CronacaCultura

“Dentro al reportage” con Jérôme Sessini – Cronache dal World Press Photo 2024


Sabato 23 novembre il fotoreporter Jérôme Sessini è stato ospite del talk “Dentro al reportage: raccontare le zone di conflitto” presso il rinnovato Cinema Modernissimo di Bologna. L’evento, promosso da Foto Image con la collaborazione della Cineteca di Bologna, ha ripercorso alcune delle tappe più importanti del lavoro di Sessini nelle zone di conflitto: il Messico e l’Ucraina.


Il fotoreporter Jérôme Sessini a Bologna

Osservare, valutare, scattare. Sperando che il tempo sia stato amico e non abbia già inghiottito la frazione di quel drammatico racconto che oggi è sempre più importante comunicare con forza ed energia nuove. 

Dove finisce il linguaggio del giornalismo televisivo e dove si susseguono – innumerevoli – le polemiche social, semplicistiche e faziose, la fotografia di guerra comincia la sua opera corrosiva dell’indifferenza.

Jérôme Sessini è francese, ma parla bene la nostra lingua: suo padre è italiano e Jerome ha vissuto nel nostro Paese per diversi anni.

Dal 2012 è fotoreporter per Magnum Photos, l’agenzia di fotogiornalismo più importante al mondo, fondata nel 1947, tra gli altri, da Robert Capa ed Henri Cartier-Bresson (veri e propri miti per Sessini).

Jérôme Sessini
Immagine di Jérôme Sessini (Foto: Cineteca di Bologna).

Ma Jérôme apprende i ferri del mestiere molto prima. Dice che è diventato fotografo in Messico, al quale è legato da quella che definisce una “storia d’amore”, che si rinnova ogni anno in un nuovo viaggio.

Sabato 23 novembre Sessini è stato protagonista di Dentro al reportage: raccontare le zone di conflitto, talk promosso da Foto Image e dalla Cineteca di Bologna, che ha avuto luogo nella splendida cornice del rinnovato Cinema Modernissimo. A moderare l’incontro, Fulvio Bugani, fotografo vincitore del World Press Photo 2015 e fondatore di Foto Image.

Messico: il primo amore di Jérôme Sessini

Nel corso della sua carriera, Sessini ha documentato gli orrori di numerose zone di conflitto: Iraq, Afghanistan, Libia e Siria, nonché le crisi umanitarie in Ucraina e Messico.

In The Wrong Side: Living on the Mexican border (2012), Sessini ha riversato il lavoro di due anni di fotoreportage nelle città al confine tra Messico e Stati Uniti, come Culiacán, Tijuana e Juárez. Qui, da quasi vent’anni, si combatte una sanguinosissima guerra tra i cartelli della droga messicani, che ha prodotto più di 200mila morti in meno di dieci anni. 

Gli effetti sulle popolazioni civili locali sono devastanti: “non esiste neppure una famiglia – ha riferito Sessini – che non abbia al suo interno almeno un morto, un tossicodipendente o una persona in qualche modo coinvolta nella faccenda”. 

Le fotografie di Sessini catturano la desolazione di queste strade messicane, che nessuno osa attraversare dopo le cinque del pomeriggio; gli effetti della diffusione della tossicodipendenza, aggravata nell’ultimo anno dagli scontri che hanno reso sempre più difficile il traffico di droga oltre confine, lasciando le sostanze stupefacenti a stagnare sul territorio locale; il pugilato come strumento di forte orgoglio identitario, che si sviluppa nei più piccoli al pari di una ‘religione’.

E ancora, i luoghi della vita quotidiana della popolazione, abitati, come i loro volti, da una tensione indecifrabile, di cui è impossibile ricostruire l’origine.

Mexico Retold, di Jérôme Sessini (Magnum Photos).

Lavorare come un giornalista in Messico è molto pericoloso: chi si avventura in quello che è stato definito da molti come “il Paese più pericoloso del mondo” rischia minacce, intimidazioni, persino la morte.

Il Messico è lo Stato col più alto numero di giornalisti scomparsi al mondo ed è ai primi dieci posti per numero di casi irrisolti di giornalisti assassinati. Dal 2000 a marzo 2024, sono stati uccisi 141 giornalisti; di questi, 8 lavoravano sotto protezione. Nessuna condanna nei confronti dei responsabili è mai stata eseguita.

L’esperienza di Jérôme Sessini è stata (fortunatamente) di altro segno: 

Sembra che i fotoreporter stranieri non vengano toccati. Ma le foto che ho raccolto in questo libro risalgono a un periodo in cui i social non erano ancora così potenti e il fotoreportage non era ampiamente percepito come uno strumento di denuncia.

Ucraina: da Piazza Majdan alla controrivoluzione in Donbass

Jérôme arriva in Ucraina nel febbraio 2014, senza neppure fare tappa in Francia: vi atterra direttamente con un volo proveniente dal Messico.

In questi mesi l’Ucraina è attraversata da una profonda tensione: nel novembre 2013, l’allora presidente ucraino Viktor Yanukovych decide di sostenere il progetto di unione doganale con la Russia, la Bielorussia e il Kazakhstan, sospendendo invece le trattative per un accordo di libero scambio con l’Unione europea.

Immagine delle proteste in piazza a Kyiv domenica 1 dicembre 2013 (Foto: Wikimedia).

La reazione è immediata e i manifestanti invadono il centro di Kyiv, dando inizio a una stagione di sanguinose proteste che culmina il 18 febbraio nella cosiddetta Rivoluzione di piazza Majdan.

Il mestiere del fotografo documentarista significa anche trovarsi in un posto dove succede qualcosa di storico ed essere solo.

Duranti gli scontri a fuoco con la polizia vengono uccisi oltre 70 manifestanti, per un bilancio totale di quasi cento morti. Jérôme è lì, e il suo resoconto fotografico di quel giorno di violenze gli fa conquistare il secondo posto all’edizione 2015 del World Press Photo, nella categoria Spot News Stories.

Ma Sessini riesce ad aggiudicarsi anche il primo premio con la raccolta Crime Without Punishment, che documenta i rottami del volo MH17 della Malaysia Airlines, abbattuto in una zona controllata dai ribelli nell’Ucraina orientale, uccidendo tutti i 283 passeggeri e i 15 membri dell’equipaggio.

Dopo il 2014, Jérôme torna in Ucraina due volte, ma accedere alle zone di conflitto qui è molto più difficile rispetto al Messico, dove Sessini ha potuto contare sul supporto di altri fotografi locali.

Le fotografie scattate sul suolo ucraino sono raccolte nel libro Inner Disorder. Ukraine 2014 – 2017, nel quale Sessini ha documentato le violenze di quattro anni di conflitto, tra cui quelle alimentate dai separatisti filorussi del Donbass.

La fotografia non per forza deve spiegare o “dirci” qualcosa, ma è una finestra su un contesto, vicino o lontano che sia.

Final Fight in Maidan, Jérôme Sessini/Magnum Photos (World Press Photo 2015)


Crime without punishment, Jérôme Sessini/Magnum Photos (World Press Photo 2015)


“Dentro al reportage” con Jérôme Sessini – Cronache dal World Press Photo 2024 è un articolo di Alexandra Bastari che racconta gli eventi del World Press Photo 2024 di Bologna. Un ringraziamento particolare a Lorenzo Bezzi, a Fulvio Bugani e a Foto Image.

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