CronacaCultura

Ecco la dozzina del Premio Strega 2025: memorie, famiglia, identità

Premio Strega 2025 copertina

Il 15 aprile, in una giornata segnata da un grande lutto nel mondo letterario, la perdita dell’autore peruviano e premio Nobel Mario Vargas Llosa, nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano a Roma sono stati resi noti i titoli dei libri selezionati per la dozzina semi-finalista al Premio Strega 2025.


Alcuni titoli letterari annunciati durante la conferenza stampa appartengono alle più note case del settore editoriale come Feltrinelli, Rizzoli e Mondadori, ma quest’anno si è scelto di dare spazio e luce anche ad altre meno conosciute dal grande pubblico, come Voland, TerraRossa e la neonata Ventanas.

Tra gli autori, c’è chi può vantare un vasto repertorio e una lunga esperienza nel campo dell’editoria, e chi è invece al suo esordio; in questo senso, quindi, la dozzina presenta anche una buona varietà generazionale.

Viaggio nella memoria storica e famigliare

Partendo da Perduto è questo mare di Elisabetta Rasy (Rizzoli, 2025), una storia ambientata in una Napoli che cerca di rialzarsi dalle macerie del Dopoguerra, in cui una bambina si allontana dal padre fino a ritrovarlo molto tempo dopo nel ricordo dello scrittore Raffaele La Capria.

Sul filone di storie ambientate in tempi difficili e oscuri si presenta il libro La ribelle di Giorgio van Straten (Laterza, 2025), in cui due concetti polarizzati come l’amore e la guerra si intersecano nel racconto di due giovani legati da un sentimento più forte della violenza che li circonda.

Segue Quello che so di te della siciliana Nadia Terranova (Guanda, 2025), un’opera che affonda nelle memorie di una famiglia e nell’eredità che lasciano lungo la scia del tempo.

I ricordi e la famiglia sono temi che ricorrono spesso in questa edizione del premio Strega: ne l’Anniversario di Andrea Bajani (Feltrinelli, 2025), è il figlio che si fa portavoce dei ricordi della sua vita famigliare , trascinandosi un peso ingombrante a cui dare una forma e uno spazio in cui collocarlo, mentre nell’Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, romanzo d’esordio di Michele Ruol (TerraRossa, 2024), sono le figure genitoriali a farsi carico della storia del loro nucleo famigliare segnato da una tragedia profonda e incolmabile. Un’opera, questa, che ha già vinto il premio letterario Giuseppe Berto 2024.

Identità da (ri)scoprire

Anche Elvio Carrieri firma il suo esordio letterario, con Poveri a noi (Ventanas, 2024) che racconta una storia urbana di Bari e dei suoi figli, due uomini protagonisti di un’amicizia profonda ma fondata sul rimorso, che si mantiene in un quadro locale difficile e corrotto.

Di spalle a questo mondo di Wanda Marasco (Neri Pozza, 2025), oltre che scrittrice di romanzi anche poetessa già candidata al Premio Strega dieci anni fa e di nuovo nel 2017, traccia la storia di una coppia di coniugi, in cui la follia è lo spiraglio attraverso il quale si apre una via di resilienza nelle loro battaglie personali.

La signora Meraviglia di Saba Anglana (Sellerio, 2025), analizza il tema dell’identità accompagnando il lettore nella sua terra d’origine la Somalia, varcando i confini del tempo e dello spazio giungendo in Italia, tracciando una linea parallela tra il racconto del colonialismo e la battaglia per ottenere una nuova vita in una nuova casa.

Il Ricordi di suoni e luci di Renato Martinoni (Manni, 2025) e Chiudo la porta e urlo di Paolo Nori (Mondadori, 2024) cavalcano invece il genere biografico di due poeti: uno conosciuto, Dino Campana e l’altro meno noto al pubblico globale il romagnolo Raffaele Baldini. Incompletezza, una storia di Kurt Gödel di Deborah Gambetta (Ponte alle Grazie, 2024) è un racconto che prende forma intorno alla figura di uno dei matematici più importanti della Storia, punto di di riferimento per la narratrice per raggiungere una verità sensata di questo mondo.

Infine, è presente anche il giallo/thriller dai toni documentaristici, con Portofino Blues di Valerio Aiolli (Voland, 2025), che mette al centro la vicenda della scomparsa della contessa Francesca Vacca Agusta, tessendo i fili rossi di una lunga ricerca, sullo sfondo economico e politico dei primi anni Duemila.

Giovani esordienti…

Le proposte di quest’anno arricchiscono questa edizione grazie alle diverse scelte stilistiche, anche se con denominatori comuni ricorrenti come la funzione della memoria per ripercorrere una storia famigliare e per esprimere l’identità dentro e al di fuori di un gruppo di appartenenza.

Allo stesso modo, in un gioco di specchi, dal racconto della vita di un poeta al racconto di rapporti genitori e figli fino ad arrivare al giallo, emergono le diverse luci (e le tante ombre) di queste tematiche. Anche la presenza mista di scrittori con background differenti è di buon auspicio: tra veterani di lungo corso ed esordienti che nella vita finora hanno fatto tutt’altro – come Michel Ruol, medico, e Saba Anglana, cantante e attrice.

In questa edizione si è aperto uno spazio molto ampio alle piccole e indipendenti case editrici, tra cui Ventanas (qui il sito ufficiale) aperta da appena due anni e che è nata originariamente per vendere libri tradotti dallo spagnolo per poi estendere il ventaglio di offerta a libri tradotti dal francese e italiani ancora inediti. Di sicuro dei riflettori sono stati puntati su realtà editoriali meno conosciute e più di “nicchia”.

…e grandi esclusi

La “grande esclusa” di quest’anno, comunque, è Einaudi, che può vantare la vittoria in cinque delle ultime dieci edizioni, tra cui quella del 2019 con Spatriati di Mario Desiati (qui la recensione di Giovani Reporter) e quella del 2024 con l’Età fragile di Donatella Di Pietrantonio (qui la recensione di Giovani Reporter e qui l’intervista di Chiara Nardoianni).

I giorni di Vetro di Nicoletta Verna (Einaudi, 2024) non ha fatto breccia nei cuori della giuria, così come Bompiani (La babilonese di Antonella Cilento e Wild swimming di Giorgia Tolfo), Adelphi (Paradiso di Michele Masneri) e La Nave di Teseo (Il coccodrillo di Palermo di Roberto Andò, Il mondo che ha fatto di Roberto Ferrucci, Aqua e tera di Dario Franceschini, Cinquantun giorni di Andrea Moro e Il dono dell’amore di Raffaele Nigro), sollevando un polverone di scontenti e polemiche.

È diventato più importante che determinate case non siano escluse dalla finale, a prescindere dal libro? Il fatto che la giuria abbia selezionato case editrici meno note è una mera scelta strategica o c’è un genuino interesse nel sostenere narrativa di qualità e di autori nuovi?

In più, il fatto che temi che vengano ripresi in più libri anche se con sfumature diverse può sembrare un approccio voluto della giuria di seguire dei temi specifici e simili tra loro come se si volesse dare quasi un filo conduttore alle edizioni. Il Premio Strega è diventato il Met Gala del mercato editoriale?

Nel periodo di attesa fino all’annuncio dei finalisti, il 4 giugno, il pubblico di lettori deciderà se questi libri meritano di arrivare sul podio, e per i libri esclusi se avrebbero potuto essere candidati migliori per questa edizione.

Francesca Fabbri

(In copertina la grafica del Premio Strega 2025; fonte: Premio Strega)

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