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Pattini, una dea femminista – Intervista a Nadeesha Uyangoda

Nadeesha Uyangoda copertina

Nadeesha Uyangoda, autrice di L’unica persona nera nella stanza (66thand2nd, 2021) e di Corpi che contano (66thand2nd, 2024), in uscita. Ma, nel frattempo, lo scorso 4 ottobre la scrittrice si è esibita in un ritratto della dea Pattini durante il Festival Eccentriche presso il LabOratorio San Filippo Neri (Bologna). A margine dell’evento, Chiara Celeste Nardoianni ha avuto l’occasione di intervistarla.


Nadeesha Uyangoda, in breve

Uyangoda, classe ’93, è un’autrice freelance italo-singalese: scrive per numerose testate nazionali e internazionali come The Telegraph, Vice Italy, L’essenziale, La Repubblica, occupandosi principalmente di identità, razza e migrazioni; collabora con Internazionale per cui cura la rubrica Il libro; inoltre, ha creato il podcast Sulla Razza, con Nathasha Fernando e a Maria Mancuso.

Uyangoda ha anche vinto numerosi premi: il Premio Sila nella sezione “Economia e Società”, il Premio Rapallo Speciale “Anna Maria Ortese”, il Premio Anima 2021 per la letteratura e il Premio Giuditta per la saggistica.

Dopo L’unica persona nera nella stanza, uscito nel 2021, il prossimo 1° novembre uscirà Corpi che contano, in cui l’autrice indaga il rapporto tra corpo e pratica sportiva in prospettiva storica.

Maria Gancitano e Nadeesha Uyangoda in dialogo sul tema del razzismo

Un faro sul fenomeno del razzismo in Italia

L’argomento centrale del libro e del podcast di Uyangoda è il razzismo che, ancora oggi, inquina le nostre menti.

L’autrice racconta come sia stato e sia tuttora difficile essere una donna nera in Italia, e come questo abbia avuto delle implicazioni anche in ambito lavorativo; più volte le è successo di essere “l’unica persona nera nella stanza” a discutere di politica e multiculturalismo.

Nel libro Uyangoda dà spazio a un racconto personale che diviene anche collettivo e politico; in più, affronta la mancanza di rappresentazione mediatica delle persone nere: come spesso accade, se ne parla, ma senza di loro.

Spesso Uyangoda racconta di essersi sentita diversa solo per il colore della propria pelle, nonostante provasse a somigliare in tutto e per tutto ai compagni italiani, anche tradendo la propria identità.

Finii la terza elementare, l’anno successivo, che parlavo l’italiano come se non avessi mai parlato altro. Il punto di non ritorno fu quando mia madre smise di essere amma e iniziai a chiamarla mamma. Da quel momento in poi fu una corsa a essere “come tutti gli altri bambini”: penso che mia madre spendesse gran parte del suo stipendio perché potessi credere nell’esistenza di Babbo Natale, avere sempre libri nuovi da leggere e perché i miei vestiti fossero uguali a quelli di tutti gli altri compagni […]. Il prodotto finito di quegli sforzi era una ragazza di cui mai avresti detto che c’era stato un tempo in cui si arrampicava scalza sui tetti.

Nadeesha Uyangoda, L’unica persona nera nella stanza, p. 11.

Il ritratto della dea Pattini al LabOratorio di San Filippo Neri

Lo scorso 4 novembre Uyangoda, durante la seconda serata della rassegna Eccentriche, si è cimentata in un ritratto della Dea singalese Pattini.

Eccentriche è un festival curato da Sara De Simone e da quattro anni a questa parte pone l’attenzione sulla vita di donne che nei secoli si sono distinte per aver tradito le aspettative con il proprio anticonformismo, come la dea Pattini, nell’interpretazione personale di Uyangoda. Per citare il monologo della scrittrice sulla divinità:

Mi hanno raccontata vergine, ci raccontano sempre così.


Chiara Celeste Nardoianni: Perché eccentriche e perché la dea Pattini può essere definita una figura eccentrica?

Nadeesha Uyangoda: È una figura eccentrica in base alla latitudine. Siamo abituati a una concezione della religiosità e della divinità molto monoteistica, e spesso oggi si pensa che una certa concezione del soprannaturale sia superata.

Invece, in alcune latitudini come il Paese dove sono nata, lo Sri Lanka, la magia e il soprannaturale continuano a resistere in forme diverse a modi di pensare più concreti e a un mondo che ha il proprio fulcro nell’economia.

In questo senso Pattini mi sembra una figura eccentrica.

C.C.N.: Perché questa divinità è così importante in Sri Lanka?

N.U.: È difficile dire perché sia così importante. Lo Sri Lanka è un Paese a maggioranza buddista, ma è un buddismo molto particolare e stravagante perché non segue unicamente quella filosofia, ma comprende anche il pantheon delle divinità induiste, o comunque della maggior parte delle divinità induiste, e tra queste c’è Pattini.

Pattini è un culto che esiste sull’isola da quasi due millenni, quindi da tempi antichissimi, e forse per il suo carattere benevolo (in realtà non è neanche un carattere del tutto benevolo, ma più ambiguo) è la protettrice della fertilità, della maternità, ed è vista come una divinità molto importante. Infatti negli anni, nei secoli, è finita per essere la guardiana dell’isola.

C.C.N.: Qual è l’importanza che lei personalmente dà a questa divinità e perché secondo lei può essere letta in chiave femminista?

N.U.: Recentemente sono stata in Sri Lanka dopo undici anni. Mia nonna è una delle seguaci di Pattini, sembrava quasi una setta, e ha fatto, mentre ero lì in visita, un culto, una cerimonia per questa divinità; quindi, in questo senso per me è importante.

Inoltre, è la dea della fertilità e della maternità, ma ho la sensazione che in alcuni contesti, per esempio di infertilità o di maternità diverse, non comuni, sia una dea che costruisce nuove strade, che batte nuovi corsi.

C.C.N.: Quindi, in questo senso la legge in un’ottica femminista?

N.U.: Esatto, anche perché Pattini è una dea benevola, come dicevo prima, ma ha una serie di serve, di divinità minori che la circondano, che sono malevole e in qualche modo bilanciano la sua benevolenza.

Quindi, da una parte c’è una dea pura, casta, vergine; dall’altra, ci sono delle divinità minori vendicative, distruttive, molto legate alla sessualità. È una divinità che si bilancia e si controbilancia in maniera curiosa.

Intervista a cura di Chiara Celeste Nardoianni con la collaborazione di Davide Lamandini

(In copertina Nadeesha Uyangoda)


L’intervista a Nadeesha Uyangoda stata organizzata in collaborazione con l’Oratorio San Filippo Neri e Mismaonda.

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