![Enrico Galiano copertina](https://www.giovanireporter.org/wp-content/uploads/2024/10/Enrico-Galiano-copertina-1134x694.jpg)
Quante volte abbiamo sentito parlare degli eroi del mito greco, dei loro dèi capricciosi e delle loro creature sovrannaturali e mostruose? Il 18 ottobre 2024 Enrico Galiano ha portato in scena al LabOratorio San Filippo Neri (Bologna) lo spettacolo-lezione “Sei un mito!”, un insieme di storie che, anche se antiche, continuano a risuonare nel nostro presente. Dietro il mito, infatti, si nasconde ognuno di noi, in modi certe volte sorprendenti.
Davide Lamandini: Qual è il significato dello spettacolo Sei un mito!? Da dove è nata l’idea di unire la dimensione performativa del teatro e la dimensione narrativa del mito?
Enrico Galiano: Il motivo principale è che io sono drogato di miti greci: li racconto sempre; per esempio, mia figlia di quattro anni ormai li conosce già tutti, dal Minotauro a Medusa.
Poi, il secondo motivo è che volevo portare in teatro quello che faccio ogni giorno a scuola. Penso che dentro molti insegnanti si nasconda un attore mancato: la dimensione del teatro, secondo me, è solo un allargamento della dimensione della classe.
D.L.: Il titolo dello spettacolo fino a poco tempo fa era Dàimon, con riferimento al demone socratico (δαιμόνιον, daimònion) che, secondo la leggenda, avrebbe posseduto Socrate e lo avrebbe portato a introdurre nuove divinità nella polis di Atene – è una delle ragioni per cui nel 399 a.C. è stato condannato a morte. Quale Dàimon porta in scena stasera?
E.G.: Lo spettacolo si intitolava Dàimon perché penso che il concetto di Dàimon socratico sia quello che può riassumere al meglio il senso dello spettacolo.
Credo che ognuno di noi abbia dentro di sé questo Dàimon; spesso, purtroppo, i ragazzi sono convinti di non possedere un loro dono, un qualcosa che arriva dall’alto e che in un qualche modo li abita.
Ma non è tutto positivo: quando il Dàimon viene trascurato, si trasforma nel demone, e quello non ti fa vivere bene.
![Sei un mito Enrico Galiano.](https://www.giovanireporter.org/wp-content/uploads/2024/10/Galiano-Sei-un-mito-576x1024.jpg)
D.L.: Nel mondo antico i miti hanno praticamente sempre avuto un ruolo educativo, paideutico. Possono averlo ancora oggi? Se sì, da che punto di vista?
E.G.: I miti ci insegnano da sempre a raccontare la nostra finitezza, ed è una cosa di cui abbiamo tanto bisogno. Per i Greci noi non siamo uomini, siamo “mortali” [sta facendo riferimento al termine greco βροτός, brotòs, “mortale”, con cui viene genericamente definito l’essere umano all’interno dei poemi omerici, Iliade e Odissea, ndr.]. Il mito tiene molto fermo questo punto: il senso del tragico, il senso della nostra finitezza, che invece dall’Illuminismo in poi abbiamo dimenticato.
Oggi abbiamo questo delirio di onnipotenza, siamo tutti pervasi da questa ὕβϱις [ùbris, “arroganza”, ndr.] che ci vuole far superare tutti i limiti; al contrario, il mito ti inchioda al tuo limite.
Credo che l’insegnamento più grande sia proprio questo: sapere che là in fondo, da qualche parte, c’è un limite, una misura oltre la quale non puoi andare. Può sembrare una brutta notizia, ma non è così: se lo leggiamo con gli occhi del presente, quando trovi la tua misura, trovi ciò che ti fa stare bene.
È un percorso lungo e difficile, ma è anche la più grande scoperta che possiamo fare.
D.L.: C’è un mito che per lei ha un significato particolare? Un mito che ci possa raccontare qualcosa di chi siamo e di cosa facciamo oggi?
E.G.: Uno dei miei miti preferiti è quello di Icaro [qui un riassunto del mito, ndr.]. Tuttavia, in questo momento ce ne è un altro ancora più importante: è il mito del dio Phobos [personificazione della paura, è figlio di Ares e Afrodite, rispettivamente dio della guerra e dea dell’amore, ndr.].
Molti ragazzi oggi sono letteralmente afflitti dal tormento dell’ansia, vivono nella paura e Phobos ci ricorda che la paura in realtà può anche essere buona. Come tutte le emozioni, esiste anche una paura positiva, ed è il sintomo che ti stai mettendo in gioco in qualcosa di importante.
Nessuno dovrebbe rinunciare ai propri sogni a causa della paura. Stamattina mi ha colpito una ragazza che mi ha detto di voler vivere serena e senza ansie; ecco, se vivi serena e senza ansie non sarai mai davvero felice, perché il prezzo della felicità molto spesso è lasciare il fuoco della paura.
D.L.: Ultimamente si sta sempre più parlando – in ambito accademico come in ambito divulgativo – dell’attualità dell’antico e di quella che in università chiamiamo “permanenza del classico”; dal suo personale punto di vista, che cosa ci possono dire oggi i miti del mondo greco? Perché li porta in scena stasera?
E.G.: Secondo me c’è un qualcosa di magico nei miti: penso che anche fra mille anni saranno sempre attuali; nella struttura delle loro storie si può individuare il DNA di tutte le nostre narrazioni.
Cambiano le tecnologie, cambiano le società, cambiamo noi, ma dentro quelle storie c’è sempre, da qualche parte, uno spiraglio in cui riusciamo a rispecchiarci.
Stasera cercherò di raccontare proprio questo, l’attualità del mito: ci sono tante chiavi per capire cosa tu voglia fare della tua vita, cosa voglia diventare, cosa voglia essere, qual sia il tuo posto nel mondo.
Lo spettacolo si intitola Sei un mito!: da una parte perché il mito parlerà sempre di te, del tuo io più profondo e segreto; dall’altra perché ti permetterà di scoprire e capire chi sei.
Intervista a cura di Davide Lamandini
L’intervista a Enrico Galiano è stata realizzata in collaborazione con l’Oratorio San Filippo Neri e Mismaonda.