che il 13,7% della popolazione parla spagnolo a casa.

La comunicazione di Trump diventa più aggressiva il 2 marzo, quando definisce l’inglese “lingua ufficiale degli Stati Uniti”, a partire dalla Dichiarazione d’Indipendenza e della Costituzione.

I trend per fare politica
A destare preoccupazione non deve essere soltanto l’approccio xenofobo e populista di Trump, ma anche la sua comunicazione personalistica, ironica, e fin troppo ‘leggera’ per essere quella del presidente degli Stati Uniti. Sui profili gestiti dal presidente troviamo infatti meme autoironici, post sarcastici sui temi del momento, e altri autocelebrativi dal carattere umoristico.


Non manca inoltre la presenza di trend social, utilizzati però in maniera agghiacciante: è il caso del video pubblicato il 18 Febbraio, dove sono ripresi dei clandestini ammanettati. Le riprese ravvicinate e l’enfasi sul suono delle catene e della chiusura delle manette si rifanno alla tendenza ASMR spopolata in questi anni sui social, in cui i rumori registrati hanno un carattere piacevole e rilassante. L’espatrio di uomini appare così come un gioco, un semplice contenuto di cui godere.
Viene sbeffeggiata anche la situazione nella Striscia di Gaza, attraverso un video generato dall’intelligenza artificiale e pubblicato sulla piattaforma social Truth. In esso, si mostra il futuro di quei territori secondo Trump: una riviera con resort di lusso, in cui sono presenti anche Musk e Netanyahu che godono di tutti i comfort immaginabili.
Informarsi su internet
Grazie a questa politica spregiudicata anche nel campo della comunicazione, Trump è finora riuscito a mandare messaggi precisi con toni molto provocatori. Ciò che preoccupa maggiormente, però, è che in questo modo gli argomenti delicati rischiano di essere sminuiti, e i temi complessi rischiano di essere banalizzati o ridotti a semplici slogan propagandistici.
In un mondo dove i social media fanno ormai parte della nostra quotidianità, e sono diventati ormai non solo strumenti di connessione, ma vere e proprie fonti di informazione, non possiamo ignorare l’influenza che le immagini e i video giocano sull’immagine che abbiamo del mondo.
A dare prova di questo possiamo consultare il ventesimo rapporto sulla comunicazione del Censis, in cui leggiamo un aumento del 3,3% dell’utilizzo dei social network rispetto all’anno precedente. Gli italiani sono per il 90% utenti di internet e lo usano come fonte d’informazione; soprattutto i giovani, che rifiutano per il 70% i media tradizionali come radio e TV.
Fare caso a tutto questo è il primo passo per educarci a un’informazione corretta e libera da ogni influenza o manipolazione.
Valeria Zaffora
(In copertina Donald Trump; foto: Chip Somodevilla; fonte: Getty Images; dove non altrimenti indicato, le foto sono tratte dalla pagina X della Casa Bianca)
Per approfondire, leggi gli articoli della rubrica sTrumpalate, a cura di Matteo Minafra.