Il caso della giornalista RAI Stefania Battistini e dell’operatore Simone Traini ha provocato l’indignazione della comunità politica e giornalistica italiana ed europea. La Russia censura ancora una volta dei giornalisti; ma i motivi che li hanno portati nel mirino del FSB di Putin si collocano in un disegno più grande.
La nuova e inaspettata fase della guerra in Ucraina
Il 6 agosto 2024 si è aperta una nuova fase del conflitto fra Russia e Ucraina, difficile da prevedere fino a poco tempo prima della sua attuazione.
Dopo aver compreso l’impossibilità di contenere l’inesorabile avanzata russa nei territori del Donbass (in particolare nel Donetsk), i comandi militari ucraini hanno adottato una nuova strategia, volta ad alleggerire quel fronte orientale in cui la linea di difesa si stava lentamente logorando.
Così, alle 8:00 del mattino (orario di Mosca) truppe e reparti corazzati delle forze armate ucraine hanno lanciato la più grande incursione in territorio russo dall’inizio del conflitto, cogliendo totalmente di sorpresa le guardie di frontiera che presidiavano il confine.
Dopo giorni convulsi, caratterizzati da incertezza e informazioni poco attendibili, si è finalmente potuto accertare che le forze armate ucraine sono effettivamente riuscite a sfondare la frontiera.
Le autorità di Mosca, che in un primo momento hanno sostenuto di aver ricacciato indietro i militari di Kiev, hanno dovuto prendere atto che le forze ucraine sono riuscite ad assumere il controllo di decine di villaggi a diversi kilometri di profondità nel territorio russo.
Lo scopo di questa iniziativa militare non è ancora del tutto chiaro.
Alla necessità di distogliere risorse belliche russe dal Donbass, dove le forza ucraine sono in grande difficoltà, si aggiungerebbe l’intenzione – illustrata dal Ministro degli interni ucraino – di stabilire una zona cuscinetto fra i due Stati, al fine di cessare (o quantomeno ridurre) il bersagliamento delle regioni ucraine nord-orientali, costantemente sotto il fuoco dei missili balistici russi.
La creazione di una zona cuscinetto nella regione di Kursk è un passo avanti per proteggere le nostre comunità di confine dai bombardamenti ostili quotidiani.
Igor Klymenko, Ministro degli interni ucraino
Negare, minimizzare, distogliere
Dopo aver inizialmente scelto di non commentare l’inaspettata azione militare, il presidente ucraino Zelens’kyj ha poi ufficialmente rivendicato l’operazione il 10 agosto, quattro giorni dopo l’apertura del nuovo fronte, con un videomessaggio alla nazione.
Oggi ho ricevuto diversi rapporti dal comandante in capo Syrskyi riguardanti le linee del fronte e le nostre azioni per spingere la guerra sul territorio dell’aggressore.
Volodymyr Zelens’kyj
A quel punto i risultati raggiunti dalle forze ucraine, unitamente alla sempre più clamorosa inadeguatezza dei reparti russi nel gestire l’emergenza, hanno confermato l’effettiva entità dell’operazione, portando persino i vertici di Mosca a dover ammettere le difficili condizioni del nuovo fronte interno.
Se la narrativa del Cremlino, infatti, puntava a privare l’offensiva ucraina di importanza, si è poi spostata sul minimizzarne la portata.
Quando però anche questa linea d’azione è fallita e la difficoltà di Mosca è diventata evidente, è emersa una nuova strategia: provare a distogliere l’attenzione dei media verso altri elementi, più o meno collegati alla vicenda di partenza… o crearne nuovi di sana pianta.
I primi dall’altra parte
La giornalista RAI Stefania Battistini ha iniziato a seguire il conflitto tra Ucraina e Russia già settimane prima che le forze di Mosca, il 24 febbraio 2022, iniziassero l’invasione su larga scala.
Ha avuto modo di osservare un Paese già provato da gravissimi problemi interni (in primis la corruzione) scivolare – lentamente ma inesorabilmente – nel terrore di un’invasione dalla portata sconosciuta in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale, e di raccontare in maniera estremamente autentica come persone, famiglie e comunità intere si siano trovate ad affrontare la quotidianità di una zona di guerra.
È rimasta a lungo sul territorio ucraino, recandosi spesso nelle zone più calde, e diventando di fatto la voce narrante del conflitto per migliaia di italiani.
È stata tra i primi giornalisti a documentare i massacri delle forze di occupazione presso il villaggio di Buča nell’Oblast’ di Kyiv, ha seguito la controffensiva ucraina che ha portato alla precipitosa ritirata russa sulla sponda destra del Dnepr, documentando la liberazione della città di Cherson, occupata dai russi nelle prime fasi dell’invasione.
Persino nella più recente svolta del conflitto – l’incursione ucraina nel Kursk appunto – Battistini era presente: lei e l’operatore RAI Simone Traini sono stati i primi corrispondenti internazionali a seguire l’offensiva ucraina, realizzando un reportage sul campo in poco tempo diventato virale.
Molte delle prime informazioni attendibili giunte dal nuovo fronte nei primi giorni dell’operazione sono state ricavate principalmente da blogger militari russi e dal lavoro realizzato da Battistini e dal suo collaboratore. Lavoro che, a quanto pare, le autorità russe non hanno apprezzato per nulla.
Nel mirino del FSB
Il rapporto del governo di Vladimir Putin con le testate giornalistiche ed i media stranieri è sempre stato di generalmente ostile, ma si è ulteriormente inasprito dopo l’inizio della cosiddetta ‘operazione militare speciale in Ucraina’.
L’ultima svolta sull’argomento è stata presa dalla Duma russa nel giugno di quest’anno, quando, in risposta alla decisione del Consiglio dell’Unione Europea di vietare “qualsiasi attività televisiva” di tre media russi (Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta), è stato limitato l’accesso dalla Federazione Russa ai siti web di circa 20 media stranieri, fra i quali si contano le italiane RAI e La7.
Si aggiungono poi le numerose sanzioni nei confronti di singoli giornalisti, e in generale le iniziative volte a filtrare la quantità ed il tipo di informazioni rese disponibili alla comunità internazionale.
Nei giorni successivi all’inizio dell’incursione ucraina, nella regione di Kursk si sono verificati diversi eventi su cui Mosca ha tentato di concentrare l’attenzione mediatica: due su tutti, l’incendio divampato all’interno della centrale nucleare di Zaporizhya, già oggetto dell’apprensione internazionale dal marzo 2022, e l’annuncio dell’apertura di un procedimento penale da parte del FSB, il servizio di sicurezza russo, nei confronti degli operatori RAI protagonisti del reportage realizzato nei territori occupati dagli ucraini nel Kursk.
In particolare, Battistini e Traini sarebbero accusati di ingresso illegale nel territorio russo, ‘incriminati’ da un passaggio del reportage in cui i due salgono su un mezzo ucraino per venire scortati fino alla città di Sudža, già occupata dalle forze di Kyiv.
A distanza di un mese dall’apertura del procedimento è persino intervenuto il Ministero degli interni russo, che ha inserito i due dipendenti RAI, insieme ad altri reporter internazionali, nella lista dei ricercati del Cremlino.
Per le accuse a loro mosse, Battistini e Traini rischierebbero fino a cinque anni di carcere.
Risulta evidente il tentativo di Mosca di accrescere la portata di una controversia dalla natura pretestuosa, attraverso comunicati lapidari e azioni dal forte peso mediatico, come la convocazione dell’ambasciatrice italiana a Mosca.
Questi pseudo-reporter possono essere qualificati solo come traditori della professione che si sono abbassati a partecipare direttamente alla fabbricazione e diffusione della propaganda ucronazista.
Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli esteri russo
La reazione della comunità internazionale e quella della RAI
La notizia dell’apertura del procedimento ha provocato l’indignazione immediata dei sindacati e delle associazioni dei giornalisti, sia in patria che all’estero.
In difesa di Battistini e Traini si sono infatti pronunciati l’Usigrai, la Fnsi e Unirai (i principali sindacati e associazioni di stampa e del servizio pubblico italiano).
Anche la Federazione europea dei giornalisti, da Bruxelles, ha espresso il proprio sostegno, definendo le intimidazioni russe come un atto di censura nei confronti della libera informazione.
Non esente da polemiche è stata invece proprio la reazione della RAI, che due giorni dopo l’annuncio delle autorità russe ha richiamato in Italia i due dipendenti, temendo la degenerazione del caso in una vera e propria crisi diplomatica che coinvolgesse cittadini italiani in territorio ostile – una delle situazioni più scomode e delicate che un governo possa trovarsi a gestire.
[La Rai] ha ritenuto, esclusivamente per garantire sicurezza e tutela personale, di far rientrare, temporaneamente in Italia, la giornalista Stefania Battistini e l’operatore Simone Traini.
Roberto Sergio, Amministratore delegato RAI
Numerose anche le reazioni da parte del panorama politico italiano: dal senatore del Partito Democratico Filippo Sensi e da Maria Elena Boschi, parlamentare di Italia Viva (nonché vicepresidente della Commissione di vigilanza RAI), sono arrivate parole critiche nei confronti dei vertici dell’emittente pubblica, a loro modo di vedere colpevole di aver gestito la questione in maniera frenetica e confusionaria e di non aver sostenuto a sufficienza i due dipendenti.
Di tutt’altro parere il capogruppo pentastellato Dario Carotenuto, anche lui membro della Commissione di vigilanza RAI, che ha preferito porre l’attenzione sul “tenore” del servizio realizzato dai due operatori, a suo modo di vedere “chiaramente favorevole all’operato delle forze ucraine”, e si domanda dunque se i giornalisti abbiano subito pressioni da parte dei militari ucraini nella realizzazione del loro lavoro.
Tuttavia, dopo l’annuncio dell’inserimento di Battistini e Traini nella lista dei ricercati del governo russo, le reazioni italiane sono state sicuramente più ferme.
Il ministro degli esteri Antonio Tajani ha fatto sapere di aver convocato l’ambasciatore russo in Italia per manifestare “sorpresa” per quella che lui stesso ha definito “una singolare decisione”, mentre la RAI ha ribadito, tramite un comunicato, piena solidarietà ai propri dipendenti, protestando contro “un atto di violazione della libertà d’informazione. perpetrato dalle autorità del Cremlino.
La Russia censura i giornalisti Rai: distrazione di massa?
Prima delle diverse interpretazioni applicabili al caso, bisogna sottolineare due dati di fatto: Stefania Battistini e Simone Traini sono rientrati in Italia, senza indicazioni precise su quando potranno tornare a raccontare il fronte di guerra più violento che l’Europa abbia conosciuto dal 1945.
In secondo luogo, la Russia è riuscita, almeno per il momento, a concentrare l’attenzione mediatica su una faccenda inconsistente – grazie anche alla reazione poco chiara e confusionaria delle autorità italiane – e a distogliere l’attenzione dalla vera notizia: l’occupazione di una parte, seppur piccola, del proprio territorio, che le forze del Cremlino non sono ancora riuscite a riconquistare.
Matteo Minafra
(In copertina, immagine da Gettyimages)
Reato di informazione – la Russia censura i giornalisti RAI è un articolo di Matteo Minafra. Clicca qui per altri articoli dell’autore!