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Occidente diviso: l’Atlantico è in tempesta

Occidente diviso Cavalleri

Negli ultimi 300 anni l’oceano Atlantico è sempre stato lì, al centro degli eventi e delle relazioni tra vecchio e nuovo continente. Dalle ceneri di una Europa devastata dalla guerra nacque un rapporto unico tra i leader dei due continenti; e questo assetto ebbe la sua massima realizzazione nel Patto Atlantico. Tutto questo ora è finito – e le colpe non sono solo di Trump – e non tornerà più.


Il messaggio di Kaja Kallas, alto rappresentante dell’Unione Europea, scritto in seguito alla trappola tesa da Donald Trump e JD Vance ai danni del presidente ucraino Zelensky, è il simbolo del grande tornante della storia che stiamo vivendo: “Oggi, è diventato chiaro che il mondo libero abbia bisogno di un nuovo leader. Sta a noi, europei, accettare questa sfida”.

Kaja Kallas (foto: European Union, 2024/EP).
Kaja Kallas (foto: European Union, 2024/EP).

Questo atto di accusa sancisce una rottura che è già passata alla storia: la grande alleanza dei paesi europei con gli Stati Uniti d’America è stata sepolta, sotto ogni punto di vista.

C’era una volta l’Occidente

Una volta c’era un’alleanza culturale che ci univa per le nostre comuni radici e la convinzione che democrazia, pace, collaborazione e libertà dovessero essere alla base delle nostre società. Lo storico discorso pronunciato da JD Vance il 14 febbraio a Monaco, su suolo europeo, è un attacco diretto alle istituzioni democratiche europee.

  • Una volta c’era un’alleanza politica, un‘idea condivisa delle sfide che il mondo poneva davanti e la convinzione di collaborare assieme per risolvere, partendo dal cambiamento climatico fino al sostegno di un mondo pacifico e governato dal diritto internazionale.
  • Una volta c’era un’alleanza economica, che vedeva il benessere economico comune come un bene per tutti. La guerra commerciale dichiarata da Trump contro Messico, Canada e Unione Europea pone fine a questi rapporti privilegiati: l’obiettivo dichiarato è di indebolirci e di saccheggiare le nostre ricchezze, costringendo le più grandi aziende a trasferirsi su suolo americano per evitare di essere distrutte dai dazi. Tutto questo avrà un prezzo molto alto su grandi porzioni della nostra popolazione, e deve essere considerato per quello che è: un attacco al nostro benessere.
  • Una volta c’era un’alleanza militare, che ci faceva sentire sicuri e protetti, paesi della NATO e non: la speranza di un popolo, quello ucraino, si fondava sul nostro aiuto congiunto di europei e americani. Di tutto questo è stato fatto tabula rasa: non solo gli ucraini perderanno i loro aiuti, ma anche gli Stati europei dell’alleanza atlantica si rendono sempre più conto che l’America non ci verrà più ad aiutarci sul nostro suolo – questo comanda il diktat dell’America First, che minaccia di smantellare completamente la NATO.

L’alleanza non c’è più, l’Atlantico non unisce più due terre amiche. Questa è la realtà ed è necessario rendersene conto.

Responsabilità storiche

È giusto chiarire però che tutto questo non è stato il risultato di qualche mese di presidenza Trump: puntare il dito solo contro di lui sarebbe scorretto e miope. L’origine di tutto questo la si può rintracciare almeno dai primi anni Duemila, quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq e così iniziarono a smantellare l’ordine internazionale che loro stessi avevano creato.

La presidenza Obama non ha mai provato a risanare quelle ferite e ha dato il via all’aspra competizione con la Cina. La prima elezione di Trump era il sintomo più che lampante che l’America fosse ormai cambiata, radicalmente. Quella di Biden è stata una breve parentesi, risultata dalla reazione di una parte della società americana ancora ancorata ai valori di una politica differente e dalla gestione disastrosa della pandemia.

Trump nel 2024 ha vinto le elezioni, ha vinto il voto popolare, cosa che un presidente repubblicano non faceva da vent’anni, e ha mostrato il vero volto di un’America a pezzi, profondamente cambiata. Sperare in un pentimento, in un ritorno ai bei vecchi tempi, è solo un tentativo di illuderci. Gli americani non torneranno a chiedere scusa: è giunta l’ora, per noi europei, di pensare a costruire un futuro migliore.

Gabriele Cavalleri

(In copertina, foto di Warren Umoh da Unsplash)


Per approfondire, leggi gli articoli della rubrica sTrumpalate, a cura di Matteo Minafra. Di questo e di argomenti analoghi si parlerà il 18 marzo 2025, ore 18:00, in occasione della presentazione del libro Dentro il grande gioco di Emilio Mola, con Davide Lamandini e Matteo Minafra, presso la Libreria Coop Ambasciatori, Bologna.

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