
La vittoria di Trump ha rivelato l’influenza di un nuovo attore sulla scena politica: Elon Musk, l’uomo più acclamato del momento. Prima ancora che il presidente si insediasse, Musk ne aveva supportato la campagna elettorale, e adesso avrà un incarico nell’amministrazione. Non solo: sembra anche si stia infiltrando nel dibattito pubblico d’oltreoceano, in Europa, sganciando dure critiche ai governi e incidendo nelle campagne elettorali in corso.
Filantropo, imprenditore o giocatore d’azzardo?
SpaceX, The Boring Company, Neuralink, OpenAI, Tesla, Twitter: sono sei le grandi aziende che Elon Musk dirige, alcune fondate direttamente da lui, tutte impegnate nelle tecnologie d’avanguardia dei settori più disparati.
Proprio – e solo – per fare gli interessi delle sue imprese, Musk si è sempre ritagliato un ruolo nella politica americana finanziando i partiti: un rapporto della Sunlight Foundation già nel 2012 aveva rilevato come SpaceX, a partire dal 2002 (anno della sua fondazione), avesse speso 4 milioni di dollari per fare pressioni sui leader del Congresso, indipendentemente dalla loro appartenenza politica – unico discrimine la propria convenienza –, così da riceverne più di 800.000 in contributi politici.
Per l’appunto, nel 2011, ha fornito 35.800 dollari (il massimo legalmente consentito) al comitato di rielezione del presidente Barack Obama e 30.800 dollari al Comitato nazionale democratico, contemporaneamente a 15.000 dollari forniti alla campagna dei repubblicani e 5.000 al senatore Marco Rubio.
Nel 2015 ha sostenuto la candidatura della democratica Hillary Clinton con una donazione di 5.000 dollari.
Nel 2017 ha dato 50.000 dollari alla fondazione del rappresentante repubblicano Kevin McCarthy e 40.000 dollari al National Republican Congressional Committee.
Insomma, la bandiera di SpaceX ha sempre puntato dove tirava il vento.

Eppure, sembrava esserci una certezza nella sua linea politica: la dura critica a Donald Trump, per le posizioni negazioniste del cambiamento climatico, tema invece molto caro al filantropo sudafricano. Nel 2017 si era persino dimesso dai consigli consultivi di imprenditori creati proprio dall’amministrazione Trump, in seguito al ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima.
Un punto fermo, sì, ma fino a 2022.
La ritrovata vocazione…
In un tweet del 2022, in concomitanza con l’acquisto della stessa piattaforma social, Musk ha annunciato la sua vocazione ufficiale: avrebbe votato per il Partito repubblicano, deluso dall’operato dell’amministrazione democratica.
Dunque le sue opinioni hanno iniziato ad allinearsi a quelle di Donald Trump, fino a supportarlo pienamente dopo l’attentato dello scorso luglio. Foto di famiglia, discorsi di elogio e tweet entusiasti: tra i due tycoons è scoppiata la scintilla dell’amore.
Appoggio pienamente il presidente Trump e spero in una sua rapida guarigione.
Elon Musk, Twitter, Luglio 2024
Perciò, coerentemente con la nuova fede abbracciata, l’imprenditore ha sostenuto la campagna elettorale di Trump: ha fondato un comitato di raccolta fondi, l’America Pac, in cui ha versato quasi 200 milioni di dollari; ha diffuso teorie cospirative contro i rivali democratici e messaggi di propaganda a favore degli alleati repubblicani tramite il proprio account X (che conta oltre 200 milioni di follower); è apparso al fianco del Tycoon ad un evento elettorale – casualmente proprio in Pennsylvania, swing state indicato come decisivo alla vigilia delle elezioni – e ha tenuto comizi in tutto lo Stato per raccogliere consensi; è persino arrivato a finanziare una speciale lotteria per piegare gli stati ancora in bilico a favore dei repubblicani.

Di certo la sua voce non è stata solo sentita, ma effettivamente ascoltata, come dimostra (oltre l’effettiva rielezione del presidente) un rapporto del Center for countering digital hate, secondo cui i post a sfondo politico di Musk pubblicati su X tra luglio e ottobre del 2024 hanno ottenuto ben 17,1 miliardi di visualizzazioni; alcuni ricercatori hanno ragione di chiedersi se il proprietario della piattaforma social non ne abbia modificato l’algoritmo, per potenziare il proprio account e quello di altri account conservatori.
…e la garanzia del paradiso terrestre
“Per far sentire la tua voce a Washington, devi dare qualche piccolo contributo”, ha detto Elon Musk nel 2013. Così, se non erano stati sufficienti i contributi economici e gli aiuti percepiti da Washington negli ultimi 20 anni, il proprietario di Tesla si troverà ad avere una poltrona nella nuova amministrazione.
Donald Trump già a settembre aveva annunciato che, in caso di vittoria, Musk sarebbe stato a capo di un temporaneo Dipartimento per l’efficienza governativa, il D.O.G.E., con l’obiettivo di tagliare 2.000 miliardi di dollari o più dal bilancio federale, collaborando con la Casa Bianca e l’Ufficio di gestione e bilancio.
La spesa pubblica viene finanziata dalle tasse. E i vostri soldi vengono sprecati. Il D.O.G.E. risolverà il problema.
Elon Musk, ottobre 2024
L’obiettivo sembra impossibile: escludendo pensioni, sanità e gli altri diritti acquisiti (intoccabili secondo Trump), nel bilancio federale restano meno di duemila miliardi di dollari di spese.
Certamente il futuro “Segretario per la riduzione dei costi” non ha riscoperto alcuna pulsione politica tale da spendersi in prima persona per la gestione della cosa pubblica, ma sta affinando il percorso da seguire per ottenere sempre di più: ogni sostegno si traduce in aspettative di reciprocità.

Alle big tech, comprese quelle possedute da Musk, conviene avere un presidente favorevole ai loro interessi globali, così da allineare le politiche economiche e commerciali alle proprie necessità. Inoltre, sono in sospeso alcune cause legali contro l’imprenditore e le sue aziende, per cui potrebbe beneficiare del clima normativo più leggero promosso da Trump.
Rimane solo da chiedersi se il nuovo presidente abbia realmente compreso fino a che punto lo strapotere del proprietario di SpaceX sia una piattaforma di lancio e non, invece, una palla al piede. Oppure se abbia ben chiaro il famoso detto “tieniti vicini gli amici, e ancor di più i tuoi nemici”.
Verso l’infinito… e oltre!
L’impegno politico del grande filantropo non si è di certo limitato ad un semplice incarico marginale. Musk, infatti, prontamente si è unito alle telefonate con i leader stranieri, ha contribuito alla scelta del personale per la nuova amministrazione, ha minacciato di usare l’America Pac per finanziare il programma Trump durante le primarie.
E non si limita affatto agli Stati Uniti. I tweet di Musk adesso colpiscono l’Europa.
Il cancelliere tedesco Scholz? Un “idiota assoluto”. I giudici italiani che hanno bloccato il trasferimento dei migranti in Albania? “Devono andarsene”. Il primo ministro britannico Starmer? “Facilita gli stupri sui minori”. La Commissione europea? “Un organo antidemocratico”.
Per di più, nostalgico del clima elettorale, in vista delle elezioni che coinvolgeranno la Germania nel mese di febbraio il proprietario di X ha intervistato personalmente la leader di AfD (partito tedesco di estrema destra) in una diretta sulla sua piattaforma social, affermando che solo lei potrebbe salvare il Paese.
Ecco che, secondo la CNN, Musk starebbe cercando di esportare nelle nostre case il modello repubblicano “Make America Great Again”, promuovendo populisti di estrema destra vicini alla linea Trump. Non a caso, infatti, Meloni è “uno dei pochi leader europei che Musk ammira” – e il sentimento è reciproco -, come dichiarato dal Wall Street Journal.
Divide et impera
Si tratta probabilmente di una strategia che mira a sostenere i nazionalismi dei Paesi europei per disgregare la forza dell’Unione, illusa di potersi opporre alla superpotenza atlantica, in favore degli interessi dei singoli stati nazione. D’altronde, “divide et impera” è sempre stato il piano vincente.
Ci si potrebbe chiedere come sia possibile che la voce di un imprenditore “appena” affacciato manifestamente sulla scena politica abbia già tanta risonanza da preoccupare i leader europei – e magari lo stesso Trump, che dovrà tirare le somme dei calcoli altrui.
Elon Musk ha di certo chiaro che la politica non è altro che opportunità, e lui l’ha saputa cogliere. E non c’è da stupirsi se l’uomo più ricco del mondo risulta tra gli uomini più influenti del mondo, per di più se parla da uno dei Paesi più potenti al mondo. Adesso ha solo scelto di rendere manifesta una parte della propria strategia di marketing.
Federica Corso
(In copertina, Elon Musk; fonte: WallpaperCat)