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Atleti senza confini: gli oriundi nella Nazionale italiana


Ultimamente nello sport italiano, in particolare nel calcio, si sente sempre più spesso parlare di oriundi, cioè professionisti di origini straniere che però militano, ognuno nella propria specialità, nella Nazionale italiana. Scopriamo cosa vuol dire ‘oriundo’ e quali sono i più importanti sportivi di tutti i tempi ad aver vestito la divisa azzurra


Negli ultimi giorni ha fatto parlare di sé il tentativo di Luciano Spalletti di convincere Rayan Cherki e Lucas Beltran a vestire la maglia azzurra. Entrambi, infatti, non hanno ancora esordito con le rispettive nazionali (Francia e Argentina) e, avendo antenati italiani, hanno la possibilità di ottenere la cittadinanza e difendere i nostri colori.

Cherki è uno dei prospetti più importanti dell’Under 21 francese, ricopre il ruolo di esterno d’attacco e, dato che la sua bisnonna paterna è pugliese, potrebbe risultare molto utile alla causa italiana. Lucas Beltran, invece, è attualmente attaccante della Fiorentina; è nato in Argentina, ma ha il passaporto italiano grazie al bisnonno piemontese. Vista la povertà di risorse nel reparto offensivo, Spalletti sta seriamente prendendo in considerazione la loro convocazione. 

Chi sono gli oriundi?

Nel caso in cui il tecnico riuscisse a convincere i due calciatori ad unirsi alla squadra azzurra, Cherki e Beltran sarebbero solo gli ultimi di una lunga serie di oriundi che, nel corso degli anni, si sono aggregati alla Nazionale italiana.

Rayan Cherki (a sinistra) e Lucas Beltran (a destra) (Foto: Tuttocalciodilettanti e Transfermarkt).

Si possono considerare oriundi, sostanzialmente, tutti i discendenti di emigrati italiani che sono nati in un altro Paese. Solitamente queste persone possiedono anche la cittadinanza del luogo dove sono nati, e questa condizione, nello sport, si traduce nella possibilità di scegliere per quale nazionale competere. L’Italia, che ha alle spalle una lunga storia di emigrazioni, ha sempre potuto contare su un gran numero di oriundi.

Se guardiamo alla storia calcistica, i giocatori oriundi hanno avuto un ruolo molto importante nel corso degli anni ’30 (il cosiddetto decennio d’oro grazie ai trionfi nei Mondiali del 1934 e 1938), quando molti calciatori italo-argentini come Orsi, Sivori, Cesarini e Luis Monti hanno vestito la camiseta azzurra.

La lista, però, non finisce qui: molti sono gli sportivi che, in tutte le competizioni, hanno deciso di indossare i colori dell’Italia. 

Gli oriundi che hanno segnato la storia: José Altafini 

Oriundi
José Altafini (Foto: Fair Play Menarini).

José Altafini nasce a Piracicaba il 24 luglio 1938 da emigrati italiani in Brasile. I suoi nonni sono giunti sulle coste sudamericane nel 1870.

Sboccia nel Palmeiras, e a suon di ottime prestazioni attira l’interesse del Milan, con cui resta per ben sette stagioni. Le 161 reti segnate con la casacca rossonera lo rendono il quarto miglior marcatore assoluto nella storia del club.

In seguito, Altafini si trasferisce al Napoli, dove gioca per altrettante annate formando il ‘duo delle meraviglie’ con Omar Sivori, ma senza trionfi. Infine, fa le fortune della Juventus con cui vince due Scudetti, risultando spesso decisivo dalla panchina.

Altafini aveva vinto il Mondiale del ’58 con il Brasile, ma, a causa del suo trasferimento in Italia subito dopo il torneo, non poteva più indossare la maglia verdeoro. Per questo motivo, acquisita la cittadinanza italiana, Altafini ha partecipato al Mondiale del ’62. Fu la sua unica occasione con la Nazionale, perché la disfatta venne imputata a lui e non fu mai più convocato. 

Lamont Marcell Jacobs Jr.

Marcell Jacobs nasce a El Paso il 26 settembre 1994 da madre italiana e padre texano. Sebbene abbia la cittadinanza statunitense, il suo cuore è totalmente azzurro: “Di americano ho solo le fibre muscolari, mi sento italiano al 100%”.

All’età di dieci anni inizia a praticare l’atletica leggera, prediligendo inizialmente il salto in lungo; solo a partire dal 2018 Jacobs si dedica alle discipline di velocità

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Marcell Jacobs (Foto: Nicoletta Romanazzi).

Ai Giochi olimpici di Tokyo, contro ogni previsione, vince la medaglia d’oro nei 100m e diventa il primo italiano a raggiungere questo risultato. Nella stessa edizione trionfa anche nella staffetta 4 x 100 m. 

Grazie a questi successi, Jacobs è oggi considerato uno dei più importanti sportivi della storia dell’atletica italiana. 

Mike D’Antoni

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Mike D’Antoni (Foto: Gazzetta).

Michael Andrew D’Antoni è stato un allenatore di pallacanestro ed ex cestista statunitense naturalizzato italiano. Nasce l’8 maggio del 1951 a Mullens, ma proviene da una famiglia che affonda le sue radici nel Bel Paese. La storia del nonno, Andrea Di Antonio di Nocera Umbra, è simile a quella di molti altri italiani del tempo. Negli Stati Uniti gli viene subito storpiato il cognome, che diviene per l’appunto D’Antoni. 

D’Antoni viene selezionato come 50ª scelta assoluta nel draft NBA 1973 dai Kansas City-Omaha Kings. Nel 1977 D’Antoni si trasferisce alla Billy Milano e ci rimane per tredici anni, diventando il playmaker di una squadra leggendaria. Forma un fenomenale trio con Dino Meneghin e Bob McAdoo.

D’Antoni inizia la sua carriera da allenatore nel 1990, prima a Milano e poi a Treviso, dove conquista i suoi unici trofei sotto questa nuova veste; dal 1997 al 2021 è stato al comando di varie franchigie in NBA, senza però vincere il titolo. Nonostante ciò, è considerato uno dei più importanti coach del nuovo millennio, un uomo che ha rivoluzionato il gioco della pallacanestro.  

Martín Leandro Castrogiovanni 

Martín Castrogiovanni è un ex rugbista e attuale conduttore televisivo di Tú sí que vales. Nasce a Paraná, in Argentina da famiglia di origine italiana. Nonostante le sue radici, giunge nel Bel Paese solo nel 2001, per il suo primo contratto professionistico, al Calvisano

Ai Leicester Tigers, in Inghilterra, si afferma come un campione di livello internazionale vincendo quattro volte il titolo nazionale, oltre a essere nominato al suo primo campionato come miglior giocatore dell’anno (primo pilone insignito del prestigioso riconoscimento).

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Martín Castrogiovanni (Foto: FuturoMolise).

Nel 2013 si trasferisce in Francia, firmando con il Tolone prima e con il Racing 92 Parigi poi, dove conclude la sua carriera.

In nazionale è stato un giocatore inamovibile ed ha preso parte a tutti i Sei Nazioni dal 2003 al 2016. È considerato come uno dei piloni destri più noti del rugby mondiale

Non solo oriundi

Non tutti gli sportivi che possiedono una doppia cittadinanza e sono nati all’estero, tuttavia, sono oriundi: come si è detto prima, questa parola indica esclusivamente quelle persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana per discendenza (ius sanguinis).

Esistono, tuttavia, molte altre strade per diventare cittadini italiani: la iure communicatio (letteralmente la ‘messa in comune del diritto [di cittadinanza]’), ad esempio, si realizza in caso di matrimonio o adozione; si può altresì acquisire la cittadinanza per naturalizzazione quando si siano trascorsi dieci anni di residenza ininterrotta in Italia. Molti tra i campioni dello sport italiano rientrano in queste categorie.

Fiona May
Fiona May (Foto: Gazzetta).

Fiona May, con cittadinanza britannica, ma naturalizzata italiana, è stata una delle più importanti lunghiste della storia italiana – due volte argento olimpico ad Atlanta 1996 e Sydney 2000, e vincitrice di diversi titoli mondiali – possiede la cittadinanza italiana dal 1994, grazie al matrimonio con il suo allenatore Gianni Iapichino

Yeman Crippa è un mezzofondista e maratoneta italiano di origini etiopi, primatista nazionale dei 3000, 5000, 10.000 metri piani, della mezza maratona e della maratona. Insieme a suo fratello Nekagenet, anche lui mezzofondista azzurro, ha acquisito la cittadinanza italiana per adozione.

Yeman Crippa
Yeman Crippa (Foto: Oasport).
Ivan Zaytsev
Ivan Zaytsev (Foto: Oasport).

Ivan Zaytsev, pallavolista sovietico naturalizzato italiano, è stato a lungo la punta di diamante della nazionale nel suo ruolo di schiacciatore, ottenendo medaglie in ogni competizione. Ha ottenuto la cittadinanza grazie ai dieci anni di residenza ininterrotta in Italia, dal 1998 al 2008.  

Non tutti scelgono l’Italia

Come abbiamo visto, l’Italia è ricca di talenti che, nonostante tutto, hanno scelto di scrivere pagine di storia con la Nazionale azzurra. Ovviamente però, come ci sono atleti che hanno scelto di giocare per l’Italia, ne esistono altri che hanno scelto di giocare per un’altra Nazionale

Uno dei casi più noti e recenti è quello di Paolo Banchero, cestista statunitense, prima scelta assoluta al draft NBA 2022. Possiede la cittadinanza italiana grazie al padre Mario, di origini liguri. Banchero è nato a Seattle e non ha mai messo piede nel territorio italiano, ma, visto il suo enorme talento, la FIP non voleva farsi scappare un’occasione così grande. Dopo lunghi anni di corteggiamento e nonostante gli iniziali segnali positivi da parte dell’atleta, Banchero ha scelto di rappresentare gli USA

Forse non tutti sanno che anche Paulo Dybala avrebbe potuto giocare con la maglia azzurra. Ai tempi della sua esperienza al Palermo, nel 2012, il giocatore ottenne la cittadinanza italiana grazie alle origini campane della nonna materna. L’allora tecnico della nazionale, Antonio Conte, provò a convincere la Joya (il gioiello, così era definito in patria), ma U picciriddu (soprannome assegnatogli proprio in Sicilia) disse di no: “Non potrei difendere i colori di un altro Paese come se fossero i miei, preferisco aspettare una chiamata dell’Argentina” 

Gli oriundi al ‘contrario’

Infine, vale la pena di ricordare la categoria degli oriundi ‘al contrario’: si tratta di sportivi che, nonostante siano nati e cresciuti in Italia, hanno scelto di rappresentare un’altra Nazionale.

È il caso, ad esempio, del calciatore Riccardo Gagliolo, nato a Imperia, che però ha seguito le origini della madre unendosi alla Svezia. Era presente nella squadra che ha eliminato gli Azzurri nel playoff per il Mondiale del 2018. Anche Ernesto Torregrossa, nato a San Cataldo, calciatore di varie squadre tra Serie A e B, ha preferito giocare per il Venezuela, seguendo dunque le radici del padre; infine Gianluca Lapadula, nato a Torino, attaccante del Cagliari ed ex Milan tra le altre, ha scelto di indossare i colori del Perù, il Paese da cui proviene la madre.  

Sportivi cosmopoliti in Nazionale: è giusto?

La questione degli oriundi e degli sportivi con doppia cittadinanza, come abbiamo visto, è molto complessa, e ci sono opinioni contrastanti rispetto la loro presenza nelle Nazionali.

Uno dei pareri che ha sollevato molte critiche è quello del generale Vannacci riguardo la scelta del CIO (Comitato Olimpico Internazionale), di nominare Paola Egonu come portabandiera delle passate Olimpiadi di Tokyo 2020: “Una persona […] che ha i tratti somatici tipici del centro Africa non rappresenta la stragrande maggioranza degli italiani, che invece sono di pelle bianca e hanno i tratti somatici tipicamente caucasici”. Poi, ha aggiunto: “Quello che ho detto è vero? Sì, è vero. Basta guardare la statistica della popolazione italiana e basta chiederlo agli italiani. Gli italiani sono bianchi. C’è qualche italiano di seconda generazione cioè di cittadinanza italiana che ha la pelle nera ma le cui origini sono dichiaratamente africane. Quindi quello che ho detto è vero”.

Purtroppo questo pensiero è condiviso da molti leoni da tastiera, che non hanno perso l’occasione per creare il solito vomito social in difesa di un presunto patriottismo in pericolo, guidati dal grido di battaglia ‘discriminazione al contrario’.

Probabilmente queste persone non accettano che la società sta cambiando, e che queste situazioni di ‘oriundità’, doppia cittadinanza e identità al bivio sono il risultato di un mondo che si evolve. Sono tanti i Paesi che hanno avuto e continuano ad avere una storia di migrazioni, colonizzazioni e spostamenti, e l’Italia è uno di quelli.

Ciò che si deve tenere in considerazione non è il colore della pelle dell’atleta, ma il sentimento di appartenenza, il valore del legame culturale, sociale e umano che ogni atleta sviluppa con il Paese. È importante che ogni sportivo, indipendentemente dalle sue origini, possa sentirsi parte di una comunità che lo accoglie e lo valorizza, perché lo sport, al di là dei risultati, è anche un modo per unire le persone e promuovere un senso di solidarietà e inclusività. Tuttavia, se lo sportivo si unisce alla nazione per ragioni puramente professionali, senza un reale attaccamento al Paese in questione, allora la sua convocazione dovrebbe sollevare dei legittimi dubbi.

Affinché lo sport sia il più corretto e sano possibile sarebbe bello che gli atleti riflettano un impegno profondo verso la propria nazione. Il valore sportivo, in fondo, è anche quello che si porta nel cuore, non solo quello che si dimostra sul campo.

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Roberto Baggio dopo il rigore sbagliato nella finale contro il Brasile a Usa ’94 (Foto: Pinterest).

Mattia Pallotta

(In copertina immagine presa da FIGC & Adidas)


Atleti senza confini: gli oriundi nella Nazionale italiana è un articolo di Mattia Pallotta. Clicca qui per altri articoli dell’autore!

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