Sono passati tre anni dall’inizio del caso Superlega, un progetto che poteva rivoluzionare il mondo del calcio. Non una semplice competizione sportiva, ma un modo nuovo per alzare il livello dello spettacolo, attirare il pubblico negli stadi e aumentare gli introiti dei club partecipanti. Ad oggi, la Superlega appare solo come un cantiere abbandonato. Ma è realmente così?
Le origini della Superlega
Lunedì 19 aprile 2021 i principali club europei, guidati dal presidente del Real Madrid, Florentino Perez, rilasciavano un comunicato stampa in cui si annunciava la nascita di una nuova competizione europea. Nasceva così la Superlega, una competizione calcistica – in un primo momento soltanto immaginata – destinata a scuotere in profondità il mondo del pallone.
L’idea di base prevedeva un torneo di eccellenza in cui si sarebbero battute solo le maggiori potenze del palcoscenico europeo. La vera novità della Superlega, tuttavia, era il suo carattere privato, posto al di fuori della giurisdizione di UEFA e FIFA.
Nella mente dei creatori, la Superlega avrebbe coinvolto 20 squadre: soltanto cinque posti sarebbero stati destinati alle migliori classificate di ogni stagione sportiva, mentre vi sarebbero stati 15 formazioni fisse in qualità di club fondatori della competizione.
Questa sarebbe stata la ripartizione dei club fondatori, nonché caldi promotori della Superlega calcistica: sei squadre provenienti dalla Premier League (Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham), tre dalla Liga (Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid) e tre dalla Serie A (Inter, Juventus e Milan).
Gli ultimi tre posti d’onore erano stati riservati per il PSG, al Bayern Monaco ed al Borussia Dortmund; ma la loro risposta in merito al progetto non è mai realmente arrivata.
La Superlega avrebbe sostituito solamente le competizioni europee organizzate dalla UEFA, ma non avrebbe compromesso la partecipazione ai rispettivi campionati nazionali.
Tutti i club partecipanti continueranno a competere nei loro rispettivi campionati nazionali, preservando il tradizionale calendario di incontri a livello nazionale, che rimarrà il cuore delle competizioni tra club.
Nota diffusa dalla Superlega
La risposta della UEFA e non solo
Già nel pomeriggio precedente, ancor prima che la notizia-bomba fosse lanciata dai canali ufficiali della Superlega, la UEFA aveva risposto ai rumors con un comunicato molto duro.
I club interessati sarebbero squalificati da ogni competizione nazionale, europea e mondiale e ai loro giocatori verrebbe vietata la possibilità di rappresentare le loro squadre nazionali.
UEFA
Il giorno successivo, l’annuncio riscosse la contrarietà di molti fra dirigenti e federazioni. In merito alla vicenda, la FIFA si espresse così:
Restiamo fermamente a favore di un calcio solidale e di un modello di ridistribuzione equa delle risorse che possa aiutare a sviluppare il calcio come sport. Qualsiasi competizione dovrebbe sempre riflettere i principi fondamentali di solidarietà, inclusività, integrità ed equa ridistribuzione finanziaria. La FIFA non può che esprimere la sua disapprovazione per una lega separatista europea chiusa.
Comunicato FIFA
Anche la stampa seguì questa linea di pensiero, come dimostrano chiaramente i titoli del giorno successivo: mentre L’Équipe si scagliava contro “la guerra dei ricchi“, la Gazzetta replicò con un chiaro “Superlega? Super no” e il Mirror bollò il progetto come un “atto criminale contro i tifosi“.
Il caso della Superlega arrivò a scomodare persino la politica: Macron espresse il suo appoggio ai club francesi che si erano rifiutati di partecipare al progetto, mentre l’allora primo ministro inglese Boris Johnson definì la proposta “molto dannosa per il calcio”.
A prendere una posizione netta sulla questione, però, non furono soltanto le istituzioni. Non poteva certo mancare la voce dei tifosi che percepirono un progetto del genere come dannoso per un calcio alla portata di tutti, attento in primis al loro interesse e alla loro passione e che non si curasse solo dei millantati guadagni per i club.
Infine, anche tra i calciatori si ebbero i primi pareri contrari: Bruno Fernandes, stella del Manchester United, commentò: “I sogni non possono essere comprati”; o ancora Ander Herrera del PSG: “I ricchi non devono rubare quello che il popolo ha creato”.
Nella stessa giornata, 19 aprile 2021, il comitato esecutivo della UEFA lanciava la nuova formula della Champions League al via dal 2024-25, con il passaggio da 32 a 36 squadre partecipanti. Un’azione che rappresentava una vera e propria risposta alla Superlega.
Un silenzio lungo due anni
Nei mesi successivi, le minacce da parte della UEFA raggiungono l’obiettivo sperato: molti dei club fondatori si tirano indietro, intimoriti dalle possibili conseguenze. Restano in pochi a trainare il carro della Superlega, in particolare Real Madrid, Barcellona e Juventus.
La UEFA ha reintegrato i nove “pentiti” chiamati a pagare un totale di 15 milioni di euro e il 5% dei ricavi che avrebbero ricevuto dalle competizioni europee per una stagione. I club, infine, hanno accettato un’eventuale sanzione da 100 milioni in caso di futura partecipazione ad una competizione non autorizzata.
Il caso però, come abbiamo visto, non interessa più soltanto il calcio. È in questo modo che entra in gioco la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiamata a giudicare il comportamento delle squadre superstiti e delle due istituzioni calcistiche.
Dopo un primo momento di agitazione generale, il caso Superlega è entrato in un lungo silenzio durato quasi due anni, nei quali la UEFA e i club a favore della Superlega hanno mantenuto un rapporto civile.
Nel frattempo, anche il Parlamento Europeo decide di scendere in campo, e a novembre 2021 rilascia un comunicato favorevole a un calcio che promuove i “principi di solidarietà, sostenibilità, inclusione, competizione aperta, merito sportivo ed equità”, e che dunque “si oppone alle competizioni scissionistiche”. Si tratta, però, di un testo privo di valore di legge.
Dopo oltre due anni, e precisamente il 21 dicembre 2023, è arrivata la sentenza definitiva della Corte UE sul caso Superlega. Il verdetto ha completamente ribaltato la situazione, dal momento che la Superlega è stata considerata legittima. Ma c’è dell’altro: secondo le parole della Corte, il ruolo esercitato in questi anni da UEFA e FIFA costituirebbe un abuso di potere dominante.
Le reazioni del mondo del calcio e la Superlega del futuro
La UEFA pubblica immediatamente una dichiarazione sulla sentenza emessa dalla Corte di giustizia europea sul caso European Super League:
La sentenza non implica l’approvazione o la convalida della cosiddetta “Superlega” […]. La UEFA ribadisce il suo impegno a sostenere la piramide del calcio europeo, garantendo che continui a soddisfare gli interessi più ampi della società. Continueremo a dare forma al modello sportivo europeo insieme a federazioni nazionali, leghe, club, tifosi, giocatori, allenatori, istituzioni dell’UE, governi e partner. Confidiamo che la piramide del calcio europeo basata sulla solidarietà, che i tifosi e tutti i portatori di interesse hanno dichiarato come modello insostituibile, sia salvaguardata dalle leggi europee e nazionali contro il pericolo di secessioni.
Dichiarazione UEFA successiva alla sentenza
Ad ogni modo, sembra a tutti gli effetti che la Superlega si farà. La società A22, azienda europea di promozione sportiva che detiene i diritti della Superlega, sarebbe pronta a far partire la nuova competizione già nel 2025, ma il torneo avrà una struttura differente da quella con cui era stato ideato.
Ad ogni modo, sembra a tutti gli effetti che la Superlega si farà. La società A22, azienda europea di promozione sportiva che detiene i diritti della Superlega, sarebbe pronta a far partire la nuova competizione già nel 2025, ma il torneo avrà una struttura differente da quella con cui era stato ideato.
La nuova formula rinnovata prevede tre competizioni, che coinvolgono in tutto 64 squadre, divise in tre tornei: la Star League e la Gold League, composte da 16 club, e infine la Blue League, da 32 club. Non ci saranno più club fondatori con il diritto inalienabile di giocare: l’accesso deve essere meritato da tutte le squadre durante la stagione.
La formula prevederà gironi da 8 formazioni, con un minimo di 14 partite all’anno. A fine stagione, la fase ad eliminazione diretta determinerà i campioni delle tre competizioni. Ogni anno, inoltre, sono previste promozioni e retrocessioni tra una lega e l’altra.
Una delle novità più importanti è la creazione di una Superlega femminile, composta da due leghe, la Star e la Gold, con lo stesso funzionamento dei tornei maschili.
La novità più grande riguarda l’accesso dei telespettatori alle partite. Non ci saranno più abbonamenti, televisioni private e piattaforme di streaming a pagamento: la proposta di A22 Sports Management promette la totale gratuità di questi servizi.
Superlega? Molte aspettative, altrettante incognite
La Superlega rappresenterà, nel bene e nel male, una nuova pagina della storia del calcio. Da una parte ci sono tutte le premesse giuste affinché sia un successo: big match, aumento del numero di incontri, partite in chiaro per tutti.
Tuttavia, l’accesso gratuito ai servizi della Superlega pone un grosso interrogativo: come e dove si troveranno le risorse economiche per finanziare la poderosa organizzazione che un progetto del genere richiede?
Ad oggi, appare difficile sbilanciarsi sulla questione Superlega, tanto più che la posizione dei singoli club non è ancora stata chiarita. I prossimi mesi potrebbero essere decisivi per comprendere il futuro del calcio.
Mattia Pallotta
(In copertina immagine di Markus Spiske su Unsplash)