Dai paparazzi ai social media, l’evoluzione della celebrity culture degli ultimi 30 anni ha seguito una traiettoria che si potrebbe definire ‘parasociale’. I personaggi famosi camminano su un filo sottile tra l’essere idolatrati e il diventare dei fenomeni da baraccone, specialmente quando il livello della loro fama si fa mondiale, e un esempio di celebrità che ultimamente si è fatta spazio tra le star più brillanti del mondo dello spettacolo è proprio Taylor Swift. Da promessa country a icona pop, adesso si trova ad affrontare qualcosa di più importante di BillBoard e stadi sold out: le elezioni americane.
Taylor Swift e la politica fino ad oggi
Martedì 11 settembre 2024, in occasione dell’attesissimo dibattito presidenziale tra Harris e Trump, Taylor Swift ha causato l’ennesima ondata di click postando su Instagram il proprio endorsement a Kamala Harris, con una foto presa dal photoshoot eseguito per Time Magazine in occasione della sua coronazione a Person Of The Year (2023).
Non è la prima volta che Swift si espone politicamente, almeno per quanto riguarda la politica interna statunitense e, in particolare, le presidenziali. Nel 2020 ha infatti rilasciato il suo personale documentario Miss Americana, in cui sostiene di non poter “stare dalla parte sbagliata della storia”, schierandosi apertamente contro Trump e a favore dei diritti delle donne e della comunità LGBTQ+.
Per lo stesso documentario scrive la canzone Only The Young, in cui parla delle terribili sparatorie nelle scuole americane e di come il cambiamento possa – e debba – provenire soltanto dai giovani contro una classe dirigente noncurante, come quella repubblicana trumpista.
La canzone verrà poi utilizzata nel corso della campagna elettorale Biden-Harris, e il giorno del dibattito Taylor Swift posterà perfino una foto ritraente una teglia di biscotti con su scritto “Biden 2020”.
Lo stesso anno la cantante ha risposto a un tweet di Donald Trump scrivendo “we’ll vote you out in november” (“ti voteremo fuori [dalla presidenza] a novembre”).
L’allora Presidente si era infatti esposto sulle crescenti proteste del movimento Black Lives Matter seguite all’uccisione di George Floyd, scrivendo “when the looting starts, the shooting starts” (“quando iniziano i saccheggi, iniziano le sparatorie”), celebre frase utilizzata per la prima volta dal capo della polizia di Miami nel 1967 contro i movimenti civili.
Le più recenti accuse di ipocrisia
Dopo le elezioni del 2020 e la vertiginosa crescita della sua popolarità, però, le occasioni in cui Taylor Swift si è schierata politicamente sono diminuite, causando spesso la delusione di fan che si aspettavano la nascita di un’attivista più che di una super star.
In particolare, Swift è stata accusata di ipocrisia per non aver detto nulla a proposito degli eventi in Ucraina e in Palestina, di femminismo becero e “bianco”, e infine di aver cambiato visione politica dopo essere ufficialmente diventata miliardaria ed essersi fidanzata con Travis Kelce, i cui amici non sono esattamente noti per essere democratici (un esempio è l’esplicitamente trumpista Brittany Mahomes).
Con uno dei tour mondiali più grandiosi della storia, album che vendono milioni di copie e una relazione definita come la royal couple americana, a Taylor Swift la politica sembrerebbe non interessare più.
I suoi post su Instagram sono completamente incentrati sulla propria carriera e sono poche le istanze in cui la pop star si è esposta come usava fare qualche anno fa.
Nel 2024 ha postato soltanto in riferimento alla tragedia avvenuta a Liverpool, dove un diciassettenne ha accoltellato a morte tre bambine ree di star partecipando a una lezione di danza a ritmo delle sue canzoni, e dopo la cancellazione dei suoi concerti a Vienna a causa di un fortunatamente sventato attacco terroristico.
E, infine, per sostenere la candidata Kamala Harris.
Assordante è stato invece il silenzio della cantante ad agosto 2024, quando proprio Donald Trump ha utilizzato un’immagine generata con AI di Taylor Swift, in una caricatura dell’icona della Prima guerra mondiale Zio Sam: vestita con motivi e colori della bandiera statunitense, il manifesto la rappresenta con il motto “Taylor Swift wants you to vote for Donald Trump” (“Taylor Swift vuole che tu voti per Donald Trump”) a caratteri cubitali.
Per una celebrità che ha sempre fatto sentire la sua voce riguardo all’utilizzo della propria immagine senza consenso – basti pensare al video musicale Famous di Kanye West o ai deep fake pornografici circolati sul web pochi mesi prima – il suo silenzio ha sorpreso i fan, portando molti a ipotizzare perfino che fosse il segnale di un indiretto endorsement.
In ogni caso, nel post in cui menziona la cancellazione della tappa nella capitale austriaca, Swift scrive: “Voglio essere molto chiara: non parlerò di qualcosa pubblicamente se penso che farlo possa provocare chi vorrebbe fare del male ai fan che vengono ai miei concerti.
In casi come questo, silenzio significa in realtà moderazione e aspettare di esprimersi al momento giusto”. Questo spiegherebbe la sua recente carenza di dichiarazioni politico-sociali, ma per molti fan non è stato abbastanza.
Celebrità: cantanti, attori e… attivisti
Sembra che improvvisarsi attivisti sia diventato un trend in crescita per le celebrità, specialmente negli Stati Uniti, da cui proviene la maggior parte delle star del firmamento musicale e hollywoodiano. Grazie ai paparazzi e ai social media, i VIP non sono più soltanto dei personaggi da invidiare e ammirare da lontano, ma veri e propri modelli da seguire, come idoli, amici o perfino ragioni di vita.
Il rapporto tra fan e celebrità si fa sempre più ‘parasociale’ e, fra internet e fotografi in ogni dove, l’unica cosa di cui le star non possono godere è proprio la privacy. Non si tratta più soltanto di essere fotografati in vacanza al mare, ma di dover essere sempre impeccabili, soprattutto online, dove tutto resta e niente può essere cancellato.
Parlare di politica estera diventa una moda, qualcosa da fare per restare al top della piramide sociale, e complesse questioni politiche e sociali vengono trattate come abiti e accessori per farsi più belli, o come spille microscopiche da indossare su vestiti da milioni di dollari.
Come dimenticare le spille a favore del cessate il fuoco in Palestina in occasione degli Oscar di quest’anno?
Ma il favore del pubblico sui social non è mai eterno e, se un giorno si santifica la star di turno per aver indossato una spilla o aver donato qualche migliaio di dollari in beneficenza, il giorno dopo la si demonizza per aver bevuto un caffè da Starbucks o aver condiviso un post vagamente offensivo su Tumblr nel 2013.
Così, proprio perché tutto è futile e temporaneo nel secolo dei click, anche l’attivismo si fa velocemente online, con due parole in un post e qualche storia. E se la tua celebrità preferita non parla di qualsiasi problema politico-sociale interessi a internet in quel momento, allora bisogna ‘cancellarla’ e passare alla prossima persona da idealizzare e idolatrare.
Come una sorta di caccia alle streghe, ma più glamour e priva di ogni reale conseguenza al di fuori del regno del web.
Politica e fama: due mondi sempre più interconnessi
D’altra parte, con piattaforme che contano milioni di followers, si può dire che il peso sociale delle celebrità sia proporzionale alla loro influenza, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti.
Taylor Swift soltanto conta 283 milioni di seguaci su Instagram, con una media di 5 milioni di ‘mi piace’ per post, e fino a 11 milioni per i post più importanti, come l’endorsement a Kamala Harris. Numeri straordinari, che portano la sua voce e le sue opinioni a riecheggiare in tutto il mondo. E proprio in nome di questo incredibile potere mediatico, i fan hanno addossato alle celebrità la responsabilità di informare le masse condividendo un post o una storia in un click.
L’America è l’esempio lampante di come la politica sia sempre più interconnessa al mondo della fama.
Sarà che proprio il 45° Presidente degli Stati Uniti ha una stella sulla Walk Of Fame dedicata al suo nome.
O sarà che il sistema bipartitico attuale accentua talmente tanto la differenza tra ‘buoni’ e ‘cattivi’, tra ‘noi’ e ‘loro’, che diventa fondamentale sapere se i propri beniamini si conformino a questa o quella visione del mondo.
Il fanatismo americano è senza paragoni: le ideologie politiche sono talmente polarizzanti che c’è un vero e proprio rifiuto verso chi si fa portavoce di un’opinione diversa dalla propria. Chi vota per il partito repubblicano non ha alcuna intenzione di essere associato a una celebrità che supporta il partito democratico, e viceversa.
Ma se i fan pretendono politica, spesso il mondo dello spettacolo pretende silenzio. Condividere le proprie opinioni non è sempre un’azione priva di conseguenze, come dimostrano celebrità come Bella Hadid e Melissa Barrera.
Licenziate rispettivamente da una campagna pubblicitaria Adidas e dal film Scream 7 dopo aver postato in supporto a Gaza su Instagram, le due vip sono solo l’esempio più recente di personaggi pubblici che hanno rischiato la propria carriera in nome dell’attivismo politico.
Non è niente di nuovo: già vent’anni fa, nel 2003, l’allora famoso gruppo country Dixie Chicks – che ha anche collaborato con Swift nel suo album Lover – ha visto la propria carriera al collasso dopo aver criticato l’invasione dell’Iraq da parte del Presidente Bush Jr.
Vedendo le conseguenze lavorative che un eccesso di politica può causare, il silenzio da parte di celebrità del calibro di Taylor Swift è giustificabile, ma comunque additato come egoista. Quindi cos’è più importante, preservare la propria carriera o dare una voce a chi non ce l’ha?
Krystal Anne Estrella
(In copertina, Taylor Swift e Kamala Harris. Immagine tratta da The Express Tribune)
Taylor Swift e la politica statunitense: solo attivismo performativo? è un articolo di Krystal Anne Estrella. Clicca qui per altri articoli dell’autrice!