In un pianeta in cui le foreste bruciano e i mari si innalzano, un nuovo sentimento avvolge i pensieri della popolazione mondiale. L’eco-ansia si aggira come uno spettro silenzioso, insinuandosi nelle menti delle persone, nelle quali sorge una sola preoccupazione: “Quanto tempo rimane prima che l’equilibrio si spezzi?”
Un nuovo timore: di cosa si tratta?
Quando si parla di eco-ansia si fa riferimento a uno stato di apprensione legato al destino del pianeta Terra, colpito da un disastroso cambiamento climatico. Nonostante il disturbo non compaia nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, rappresenta comunque una problematica concreta.
Gli individui che soffrono di eco-ansia sono solitamente turbati da un senso di sopraffazione causato dall’incertezza del proprio futuro. Sembra che questa inquietudine riguardi principalmente i giovani appartenenti alla Generazione Z, che si sentono non solo traditi dalla noncuranza delle generazioni precedenti, ma anche impotenti davanti alle poche soluzioni che vengono adottate.
Il nome della paura
La consapevolezza di essere vicini alla sesta estinzione di massa e la tristezza causata dal declino del nostro ambiente e della sua biodiversità portano a provare un senso di vuoto apparentemente incolmabile.
Nel 2003 il filosofo australiano Glenn Albrecht ha coniato un neologismo per descrivere questo stato d’animo: solastalgia, combinazione della parola latina solacium (che significa “conforto”) e del suffisso -algia derivato dal greco ἄλγος (“dolore”).
Questo termine, diventato quasi un sinonimo di eco-ansia, indica quindi lo stato emotivo che si sviluppa quando il proprio ambiente viene alterato da mutamenti improvvisi che non dipendono dal nostro controllo.
Albrecht definisce la solastalgia come “la nostalgia di casa che si prova quando si è ancora a casa”.
Chi soffre di eco-ansia?
I sintomi dell’eco-ansia sono di varia natura: possono avere durate differenti, essere acuti o cronici, manifestarsi sotto forma di ansia o di dolore. Ciò che però non cambia è la categoria di persone che più spesso è affetta da questo disturbo.
Un’indagine condotta nel 2021 da The Lancet Planetary Health ha rivelato che a soffrire di solastalgia sono principalmente i giovani. La ricerca, eseguita tramite un sondaggio, ha coinvolto 10.000 ragazzi da tutto il mondo, di età compresa tra i 16 e i 25 anni. Il risultato ha evidenziato come il 59% fosse estremamente preoccupato per il proprio futuro a causa del cambiamento climatico, e che tutti gli altri avessero un moderato livello di timore riguardo le sorti del pianeta.
Tutti gli intervistati hanno dichiarato di essersi sentiti abbandonati dai governi, i cui tentativi di contenere il riscaldamento globale sono stati giudicati inadeguati.
Ma The Lancet non è l’unico ente ad aver condotto una ricerca su questo disturbo. Tramite la campagna Chiedimi come sto, anche Greenpeace Italia (con l’aiuto di ReCommon, Unione degli universitari e Rete degli studenti) ha portato avanti un’indagine sull’argomento, creando un questionario destinato alle scuole.
Il mostro sotto al letto
La solastalgia sta diventando una problematica sempre più comune e diffusa. Uno studio condotto da Scuolattiva Onlus e sostenuto dalla fondazione San Pellegrino ha coinvolto circa 1000 bambini tra i 5 e gli 11 anni nel progetto A scuola di acqua: sete di futuro per parlare di eco-ansia.
Dall’indagine è emerso che il 95% di loro ha dichiarato di essere preoccupato per il futuro del Pianeta, e il 40% afferma di aver avuto incubi su questa tematica. Fortunatamente però, dallo studio è emerso anche che il 78% dei più piccoli si sente strettamente connesso all’ambiente ed è pronto ad agire per salvaguardarlo.
L’eco-ansia si rivela dunque un grido silenzioso delle nuove generazioni, preoccupate per il loro pianeta. Ciò che sta accadendo non può e non deve essere ignorato, soprattutto adesso che la consapevolezza collettiva sta iniziando a crescere e a lasciare un segno.
Dietro agli incubi dei bambini si nasconde una grandiosa forza di volontà, fondamentale per creare un futuro che valga la pena vivere.
Carlotta Bertinelli
(In copertina, foto da Unsplash)
L’eco-ansia: il cambiamento climatico incontra il cervello umano è un articolo di Carlotta Bertinelli. Clicca qui per leggere altri articoli dell’autrice!