
L’ ottantesimo anniversario della Liberazione cade in un periodo travagliato della Storia: tra post-fascisti al potere, le destre nazionaliste in grande ascesa e una situazione internazionale sempre più esplosiva, il 25 aprile è oggi un monito a ricordare quali sono i valori che devono guidarci e che dobbiamo difendere.
25 aprile 2025: 80 anni dalla Liberazione
Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (CLNAI) dichiarò l’insurrezione generale di tutte le città del Nord Italia contro l’invasore tedesco. Di lì a pochissimi giorni l’Italia fu finalmente libera dal giogo del Nazifascismo, che per oltre 20 anni aveva oppresso il nostro Paese.
A coordinare la lotta partigiana fu il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che riuniva tradizioni politiche diversissime tra loro ma accomunate da un unico obiettivo: riportare la democrazia in Italia. Democristiani, socialisti, comunisti, liberali, azionisti (il Partito Repubblicano, pur formalmente non aderendo al CLN, contribuì alla Liberazione con la Brigata Mazzini) misero da parte le loro divisioni e fecero fronte comune contro l’invasore.

È grazie alla Resistenza se oggi possiamo godere dei nostri diritti, della nostra libertà, e in un certo verso anche del benessere economico. Col sangue di tanti ragazzi trucidati dal Terzo Reich e dai repubblichini abbiamo scritto la Costituzione, che ha riconosciuto ai cittadini diritti civili, politici e sociali per troppo tempo ignorati.
E oggi cade l’ottantesimo anniversario dalla Liberazione. Ancora una volta, celebriamo questa gloriosa pagina di riscatto italiano, ricordando il sacrificio di tanti, troppi partigiani sull’altare della Democrazia. Tuttavia, il 25 aprile non deve essere solo una giornata di festa, ma anche un monito per il futuro. Un monito che nel 2025 suona più come un allarme rosso.
Il 25 aprile nell’era Meloni
La cultura (se così si può chiamare) politica da cui proviene l’attuale premier Giorgia Meloni non è un mistero. Il suo partito, Fratelli d’Italia, discende dal Movimento Sociale Italiano, fondato nel 1946 da Giorgio Almirante e altri reduci repubblichini.
La stessa Meloni, in una celebre intervista alla TV pubblica francese nel 1996, aveva definito Benito Mussolini “un buon politico” e “uno dei migliori politici italiani degli ultimi 50 anni”, argomentando dicendo che “tutto quel che ha fatto, lo ha fatto per l’Italia”. 29 anni dopo l’attuale capa del governo, pur non esprimendosi in modo così esplicito, si mantiene fortemente ambigua sul tema, pesando col bilancino le parole da dedicare al Ventennio e non definendosi mai esplicitamente “antifascista”.
Inoltre, nei due anni al governo, Meloni ha evitato pressoché ogni manifestazione commemorativa della Resistenza e dei crimini nazifascisti, ad eccezione di alcune legate alla Shoah. Se durante la leadership di Gianfranco Fini Alleanza Nazionale, predecessore di FdI, aveva provato a fare i conti col passato, prendendo le distanze dal suo passato neofascista e dall’era mussoliniana, negli ultimi 10 anni il partito meloniano ha fatto marcia indietro: quasi come se, dinnanzi all’onda populista che stava travolgendo l’Europa e il mondo intero, una matrice così ingombrante non fosse più motivo di imbarazzo.
A tutto questo si uniscono i legami a dir poco imbarazzanti di alcuni esponenti di FdI con ex appartenenti ad organizzazioni terroristiche neofasciste degli anni di piombo, periodo storico sul quale il partito tutt’ora promuove una grande opera di revisionismo: ad esempio, la destra non ha mai accettato la verità processuale sulla strage di Bologna, che vede condannati in via definitiva quattro ex membri (un quinto, condannato all’ergastolo in appello, è in attesa di sentenza definitiva) dei Nuclei Armati Rivoluzionari, organizzazione terroristica nera, che avrebbero agito col supporto di P2 e servizi segreti deviati.

In tale situazione il 25 aprile, da giornata che doveva unire tutti gli italiani nel ricordo del trionfo della Libertà, è diventata giornata divisiva e motivo di aspre polemiche: un terreno di scontro tra chi non dimentica la Storia e chi invece minimizza, o addirittura mitizza, la brutalità del regime fascista.
La Resistenza e le Resistenze di oggi
Celebrare il 25 aprile, però, significa anche riaffermare il valore della Resistenza nel mondo odierno. Nel contesto geopolitico attuale, tanti sono i popoli chiamati a difendersi da un oppressore che vuole sottometterli e conquistarli. Da oltre 3 anni l’Ucraina deve difendere la propria (seppur imperfetta) democrazia dalle offensive e dai bombardamenti della Russia di Putin.
Tuttavia, in Italia e nell’Occidente, non tutti colgono la portata storica di questa lotta di resistenza: tanti che si dichiarano “antifascisti”, sovente accecati da un forte odio antioccidentale e antiamericano, contestano il supporto militare al popolo invaso, in certi casi addirittura mostrandosi solidali alle ‘ragioni’ dell’aggressore. Come se 80 anni fa costoro avessero detto che i partigiani dovessero combattere l’invasore senz’armi, o addirittura che quest’ultimo in fondo non avesse tutti i torti.

Malgrado il contesto geopolitico sempre più delicato, inoltre, molti tra gli antifascisti più oltranzisti, soprattutto a sinistra, si dichiarano riluttanti a sostenere l’esigenza di un aumento delle spese di difesa.
In un mondo sempre più in fiamme, e con un’ America non più disposta a farsi carico della nostra sicurezza, la libertà conquistata grazie alla lotta partigiana è minacciata dalle mire provenienti da Oriente, soprattutto dalla Russia, che dopo aver attaccato l’Ucraina potrebbe replicare con Paesi baltici, Finlandia o Moldavia, coinvolgendo a questo punto l’intera Europa. I Partigiani hanno liberato l’Italia con le armi: sembra banale ricordarlo, ma a troppi questo sembra sfuggire.
Ricordare per comprendere
Ecco perché il 25 aprile al giorno d’oggi è più che mai attuale. La memoria sembra svanire lentamente, lasciando spazio a fantasmi che credevamo aver relegato ai libri di storia: le forze neofasciste, infatti, sembrano aver ritrovato vigore non solo in Italia, ma anche in altri Paesi europei.
In Germania, alle ultime elezioni, Alternative für Deutschland (Afd), è risultata essere il secondo partito col 20% dei voti, superando anche il Partito Socialdemocratico; in Francia, invece, il Rassemblement National è da anni stabilmente uno degli schieramenti più forti, in testa negli ultimi sondaggi anche dopo la condanna di Marine Le Pen.
Molte di queste formazioni hanno rapporti più o meno evidenti con la Russia di Putin, che ormai è evidentemente il pericolo più grande per la pace e la sicurezza in Europa. La Festa della Liberazione rinnova la consapevolezza che le conquiste della Resistenza non sono definitive, e devono bensì essere difese e custodite tutti i giorni.
Quest’anno il 25 aprile coincide col lutto nazionale per la morte di Papa Francesco. Il dolore per la perdita del Pontefice non deve però essere un pretesto (per qualcuno interessato) a far passare in secondo piano tale ricorrenza, che merita comunque di essere celebrata a dovere, pur in maniera compatibile col clima di cordoglio.
Riccardo Minichella
(In copertina, foto della Resistenza. Foto: Getty Images via Studenti.it)
Cosa rimane della Resistenza? 80 anni dalla Liberazione è un articolo di Riccardo Minichella. Clicca qui per altri articoli dell’autore.