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“Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio”… e Fabio Caressa!


Fabio Caressa è uno dei telecronisti più apprezzati di sempre, un poeta che con le sue parole ha raccontato agli italiani le grandi vittorie della Nazionale e non solo. Con il libro “Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio” (Sperling & Kupfer, 2022) rivive la sua carriera, dalla gavetta al trionfo di Euro 2020. Sullo sfondo, il racconto di appassionanti e comici aneddoti.  


Indossare le cuffie, schiarire la voce e accendere il microfono: “Buonasera gentili telespettatori…”; questa è la trinità del telecronista, pronto a raccontare le emozioni dello sport più amato al mondo.

Fabio Caressa non si limita a raccontare le partite, le vive intensamente; non teme di esagerare, di sembrare sopra le righe, perché ciò che gli interessa è trasmettere la sua passione e riflettere le emozioni di ogni tifoso.

‘Il vate’ con “Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio” si mette a nudo, raccontando le sue avventure e spiegando l’importanza e la bellezza della professione del telecronista. Scritto nel 2022, in seguito alla vittoria degli Europei da parte della Nazionale azzurra, questo libro presenta Caressa come un ‘anziano saggio’, ormai con la valigia piena di esperienze. “Quando sono arrivato in postazione per la finale dell’europeo, ho fatto un conto di quello che mi ha regalato questa carriera da quel Lazio-Cesena del 1986 […]. Credo non manchi nulla“.

Grazie Signore che ci hai dato il calcio
Copertina del libro “Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio” (Immagine: Sperling).

Da bambino, quando entravo allo stadio, mi facevo il segno della croce come quando entravo in chiesa. Senza essere blasfemo, per me la mistica era la stessa.

Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio (p. 204).

La nascita di un mito

Caressa inizia la sua carriera negli anni ’80, prima come scrittore per la rivista Cioè e poi, dal 1986, come conduttore televisivo per Canale 66, emittente romana presso cui si fa conoscere dal grande pubblico presentando Golmania, una rubrica settimanale di calcio internazionale. Il suo incarico successivo, invece, è il Tg sportivo di TeleRoma 56. 

Nel 1991 viene scelto per comporre la squadra dei telecronisti della neonata pay-tv Tele+ e, dopo tre anni da praticante, diventa giornalista professionista. In seguito a un periodo di gavetta come quinta voce delle partite del calcio internazionale, nella stagione sportiva 1997-1998 viene quindi promosso a voce principale.

Il compagno di mille avventure: Beppe Bergomi

Caressa e Bergomi
Beppe Bergomi e Fabio Caressa (Foto: Fanpage).

Nell’estate del 1999 arriva la svolta: Tele+, in cerca di nuovi volti, pensa a Giuseppe Bergomi, ex-bandiera dell’Inter e della Nazionale azzurra che si è appena ritirato dal calcio a soli 35 anni. 

L’ex-calciatore sin da subito sembra essere nato per il ruolo di ‘seconda voce’, essendo in grado di rispettare i tempi e le regole del mondo della telecronaca, come da suggerimento del direttore di Tele+ Claudio Arrigoni

La divisione ideale in una telecronaca è 70% cronaca, 30% commento tecnico.

Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio (p. 22).

Bergomi e Caressa diventano coppia fissa di commento. La loro storia, per certi versi, sembra scritta dal destino: l’11 agosto del 1999, nel giorno del provino dello ‘Zio’, si verifica l’unica eclissi solare totale visibile in Europa da secoli, un evento che per Caressa assume un significato particolare:

Non era scaramanzia, era consapevolezza, forse l’Universo gioca anche con piccole cose come una coppia di telecronisti, forse fu solo un caso, forse semplicemente due anime affini si erano trovate e riconosciute.

Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio (p. 16).

Caressa: oltre il personaggio

Classe ’67 e romano di nascita, Caressa sembra incarnare lo stereotipo del tipico abitante di Roma Nord: pigro, disordinato e rozzo. L’esatto contrario di Bergomi che, originario della Bassa padana, è preciso e composto. Ma forse proprio questo dualismo complementare è il segreto del loro successo

Il telecronista romano è anche una piccola mina vagante, o forse è solo autentico e non accetta ingiustizie e falsità. Non a caso, sono stati tanti i battibecchi con i tifosi, spesso nati da alcune credenze secondo cui il telecronista ‘tifa’ e si ha l’impressione che lo faccia sempre per la squadra avversaria. 

Nel 2010, ad esempio, in seguito allo ‘scontro Scudetto’ tra Roma e Inter – terminato 2-1 per i giallorossi – Caressa si imbatte in un tifoso nerazzurro che lo insulta e lo invita animatamente a chiedergli scusa per la telecronaca di quella partita, a suo dire ‘non imparziale’.  

Non mancano altri litigi che lo vedono protagonista, in questo caso, davanti alle telecamere: in tal senso è celebre una discussione con Luciano Spalletti, nel post-gara di un Fiorentina-Inter deciso da un assurdo rigore assegnato ai Viola per un presunto tocco di mano.

Le invenzioni di Caressa: da Mondo Gol al Club

Nonostante il carattere fumantino, Fabio Caressa è un grande professionista, un uomo che ha rivoluzionato il modo di parlare di calcio in televisione. Questa sua capacità è nota sin dagli esordi: all’epoca di Tele+, infatti, crea il programma +Gol Mondial, che dal 2003 – con la nascita di Sky Sport – diventa Mondo Gol

Condotta da Caressa e De Grandis fino al 2010, la trasmissione si caratterizza per uno spirito ironico e sarcastico: oltre a mostrare i gol dei principali campionati europei, il programma è ricco di sketch comici e una rubrica dedicata agli errori più bizzarri della settimana. Tutti coloro che conoscono Mondo Gol ricordano questo siparietto, raccontato anche dallo stesso telecronista nel libro. 

Il Vate’ racconta che erano soliti registrare la puntata, ma in quell’occasione non era possibile poiché il Chelsea avrebbe vinto il campionato nel pomeriggio ed era necessario coprire l’evento in diretta. De Grandis, però, aveva un impegno, e così è nata la grande idea per giustificare la sua uscita prematura dal programma:

No, Sté, facciamo una cosa più divertente: facciamo finta di litigare.

Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio (p. 40).

Un’altra invenzione di Caressa è il Club, nato sulla spiaggia di Copacabana in occasione del Mondiale del 2014, dove il giornalista si era ritrovato con ex-calciatori a raccontare ricordi tra una birra e l’altra.

Era un sogno essere lì a sentirli parlare e capii che quell’atmosfera l’avrei dovuta assolutamente riproporre in tv.

Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio (p. 31).

Le particolarità della trasmissione sono il linguaggio colloquiale – evidente nello specifico nella rubrica Senza giacca – e la presenza di volti noti nel panorama calcistico: ospiti d’onore sono infatti Capello, Del Piero, Boban, Marchegiani e Di Canio. 

Mondiale 2006 ed Europeo 2020

Caressa ha avuto la fortuna di commentare le partite più belle del secolo: da Juventus-Atletico, decisa da una tripletta di Cristiano Ronaldo, al Mineirazo, la storica disfatta del Brasile, sconfitto dalla Germania per 7-1. Nonostante ciò, nulla è paragonabile alle vittorie della Nazionale nel Mondiale del 2006 e nell’Europeo del 2021. 

A tal proposito, la partita per eccellenza è una sola: Dortmund, 4 luglio 2006, semifinale del Campionato del Mondo, Italia-Germania. Vincere è sempre bello, ma battere gli ‘acerrimi nemici’ tedeschi – peraltro ‘a casa loro’ – è ancora meglio. E nessuno, meglio di Caressa, sarebbe stato in grado di raccontare quel trionfo: le sue parole, non a caso, sono ancora nel cuore e nella memoria di tutti gli italiani. 

La vittoria nell’Europeo, se possibile, è ancora più storica: è la prima competizione del ‘ritorno alla normalità’ dopo la pandemia da Covid-19 e sportivamente l’Italia non è in un buon momento dopo la mancata qualificazione al Mondiale del 2018. La memorabilità del momento viene avvertita immediatamente da Caressa:

Sentivo di parlare anche a mio figlio, il primo vero avvenimento calcistico della sua generazione. Sentivo che era come se lo conducessi per mano […]. Di padre in figlio.

Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio (p. 206).

L’Europeo sembra quasi una fotocopia di quel Mondiale: non partiamo favoriti, non abbiamo qualitativamente la squadra migliore del torneo, eppure il cuore ci porta fino alla finale, contro gli inglesi, anche qui ‘a casa loro’, a Wembley. L’esito della sfida è una storia nota e Caressa, nel raccontarla, si emoziona e fa emozionare 60 milioni di italiani. Ascoltare le sue parole oggi, dopo un’altra esclusione dal Mondiale, fa venire ancora la pelle d’oca

È passata alla storia la sua celebre frase (che dà anche il titolo al suo libro), pronunciata un attimo dopo la vittoria ai calci di rigore: 

«Grazie Signore che ci hai dato il calcio» che è stata la mia ancora di salvezza nei momenti più bui, il filo conduttore di tanti miei affetti, che adesso ci fa esultare dopo tanta sofferenza.

Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio (p. 230).

Caressa: il manifesto del telecronista

Caressa, per tanti, è Il telecronista. È l’uomo che con la sua voce, le sue parole pratiche (ma a tratti poetiche) e un’immediata riconoscibilità rende le partite sempre più piacevoli

‘Il vate’ non si sente di dover insegnare il mestiere, ma prova piuttosto a suggerire come porre le fondamenta di una buona telecronaca: un ampio dizionario, un giusto ritmo e la ricerca del diverso. Ancora prima, però, contano l’impegno, la professionalità e la voglia di imparare.

A lui questi requisiti non sono mai mancati e lo ha dimostrato anche recentemente, quando ha aperto i suoi profili social e un canale YouTube per raccontare la sua passione anche ai più giovani

Il giorno in cui mi sveglierò e non avrò più voglia di sapere una cosa in più, di migliorare un mio difetto, di cercare di crescere come professionista e come uomo, avrò smesso di vivere la mia vita e avrò permesso alla vita di vivere me.

Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio (p. 243).
Grazie Signore che ci hai dato il calcio
Fabio Caressa (Foto: StartupItalia).

Mattia Pallotta

(In copertina foto da Donna Glamour)


Grazie Signore che ci hai dato il calcio… e Fabio Caressa!  è un articolo di Mattia PallottaClicca qui per altri articoli dell’autore!

Sull'autore

Sono uno studente di Comunicazione a Bologna, classe 2003, orgogliosamente fuorisede. Vengo da Castel di Sangro, un paesino di montagna in Abruzzo. La mia passione? Sport, sport e.... SPORT
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