
Acca Larenzia 2025. Il 7 gennaio scorso, come da ricorrenza, gruppi di militanti di destra e simpatizzanti del Movimento Sociale Italiano si sono trovati davanti alla sede di via Acca Larenzia, a Roma, per commemorare la morte di tre giovani militanti missini nel 1978.
Dalla strage ad oggi: Acca Larenzia 2025
Il 7 gennaio 1978, davanti alla suddetta sede del MSI, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni – militanti del Fronte di Gioventù Nazionale – furono vittime di uno degli attentati politici di estrema sinistra, frequenti durante gli anni di piombo della Prima Repubblica Italiana.
Il raid fu rivendicato nei giorni seguenti da un gruppo di estrema sinistra, denominato Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale.

Le indagini svolte non portarono a nulla di concreto se non a una serie di proscioglimenti.
Dall’anno successivo alla strage iniziarono le commemorazioni annuali per onorare la memoria dei tre. Inoltre, nel 1978 fu posta una targa davanti alla sede per ricordare “le vittime della violenza politica”. Tuttavia, gli ex-militanti l’hanno poi sostituita con una nuova, contenente la frase “assassinati dall’odio comunista e dai servi dello Stato”, con firma “i camerati”. Il gesto è stato, a ragione, oggetto di contestazioni dall’Anpi, dal PD e da gruppi antifascisti che ne chiedono ancora oggi la rimozione.
Una commemorazione… che sfugge sempre di mano (tesa)
Negli anni non solo la targa è stata al centro di polemiche, bensì l’intera commemorazione.
Il ritrovo in memore della strage – caratterizzato da una grande affluenza di membri di CasaPound e altri gruppi neofascisti e neonazisti – ha assunto, negli anni, sempre più la forma di espediente per dare libero sfogo a riti e rituali di matrice fascista senza alcun tipo di ripercussione.
Non che di norma l’articolo 5 della costituzione, che definisce anticostituzionale e reato ogni forma di apologia al fascismo, sia preso seriamente, ma queste occasioni paiono deliberatamente ignorate e quasi legittimate dalle istituzioni e dal comune di Roma. Anche sui social di membri di Fratelli d’Italia appaiono post relativi alla strage, accompagnati da hashtag come ‘#accalarentia’ e incitamenti a non farsi intimidire da chi osteggia la memoria dei loro militanti caduti.
A tal proposito, in Istruzioni per diventare fascista (2022), il provocatorio libro di Michela Murgia nel quale viene decostruito con sarcasmo il fascismo in quanto sistema caratterizzato, fra le altre cose, dall’uso soverchiante della forza e della violenza, dalla ricerca del consenso e dalla repressione del dissenso, l’autrice fa notare come, “a differenza della democrazia, lo scopo della comunicazione del fascismo non è farsi capire, ma farsi ribadire” (pp. 22-23).
Secondo la tesi di Murgia, infatti, la comunicazione di chi adotta un atteggiamento o un comportamento fascista è massicciamente caratterizzata da un uso ripetitivo, quasi ossessivo, di parole d’ordine, di slogan o, se trasposta ai contemporanei mezzi di comunicazione, di hashtag. Uno stile di comunicazione, quindi, estremamente schematizzato, reso volutamente semplice e banale.
Anche quest’anno, senza grandi sorprese, si sono viste braccia tese e croci celtiche, riti del “Presente!” e forti richiami alla folla con l’appellativo di “camerati”.
Le forti contestazioni suonano vuote e cadono nell’abisso, esattamente come l’anno passato e quello prima ancora, in cui sono avvenute le medesime scene, che la Corte di cassazione ha liquidato con un “il saluto romano è punibile […] solo quando per le circostanze concrete della sua esplicazione e manifestazione ci sia reale […] pericolo di ricostituzione del partito fascista”, prosciogliendo tutti gli indagati.
Sebbene la Digos, a seguito di quello che è successo anche pochi giorni fa, stia visionando i filmati per identificare gli animati ‘salutatori romani’, non ci si aspettano esiti concreti e più pesanti di un piccolo ammonimento e un colpetto sulla spalla.
…perché a pagare è chi li contesta
In questo 7 gennaio, una voce fuori dal coro è stata ripresa dalla pagina Fanpage.
Una voce, di un libero cittadino, dissociato da qualsiasi organizzazione politica o gruppo organizzato, che decide di rispondere di rimando ai 1300 camerati con un “Viva la Costituzione, viva la Resistenza! Merde“.
Se l’epiteto finale poteva essere risparmiato per galanteria, il concetto di fondo è più legittimo. Ma non l’hanno ritenuto tale le forze dell’ordine presenti, che hanno deciso di fermare e identificare l’individuo.
Ai giornalisti di Fanpage l’uomo rilascia le seguenti parole in un’intervista:
“Invece che arrestare i manifestanti per apologia di fascismo identificano chi si appella alla Costituzione. È giustissimo commemorare le vittime della lotta politica armata, ma è inaccettabile che questo diventi Predappio, un raduno di neofascisti, di gente che fa il saluto romano. Inaccettabile per un Paese che ha subito fascismo e nazismo. Forse qualcuno non ha studiato“.
La parola scelta è calzante: inaccettabile. È inaccettabile che in un Paese che rifiuta il fascismo e ogni apologia di esso, ogni scusa sia buona per tendere il braccio e sfoderare le croci celtiche nascoste in cantina. È inaccettabile anche a Predappio, e non solo a Roma, a Milano o Bologna.
Inoltre, è inaccettabile che il singolo cittadino, perché da solo, soccomba al gruppo in errore. Ed è inaccettabile che in uno Stato di diritto si decida di sopprimere manifestazioni per dare poi libero spazio a revival storici di dubbia natura.
Il ricordo alle vittime della violenza politica, per citare le parole dette dall’uomo, è legittimo e fondamentale affinché non si ripeta e si faccia giustizia sui casi irrisolti. Ma tutto questo non può e non deve diventare la culla di nuovi estremismi.

Gaia Marcone, con un contributo di Veronica Pippa
(In copertina, foto da LifeGate)
Ancora Acca Larenzia 2025: l’ennesimo ‘tana libera tutti’ per i gruppi neofascisti? è il nuovo articolo di Gaia Marcone. Sullo stesso argomento, leggi anche l’articolo di Ludovica Accardi Acca Larenzia – Certi orrori fanno giri immensi e poi ritornano.