
Si è appena conclusa la 75esima edizione del festival di Sanremo: con pochissimi punti di scarto, Olly ha strappato la vittoria a Lucio Corsi, che ha partecipato con la canzone “Volevo essere un duro”, un inno alla bellezza della fragilità. Il nostro Lucio non sale sul gradino più alto dell’Ariston, ma fa di meglio: arriva in alto fino a toccare il cielo (e i cuori di tutti noi).
Sul podio di Sanremo 2025 troviamo al primo posto “Balorda Nostalgia” di Olly, seguito da “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi e infine, sul terzo gradino, “L’albero di noci” di Brunori Sas.
Tra i testi delle prime tre posizioni brilla la canzone di Lucio Corsi, che ha da subito fatto breccia nel cuore del pubblico tanto da essere immediatamente ripresa sui social, in particolare Tik Tok.
Il motivo di tanto successo? Semplice, “Volevo essere un duro” è la colonna sonora perfetta delle vite dei più giovani: racconta i nostri pensieri nudi e crudi e parla della nostra generazione in modo genuino.
Una canzone che ci rispecchia
Fin dal suo primissimo ingresso al Festival di Sanremo 2025, Lucio Corsi non è passato inosservato: il suo stile e la sua gestualità sono quelli di un artista a tutto tondo.
Dall’inizio fino alle ultime note, la sua canzone è una boccata d’ossigeno per i giovani che ogni giorno si ritrovano a fare i conti con quell’ideale di perfezione che irrompe prepotentemente in ogni aspetto della vita. Siamo portati a pensare che bisogna essere duri, vincenti, scaltri; ma dobbiamo davvero esserlo?
Forse è possibile essere semplicemente sé stessi, avere paura, scrivere il proprio futuro con qualche sbavatura d’inchiostro. Alla fine “vivere la vita è un gioco da ragazzi” e che gioco sarebbe senza creatività, senza imperfezione?
In realtà, la canzone di Lucio è una lezione per tutti: la società ci spinge da un lato ad essere competitivi e dall’altro ad essere molto cauti nell’esprimere le emozioni più ‘scomode’ quali ansia, paura, tristezza, viste ancora come segni di debolezza. “Lottare sempre, arrendersi mai” è il motto che ci accompagna ovunque, ma cosa accadrebbe se ci fermassimo?
Se, per un po’, mettessimo da parte le armi? Forse potremmo iniziare a sentirci davvero, a capire cosa succede dentro di noi e magari anche a riuscire a trovare la risposta a quella fatidica domanda: chi sono e qual è il mio posto nel mondo?
La paura del futuro e le incertezze giovanili
Quante volte ripetiamo o ascoltiamo dai nostri coetanei frasi come “Non so chi voglio diventare”, “Sento di non essere abbastanza capace”, “Non riesco a immaginare un futuro”? Lucio dimostra di essere in grado di ascoltare questi dubbi e di trasformare i nostri pensieri in poesia.
Ci consegna una realtà dove le debolezze sono accolte, dove il valore di ciascuno di noi non viene misurato in base alla sola performance. Nel mondo di Lucio ci è concesso sbagliare, rimanere indietro, essere semplicemente noi.
Inoltre, la fragilità raccontata proprio da un uomo ci ricorda, ancora una volta, che essa non ha genere. Ancora oggi, purtroppo, l’ideale della mascolinità ereditato dal patriarcato relega la sensibilità e la tenerezza all’universo femminile: un ragazzo che non riesce ad “essere un duro” finisce con l’essere preso in giro e venire etichettato in maniera dispregiativa come una ‘femminuccia’.
Ovunque, i ragazzi si sentono ripetere che i veri uomini non possono piangere, non possono mostrare emozioni. Lucio si distacca da questa immagine e, con coraggio, si mostra come un outsider che racconta l’orgoglio di essere semplicemente umano.
Claudia Cavagnuolo
(In copertina, Lucio Corsi a Sanremo 2025. Foto: RollingStone)