
In risposta a una lettera d’allarme della direttrice Des Cars, Macron annuncia un ambizioso piano di restauro per il Louvre per risolvere problemi strutturali e il sovraffollamento. Tra le novità più discusse, la creazione di una sala separata per la Gioconda, scelta che solleva dubbi sulla fruizione dell’opera. Il progetto, finanziato senza fondi pubblici, punta a rilanciare il museo come epicentro delle culturale globale.
“C’est un combat politique”. Lo dice Macron, sotto lo sguardo vigile della Gioconda, in apertura al suo discorso per la presentazione del progetto Louvre, Nouvelle Renaissance. Nel presentare i vari punti del programma, si dispiega il disegno di una ristrutturazione e restaurazione colossale del museo, che va dalle infrastrutture, ai percorsi, alle sale espositive.
La decisione di mettere in primo piano questo maestoso progetto culturale per il Louvre viene definito ‘politico’ per due motivi: da una parte è il messaggio che la Francia vuole mandare al mondo in un momento in cui sembra che l’immediatezza e i discorsi di forza abbiano un potere ipnotico; dall’altra sancisce l’ultima grande fatica di Macron, il quale può così entrare in un pantheon ideale di promozione culturale.
Il progetto risponde a diverse problematiche che negli ultimi anni attanagliavano il museo, ma in cosa consiste esattamente? E Da dove nasce la necessità di questo rinnovamento? E perché in questi giorni si è tanto discusso delle sorti della Gioconda?
La lettera di Laurence Des Cars
Partiamo dal principio. Il 22 gennaio Le Parisien pubblica il contenuto di una lettera confidenziale che la direttrice del Louvre, Laurence Des Cars, aveva mandato alla Ministra della Cultura, Rachida Dati, riguardante lo stato attuale del più grande museo al mondo.
Diversi i nodi critici che vengono portati al pettine: lo stato di degrado (alcune sale non sono più impermeabili, altre sono soggette a variazioni di temperature che mettono a rischio la conservazione delle opere); la fatica fisica e mentale della visita museale (si sottolinea principalmente l’insufficienza dei servizi di ristoro e dei servizi igienici per i visitatori); il sovraffollamento delle entrate e delle sale museali, in particolar modo quella che ospita la Gioconda.
La direttrice richiedeva, pertanto, l’intervento del Governo per poter realizzare una serie di interventi e di miglioramenti che, ad oggi, sono ritenuti necessari per la gestione del museo e della conservazione delle opere.
Il progetto di riqualificazione del Louvre
E il Governo francese ha prontamente risposto. Il 28 gennaio, nel corso di una conferenza organizzata nelle sale del Louvre, Macron ha esposto i vari punti del progetto di riqualificazione a cui il suo team lavorava da mesi in collaborazione con il Ministero della Cultura e con la direzione del museo.

È un’impresa titanica quella che ci viene mostrata, la quale propone l’idea di un Louvre “repensé, restauré, agrandi”. Il tutto non graverà sulle spalle dei contribuenti, ma sarà mandato avanti dalle risorse private del museo, derivate dalle vendite dei biglietti e dalle donazioni.
Tra le prime cose, viene annunciata la creazione di un nuovo ingresso, che servirà a facilitare e snellire gli accessi – pensati per 4 milioni di persone, ma l’anno scorso hanno toccato quasi i 9 milioni – e che sarà legata ad altre ristrutturazioni architettoniche, quali quelle del piazzale e dei giardini del Carrousel e delle Tuileries.
Vengono descritte, poi, anche le creazioni di nuovi percorsi sotterranei, che accoglieranno nuovi spazi d’accoglienza e d’orientamento, spazi pedagogici, nuove sale espositive, più accessibili e messe in valore, e interventi specifici per le infrastrutture del Palazzo.
Lo scopo di tutto questo, spiega il Presidente francese, è quello di creare una migliore esperienza espositiva, di ripensare l’intera asse di circolazione e di reinventare in profondità il museo.
E non finisce qui…

Arriva poi al punto lungamente dibattuto. Verrà creata una sala esclusivamente per la Gioconda, accessibile in modo autonomo rispetto al resto dell’edificio e dotata di un titolo d’accesso acquistabile a parte.
Il motivo di questa decisione sarebbe quello di creare una frequentazione più tranquilla e meno affollata, sia per l’opera che per le sale della galleria italiana.
Tutto questo lavoro, che dovrebbe iniziare alla fine di quest’anno e terminato per il 2031, serve, conclude Macron, per “democratizzare il Louvre” e per restituire il museo alle parigine e ai parigini. Un’affermazione, questa, che desta qualche dubbio se diamo un’occhiata ai dati: dello scorso anno, infatti, solo il 34% dei visitatori è di nazionalità francese (dunque, una percentuale ancora minore sarà parigina).
Un altro obiettivo che si pone il Presidente è di far diventare il Louvre “l’epicentro della rivoluzione della storia dell’arte e dell’insegnamento dell’arte”, ovvero di far diventare il museo uno strumento efficace di dialogo culturale per il visitatore.
È con questi auspici che si conclude il discorso di Macron, il quale, grazie anche all’inaugurazione di Notre Dame avvenuta il mese scorso, si pone – nel bene e nel male – nell’immaginario di restauratore e rinnovatore culturale della capitale francese.
Un progetto rivoluzionario nel bene e nel male
È indubbio che quello descritto sia un progetto ambizioso, in linea, tuttavia, con la portata che un museo come il Louvre richiede. I musei, infatti, sono veri e propri organismi viventi e come tali non possono rimanere immutati nel tempo. Anche per questo motivo, le problematiche esplicitate dalla direttrice Des Cars non potevano essere più ignorate. Ci sono, però, alcuni punti esposti che fanno alzare il sopracciglio.
Una prima questione riguarda la chiusura temporanea e alternata delle sale, che permetteranno sia la realizzazione dei lavori sia la possibilità di effettuare le visite. Viene qui da chiedersi come questa ‘coreografia’ sarà gestita, perché la chiusura di una o più parti del Palazzo causerà una maggiore concentrazione dei visitatori nelle sale libere, rendendo la visita più spiacevole.
Altra ‘problematica’ è rappresentata dall’affluenza. Nel suo discorso, Macron auspica che il Louvre arrivi a toccare i 12 milioni di ingressi all’anno (sono poco più di 32.800 persone al giorno) e viene da chiedersi se possa mai essere una cosa sostenibile.
Quando vediamo un’opera d’arte siamo soggetti a diverse sollecitazioni. C’è sicuramente un impatto visivo – magari ci stupiamo per la grandezza dell’opera, per i colori o i materiali usati, per il soggetto rappresentato – e, quasi sempre, un impatto emotivo, più personale. Se a questo aggiungiamo anche gli stimoli esterni – la fila, le sale affollate, i rumori – la visita al museo non è più un’attività piacevole, ma una prova di resistenza mentale che provoca la tanto citata museum fatigue.

Isolare la Gioconda è la mossa giusta?
Ultimo punto su cui è necessario soffermarsi è la decisione di isolare la Gioconda. Se da una parte sono comprensibili le motivazioni che hanno portato a questa soluzione, dall’altra non se ne possono trascurare le conseguenze. Una delle condizioni principali per comprendere un’opera d’arte è il contesto: un museo, nella forma di semplice magazzino di tele e sculture, tende già ad indebolire quest’aspetto, ma, se l’esposizione è fatta bene, si può contare sul dialogo che si crea tra le opere stesse.
Ora, se un quadro viene messo in una stanza vuota, isolata, si perde anche quell’unica forma di discorso storico e artistico. Un’opera d’arte, se allontanata da tutto, non è più considerabile tale, poiché finisce per prendere le forme di un feticcio o di una reliquia sacra. Non c’è più la comprensione, ma solo l’adorazione cieca, religiosa, di un simbolo.
Emerlinda Osma
(In copertina foto da Reddit)
Louvrertourism: il ‘rinascimento’ del Louvre tra restaurazioni e sovraffollamento è un articolo di Emerlinda Osma. Clicca qui per leggere altri articoli dell’autrice!