
Da ottobre 2024 è nelle sale “Iddu – L’ultimo padrino”. La storia della vita di un personaggio legato alla criminalità organizzata di cui si è tanto sentito parlare nell’ultimo anno: Matteo Messina Denaro. Il film vede protagonisti Elio Germano nei panni del boss mafioso e Toni Servillo in quelli dell’ex politico Catello Palumbo, personaggio di fantasia.
Si tratta della nuova creazione di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, registi e sceneggiatori siciliani cresciuti alla Scuola Holden di Torino.
La pellicola trae libera ispirazione da una fase durata pochi anni della vita del celebre Matteo Messina Denaro, catturato lo scorso 16 gennaio 2023 dopo trent’anni di latitanza e deceduto lo scorso settembre.

Una Sicilia bucolica e una storia tutt’altro che idilliaca
Il lungometraggio è ambientato in Sicilia e principalmente nella provincia di Trapani, con scorci affascinanti e quasi bucolici delle città di Salemi, Sciacca e del parco archeologico di Selinunte.
Partendo da un carteggio reale rinvenuto nel 2004 tra il super latitante e l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, Iddu descrive con estremo realismo le relazioni sia interpersonali che pubbliche di Matteo Messina Denaro e il contesto circostante.
La vicenda viene raccontata dal punto di vista del signor Catello Palumbo, ex assessore e consigliere comunale.
Condannato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, è da tutti soprannominato “il preside” per il suo decennale incarico lavorativo e, di conseguenza, per il suo grado elevato di istruzione.

Appena uscito dal carcere, i Servizi Segreti Italiani contattano Catello e gli chiedono di collaborare per catturare il famoso latitante, suo conoscente e suo figlioccio: Matteo Messina Denaro. Senza soldi, senza lavoro, con l’affetto della moglie ormai scemato, l’uomo accetta questa sfida per acquisire di nuovo fiducia in sé, per rinascere, per rivivere.
Inizia così, allora, il rapporto epistolare tra Catello e Matteo, un Elio Germano che ne assorbe le sembianze e l’accento.
Lettere a Svetonio
Una volta in contatto, Catello e il boss, che usa il falso nome di Alessio, iniziano a scriversi lettere, condividendo ricordi nostalgici ma soprattutto esibendosi in discorsi eruditi.
La corrispondenza tra i due, infatti, si connota fin da subito per un linguaggio molto ricercato, con continui riferimenti ad autori classici come Orazio e Virgilio, o con citazioni tratte dall’Ecclesiaste, testo contenuto della Bibbia ebraica e cristiana.
Per sottolineare ancora di più tutta questa cultura classica sfoggiata, a Catello il boss chiede di firmare con il nome di Svetonio, il famoso storico e biografo vissuto nell’epoca romana imperiale.

Volendo essere precisi, il mezzo di comunicazione adottato dai due sono i cosiddetti pizzini, termine derivante dal siciliano pizzinu che significa “pezzettino” di carta o bigliettino. Un classico metodo a lungo impiegato dai mafiosi per evitare le intercettazioni, in quanto questi foglietti potevano facilmente passare di mano in mano.
Non solo per le parole scelte nelle lettere, sempre molto elaborate e precise, ma anche per la rigida routine rispettata quotidianamente nella sua latitanza, in mezzo a poche e sempre ricattabili persone fidate che circondano (e difendono) il boss, il personaggio interpretato da Elio Germano si mostra sempre orgoglioso, mai pentito e sempre comunque temibile.
Non ammettendo mai colpe né rimorsi, l’atteggiamento che viene adottato dal boss risulta essere vittimistico e manipolatorio, ossia capace di adattare la propria retorica all’interlocutore che ha davanti, sia esso Catello oppure politici, ministri, commercianti o concittadini.
L’utilità di vedere Iddu oggi
Presentato quest’anno alla 81ª Mostra del cinema di Venezia, Iddu ben rappresenta la ragnatela tessuta dalla criminalità organizzata, così abile a contaminare tutto il mondo circostante, dalla politica agli affari, dai rapporti interpersonali a quelli familiari e anche quelli di lavoro.

Un film, insomma, che mostra quanto spesso la mafia vada a braccetto con la politica, con gli investimenti economici, tra lo sfruttamento di persone, territori e tante altre importanti risorse.
Elio Germano è stato ospite la scorsa domenica da Fabio Fazio al programma Rai Che Tempo Che Fa assieme a Toni Servillo. L’attore ha affermato che ciò che mette in scena Iddu – L’ultimo padrino è attuale perché permette di vedere in azione, senza tanti filtri e sul grande schermo, “il declino di questo mondo che si nutre di queste figure”.

Nello scambio reciproco di favori e di protezione ma anche nell’omertà, ampiamente diffusa in tutta la penisola, abitano tante persone, più o meno note, più o meno complici.
Ciò che dovrebbe spingere ad andare a vedere questo film appena uscito e già accolto benevolmente è, allora, la sua funzione di insegnamento, che va oltre il semplice insegnamento morale.
Cerca, infatti, di consegnare allo spettatore degli strumenti per riconoscere la manipolazione e rifuggirne: bisogna riconoscere e non sottovalutare un certo modo di ragionare, parlare (e scrivere) e muoversi.
Veronica Pippa
(In copertina e nell’articolo immagini tratte da Iddu – L’ultimo padrino di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza)
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