Cinema

Le controversie intorno a “Megalopolis” di Coppola – Un’ambizione destinata a crollare su sé stessa

Megalopolis Coppola

È appena arrivato nelle sale l’ultimo film di Francis Ford Coppola, concepito più di quarant’anni fa, costato al regista 120 milioni di dollari e accolto prima ancora della sua uscita da fiumi di polemiche e critiche. Scopriamo cosa vuole raccontare Coppola con la sua ultima ‘favola’ e i motivi di tutto questo astio.


Un cantiere durato quarant’anni

Megalopolis è un progetto che arriva da lontano, più precisamente dal 1978, quando il regista premio Oscar Francis Ford Coppola stava ultimando le riprese di Apocalypse Now.

Nonostante il successo riconosciutogli dai film precedenti, in particolare dalla trilogia del Padrino (che gli valse quattro statuette d’oro), Coppola dovette abbandonare la sua creatura ancora in fase embrionale per via di diversi ritardi e cancellazioni. Solo nel 2019 riuscì a dare il via alla produzione.  

Questo, però, ad un costo esorbitante: 120 milioni di dollari, coperti in parte con fondi propri e in parte attraverso la sua azienda vinicola californiana. Un progetto paragonabile, per gestazione, alla tetralogia di film Horizon: an American saga, sviluppata da Kevin Costner a partire dal 1988, e di cui il primo capitolo è uscito nelle sale a luglio 2024, accolto da opinioni contrastanti a Cannes e da un freddo entusiasmo da parte del pubblico.  

Un destino amaro in cui è incappato anche Megalopolis, viste le prime recensioni che hanno polarizzato la stampa. Il sogno durato decenni si è infranto contro il muro della critica. 

I due pilastri del film: H.G. Wells e Cicerone 

In Megalopolis, Coppola ha voluto omaggiare il cinema di fantascienza dei primi decenni del ‘900, tra cui spiccano Metropolis di Fritz Lang (1927) e La vita futura (1936) di William Cameron Menzies. Anche la trama di quest’ultimo, ispirato al romanzo di H. G. Wells The Shape of Things to Come (1933), prende avvio dalla ricostruzione di una città dopo un’anacronistica Seconda guerra mondiale. Coppola ha più volte sottolineato quanto questa pellicola abbia influenzato la sua crescita artistica e personale

Quel classico del 1930 di Korda [il produttore, ndr] parla della costruzione del mondo di domani e mi ha sempre colpito, prima ha colpito il “ragazzo che amava la scienza” che ero da giovane e poi come cineasta.

Francis Ford Coppola.

Esplicito anche il richiamo all’antica Roma, in particolare all’ultimo periodo dell’età repubblicana che anticipò lo scoppiò delle Guerre civili e l’ascesa al potere di Augusto. Il riferimento è prima di tutto nei nomi: Cesar Catilina(Adam Driver), Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito) e Hamilton Crassus (Jon Voight).  

L’America, per Coppola, è la nuova Roma: se cade Roma, cade il mondo; se cade l’America, anche. 

Oggi l’America è Roma e sta per vivere la stessa esperienza, per le stesse ragioni per cui Roma ha perso la sua Repubblica e si è ritrovata con un imperatore.

Francis Ford Coppola.

C’è dunque un sottile fil rouge che collega questi due mondi così lontani nel tempo: il regista riflette su come gli Stati Uniti, nati dal modello della Res publica romana, si trovino ora allo stesso modo in balia di un princeps che da un giorno all’altro potrebbe assumere il potere.  

Ma il film propone la versione opposta della storia: qui, Catilina (che però curiosamente ha anche il nome del futuro dittatore Cesare) è il rivoluzionario buono, che tenta di cambiare, e forse anche salvare, la città, scontrandosi con l’ottuso conservatorismo di Cicero.  

È davvero giusto considerare Catilina come un personaggio storico negativo o, forse, la nostra visione è distorta a causa della narrazione filtrata e sofisticata dei posteri?  

Cedono le fondamenta: le accuse di molestie sessuali, i trailer fasulli e gli altri disastri

Non bastavano i quarant’anni di lavorazione costellati di ritardi e cancellazioni a complicare l’uscita di questo film. Negli ultimi mesi sono venuti alla luce diversi scandali e casi mediatici che hanno contribuito a peggiorarne la nomea.  

Coppola si è spesso reso protagonista di comportamenti controversi sul set, contribuendo a rallentare i lavori: avrebbe cambiato spesso il copione e le sequenze da girare, allontanato membri della troupe e licenziato l’intero comparto degli effetti speciali.  

Il regista è stato anche accusato di molestie sessuali verso alcune comparse, che ha baciato e toccato in modo inappropriato senza il loro consenso. Una delle vittime, però, ha difeso Coppola, spiegando che il gesto serviva agli attori per capire come girare le scene e che sia stata lei stessa a chiederglielo.  

La vicenda è quindi rapidamente passata in sordina, lasciando che la coscienza e la fedina penale del regista si pulissero da sole.  

Ma Megalopolis è uscito comunque in un clima quasi disperato, in cui si è cercato di fare di tutto per non affossare ancora di più un esordio che spaventava, arrivando addirittura a pubblicare trailer falsi.  

Il 21 agosto scorso è stato diffuso uno spot pubblicitario in cui compaiono diverse recensioni negative di grandi capolavori di Coppola, tra cui Il Padrino (1972), Apocalypse Now (1979) Dracula di Bram Stoker (1992)ad opera di importanti critici del passato. Peccato che fossero tutte false.  

La Lionsgate, casa produttrice che ha preso in carico il film, ha subito cancellato il trailer, ma le polemiche non si sono esaurite. Si è persino ipotizzato che le recensioni fossero state generate tramite l’intelligenza artificiale: un ulteriore passo falso che non ha di certo favorito il debutto già incerto del film.   

Uno sguardo panoramico alla trama 

Megalopolis è prima di tutto la storia di un uomo, Cesar Catilina, e del suo desiderio di rivoluzionare la città in cui vive, New Rome, una versione futuristica della Città Eterna.  

Anzi, più che un desiderio, è un’ossessione nata per dissimulare sensi di colpa e dipendenze – alcol in particolare – che lo stanno lentamente distruggendo.  

La sua aspirazione, sostenuta dalla scoperta del Megalon, un materiale per il quale ha vinto il premio Nobel e che gli consentirebbe proprio di portare a termine la ristrutturazione urbana, si scontra però con la ferma posizione del sindaco conservatore Franklyn Cicero, che preferirebbe invece puntare su infrastrutture che garantiscano entrate fiscali certe.  

Sarà Julia, figlia di Cicero e amante di Catilina, a fare da mediatrice fra i due, mentre sullo sfondo la città ormai in rovina è divisa tra una ristretta élite di ricchissimi patrizi, che detengono il potere e passano il loro tempo sfogando i propri istinti ludici e sessuali nei modi più disparati, e il popolo, ridotto allo stremo dalle assurde idee di Catilina e pronto a seguire chiunque sarà abbastanza abile da convincerli al grido di “pane e riforme”.   

Un progetto eccessivo, troppo

Megalopolis è un film gigantesco, esagerato, un insieme di sequenze opulente a livelli inimmaginabili, chic fin quasi a diventare trash, stucchevoli e coloratissime.

È il desiderio senile e malsano di un regista che ha fatto la storia e che si vuole concedere lo sfizio di concludere un progetto iniziato quattro decenni fa, cercando di mettere sullo schermo quanto più materiale possibile.  

Ma è proprio questo il problema: il tutto è eccessivo e sfrenato, e appare evidente come nessuno abbia avuto il coraggio di dire a Coppola che le sue idee andavano nettamente ridimensionate.  

L’idea portante della trama – una città futuristica in piena trasformazione, alimentata dalle ambizioni e dai sentimenti dei personaggi che la vivono – è molto affascinante, e di certo non si può criticare il lato visivo e registico del film. Ma la messinscena è talmente confusionaria, con alcuni dialoghi al limite dell’imbarazzante, che alla fine ci si chiede se parte della sceneggiatura non sia rimasta nella mente del regista. 

L’intero mondo di Megalopolis finisce così per crollare, come un edificio mal costruito, sotto il peso delle aspirazioni e dei sogni del suo regista per via di fondamenta troppo fragili.  

Eppure, è un film da vedere: infatti, si tratta di un’immensa lettera d’amore per il cinema soffocata da ambizioni troppo grandi persino per un maestro; la dimostrazione che una pellicola può stupire il pubblico non solo per la sua trama, ma soprattutto per l’amore e la passione che l’hanno ispirata.  

Resta, tuttavia, il canto del cigno di un uomo che ci ha regalato favole ben più memorabili di questa, ma che merita comunque il dovuto rispetto che si addice a un gigante.   

Alessandro Palmanti 

(In copertina e nell’articolo, immagini tratte da Megalopolis di Francis Ford Coppola)

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