![manifestazione 5 ottobre](https://www.giovanireporter.org/wp-content/uploads/2024/10/CopertinaBlu.jpg)
Il 5 ottobre 2024, a Roma, si è tenuta la manifestazione pro Palestina, organizzata da associazioni e gruppi che sostengono la causa palestinese e si dichiarano apertamente solidali con la popolazione martoriata di Gaza. Questa protesta era nata con l’intenzione di condannare i crimini di guerra di cui Israele è accusato, e allo stesso tempo manifestare il dissenso nei confronti del Governo italiano, che sostiene apertamente Israele.
À rebours lungo un anno di guerra
Per capire ciò che è successo sabato 5 ottobre nelle strade di Roma, abbiamo bisogno di fare un passo indietro. Il 7 ottobre dello scorso anno, la storia del Medio Oriente viene scossa da un avvenimento senza precedenti: Hamas, un’organizzazione politica terrorista fondata nel 1987 (durante la Prima intifada) contro l’occupazione israeliana dei territori palestinesi, e votata in modo democratico alle elezioni palestinesi del 2006, ha scatenato un attacco contro Israele, assaltando i kibbutz vicino alla Striscia. Il bilancio parla di circa 1400 vittime e 250 rapiti, di cui 229 civili e 25 militari.
In risposta a tutto questo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato lo stato di guerra avviando un’operazione militare contro la Striscia di Gaza: al momento, il numero di morti supera le 41.000 vittime. Per questo motivo, il 29 dicembre 2023 il Governo sudafricano ha presentato alla Corte Internazionale di Giustizia una denuncia contro Israele per “genocidio” a Gaza.
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, in seguito ad una risoluzione votata il 5 aprile 2024, ha chiesto che Israele sia ritenuto responsabile dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità commessi sulla Striscia. Dopo poco più di un mese, e precisamente il 20 maggio 2024, il Procuratore capo della Corte Penale Internazionale ha chiesto alla camera preliminare del tribunale di emettere mandati di arresto contro il premier israeliano Netanyahu e il suo ministro della difesa Yoav Gallant per “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” nella Striscia di Gaza: il procuratore emetterà mandati di arresto con identici capi di accusa anche nei confronti del leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Deif, Ismail Haniyeh e Diab Ibrahim Al Mastri.
La linea ufficiale: “illegale” per motivi di ordine pubblico
E così, dopo un anno esatto di combattimenti sanguinosi, stragi a cielo aperto e devastazioni immani, arriviamo a sabato 5 ottobre, quando, nelle strade di Roma, alcuni manifestanti decidono di organizzare una manifestazione pro Palestina. La versione ufficiale dei fatti sostiene che la manifestazione sia stata vietata per paura di ripercussioni, visto la vicinanza con l’anniversario di quella che Hamas definisce “rivoluzione palestinese”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi l’ha dichiarata “illegale” e, dal momento che gli organizzatori hanno comunque deciso di scendere in piazza, ha assicurato che la gestione dell’evento sarebbe stata equilibrata da parte delle forze di Polizia, elogiando altresì “il senso di responsabilità di chi […] avrebbe spostato alla prossima settimana [cioè sabato 12 ottobre] ogni manifestazione”.
Si può sostenere, come il nostro ministro dell’Interno sembra fare disinvoltamente, che questa manifestazione fosse a tutti gli effetti illegale? L’articolo 17 della Costituzione dichiara che “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Per quelle pubbliche deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”. Il dettato costituzionale va letto assieme all’articolo 21, per il quale “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
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Ora, gli organizzatori hanno comunicato già da fine settembre la loro intenzione di manifestare, e in questo senso il preavviso è stato dato. Semmai, si potranno contestare i famosi “comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”, visto che i giornali hanno tanto insistito sul cosiddetto “allarme infiltrati” all’interno della manifestazione, con tanto di controlli ai caselli autostradali e l’innalzamento della sicurezza al livello di massima allerta. È forse il caso di dire ‘tanto rumore per nulla’, visto che tutte le misure preventive predisposte non hanno intercettato alcun pericolo per la sicurezza pubblica, e che per non esacerbare gli animi sarebbe bastato concedere una piazza per la libera manifestazione del dissenso?
Tra le argomentazioni messe in campo dal Ministro, una si rivela di particolare interesse. Piantedosi ha voluto vietare la manifestazione perché c’erano preavvisi che la data del 7 ottobre sarebbe stata salutata come “l’esaltazione di un eccidio”. Una motivazione del genere, però, trascende tutte le ragioni di ordine pubblico previste dalla Costituzione, e sembra configurare piuttosto un movente politico alla base del divieto.
Sabato 5 ottobre Roma non è stata l’unica città a scendere in piazza per la Palestina: ci sono state manifestazioni a Londra (40 mila persone), Parigi, Città del Capo e Tokyo. Il che fa sorgere il sospetto che il ‘no’ di Piantedosi avesse poco a che fare con l’ordine pubblico, e molto con le ragioni ideologiche sottese a questo gesto.
La linea alternativa: è un “diktat politico”
Khaled El Qaisi, ricercatore e attivista arrestato nel 2023 dalle autorità israeliane mentre attraversava con la famiglia il valico di frontiera tra la Cisgiordania e la Giordania, ha dichiarato che l’azione di vietare questa manifestazione è un “diktat politico”, poiché non riguarda reali esigenze di ordine pubblico, ma è stata presa per la volontà politica di reprimere la solidarietà verso il popolo palestinese.
È possibile, infatti, che il divieto sia stato motivato più da una pressione politica che voleva evitare una discussione della linea ufficiale di sostegno a Israele piuttosto che da un rischio effettivo di violenza e disordini.
La stessa Amnesty International ha sottolineato che “il diritto alla protesta è protetto da diverse disposizioni sui diritti umani e dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione”; esiste infatti una specie di presunzione di innocenza a favore delle assemblee pacifiche che impone agli Stati di giustificare eventuali restrizioni. E le giustificazioni addotte dalla Questura e ribadite in altra sede da Piantedosi appaiono, alla prova dei fatti, quanto mai inconsistenti.
Cosa significa essere ‘Pro Palestina’
Esattamente come le dichiarazioni dei giorni scorsi lasciavano presagire, si è arrivati allo scontro in piazza. I resoconti parlano di 3 manifestanti e 34 agenti feriti, un arresto, tre denunce e oltre 200 persone allontanate prima della manifestazione di cui 51 con foglio di via. D’altra parte, cosa ci si può aspettare che succeda quando la tensione da entrambe le parti è alle stelle?
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Non basta, però, l’arido resoconto di una manifestazione che si è trasformata nell’ennesima, triste giornata di violenza a rendere giustizia di cosa è successo per le vie di Roma il 5 ottobre. La manifestazione di sabato scorso, così come quella del prossimo 12 ottobre, quelle precedenti e tutte le successive che verranno fatte sono importanti, perché vanno a sostenere il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Partecipare vuol dire condannare l’occupazione israeliana dei territori palestinesi e contestare la posizione del Governo italiano, che ha espresso più volte il proprio aperto sostegno verso il governo israeliano, ribadendo il “diritto all’autodifesa” di Israele.
Strumentalizzare una manifestazione rappresentandola come ciò che non è risulta estremamente facile. Essere ‘pro Palestina’ non vuol dire essere antisemiti: vuol dire condannare un sopruso commesso da chi governa. Essere ‘pro Palestina’ non vuol dire essere pro Hamas: vuol dire non accettare il genocidio e non considerare la presenza di Hamas una motivazione sufficiente per sterminare un’intera popolazione.
Questa manifestazione rappresentava una risposta di dissenso a chi sostiene che si tratti di una guerra tra l’unica democrazia in Medio Oriente e il terrorismo; a chi non crede che ci sia bisogno di condannare Israele perché bombarda scuole e ospedali, ma che si debba giustificarlo perché, dopotutto, Hamas si nasconde in mezzo alla popolazione civile.
Blu Dòmini
(In copertina, immagine da Unsplash)
A Roma fa’ come vuoi, ma senza offendere i santi – Piantedosi e le manifestazioni del 5 ottobre è un articolo di Blu Dòmini che parla di Israele e Palestina. Per approfondire l’argomento, leggi gli articoli del percorso tematico dedicato.