
Martina Benedetti è un’infermiera di terapia intensiva diventata simbolo della lotta al Covid 19 durante la pandemia. Ad oggi è anche autrice del saggio Salvarsi da bufale e fake news, nel quale spiega l’importanza della corretta informazione e fornisce dei metodi per difendersi dalle notizie false ormai radicate nella nostra società. Federica Marullo di Giovani Reporter ha avuto il privilegio di intervistarla e di porle qualche domanda a proposito del suo nuovo libro.
Federica Marullo: In uno dei primi capitoli del romanzo, riporta una bellissima citazione di Hannah Arendt, la quale mette in guardia il lettore dal pericolo di non essere più in grado di distinguere il vero dal falso, rendendo così il suddito molto malleabile. Mi riallaccio a questo per chiederle: pensa che l’alienazione e il distacco dalla realtà causato dalla quarantena abbia effettivamente ampliato il raggio della diffusione delle fake news?
Martina Benedetti: Una bella domanda. Sicuramente la quarantena ha esasperato la paura di molte persone, le ha costrette a vivere nel panico o a rifugiarsi nel complottismo. Il mondo delle fake news nasce proprio da questa assenza di certezze, da un’estrema paura degli individui.
Spesso e volentieri si tratta di persone veramente spaventate: per questo, l’atteggiamento di chi cerca di aprirsi o di chi cerca di spiegare non deve mai essere canzonatorio o aggressivo.
Poi bisogna vedere quanto si può entrare in profondità nella spiegazione e soprattutto chi si trova dall’altra parte: ci sono purtroppo delle situazioni al limite, dove agire diventa inutile.

Per questo, io sostengo di intervenire presto, nelle prime fasi della formazione: insegniamo veramente il metodo scientifico, introduciamo la metodologia della ricerca nelle scuole in materia scolastica. Perché no?
In definitiva, quindi: sì, il lockdown ha sicuramente aumentato tanti tipi di patologie, come quelle psichiatriche negli adolescenti. Ha accresciuto anche la nostra vulnerabilità, la nostra solitudine, e quindi il bisogno di affidarci a veri e propri guru complottisti.
F. M.: Vorrei soffermarmi sul capitolo in cui si parla delle cosiddette correlazioni spurie. L’ho trovato, oltre che estremamente interessante, anche molto divertente, perché illustra il tipico modo di ragionare di chi, purtroppo, cade nelle fake news. Tra le statistiche più assurde, per esempio, sembra esserci una correlazione tra le persone morte affogate in piscina e la presenza di Nicolas Cage all’interno dei suoi film. Come pensa che si possa disinnescare questo modo di ragionare ormai così radicato nella società?
M. B.: Beh, imparando che cos’è una correlazione spuria. E quindi, sempre studiando. Come hai detto giustamente, le correlazioni spurie sono molto divertenti. Sembrano una parolaccia, ma sono semplicemente avvenimenti che seguono tendenze molto simili: due onde sovrapponibili che, però, non c’entrano assolutamente niente l’una con l’altra.
Riprendiamo l’esempio: ogni volta che è in uscita un film di Nicolas Cage, pare che le morti per annegamento in piscina aumentino.
Quindi, seguendo questo ragionamento, le onde di questi due avvenimenti vanno di pari passo, e dunque le persone, ogni volta che è in uscita un film di Nicolas Cage, dovrebbero allertare tutti i bambini e presidiare le piscine perché sta uscendo un suo nuovo film.

Ritroviamo questo tipo di ragionamento anche nei titoli dei giornali. Cito un titolo in prima pagina di Libero: Diminuisce il PIL, aumentano i gay. Sono esattamente questi i meccanismi di correlazioni spurie che troviamo; e vederli applicati da chi dovrebbe difendere la qualità dell’informazione, oltre che essere imbarazzante, fa arrabbiare.
Come può una persona difendersi da tutto ciò? Sapendo che cos’è una correlazione spuria.
F. M.: In relazione a quanto avete già discusso circa l’odio che si è riversato, soprattutto a partire dalla pandemia del Covid-19 sul personale sanitario, di recente si sta discutendo sull’introduzione di un nuovo disegno di legge per l’inasprimento, in ambito civile, della pena per aggressione. Una sorta di daspo dalla sanità pubblica, che prevede la sospensione per circa tre anni della gratuità delle cure. Si tratta di una via praticabile per cercare di disinnescare questo odio? Può servire?
M. B.: Allora, la daspo va contro la nostra Cositituzione e per questo non penso ne verrà mai fatta una. Inoltre, era prevista per le cure elettive inizialmente e non va a risolvere il problema, dato che l’aggressione si ha nell’urgenza. Non è quindi nel momento d’urgenza che la persona non viene presa perché sottoposta al daspo.
Noi siamo un sistema universalistico, prendiamo tutti, dal primo all’ultimo. È stato insinuato in quanto “dittatura sanitaria” di no, ma in realtà noi non facciamo assistenza di serie A o di serie B, almeno nella sanità pubblica. Al pronto soccorso non si nega la cura a nessuno.

C’è poi il problema delle ore interminabili che i pazienti aspettano prima di ricevere una risposta. Questo problema si ricollega al definanziamento della sanità pubblica di cui parlavamo prima: se si inizia a tagliare il personale e definanziare il sistema, è chiaro che l’efficienza viene a mancare.
Bisognerebbe quindi, più che puntare sulla pena coercitiva, concentrarsi sulle riforme strutturali. Certo, per chi colpisce l’operatore è giusta una sanzione severa, ma se poi non si riforma il sistema e l’operatore non riesce a fare il suo lavoro perché è sotto organico e lavora sottopagato, il problema non viene risolto.
Si tratta quindi di imparare a risolvere i problemi all’origine, e non solo di tappare i buchi sulle conseguenze.
F.M.: Un’ultima domanda. Alla fine del libro sono riportati una serie di auspici per il futuro. Ce n’è uno che vorrebbe condividere con noi?
M. B.: I migliori auspici per il futuro, secondo me, sono proprio imparare a capire la preziosità del nostro sistema sanitario ed educativo, i due pilastri su cui si dovrebbe ergere lo Stato, che purtroppo si ritrovano a scricchiolare sempre di più.
Per poter invece essere cittadini consapevoli e veramente liberi bisogna imparare a salvarsi dalle bufale e dalle fake news, e diventare cittadinanza attiva per garantirci una vita in salute. Oggi non dobbiamo pensare a vivere tanto, ma a vivere con qualità, e possiamo farlo soltanto essendo cittadini impegnati e attivi.
(In copertina e nell’articolo Martina Benedetti e Federica Marullo)
Martina Benedetti: semplice guida per evitare di cadere nella trappola delle fake news è un’intervista a cura di Federica Marullo, trascrizione di Elena Menghi.