Il 18 settembre, a dieci mesi dalla sua presentazione al Consiglio dei Ministri, la Camera ha approvato il cosiddetto “DDL sicurezza”. Il provvedimento, fortemente voluto dalla Destra, riflette diverse linee guida sul tema, ma le controversie sono tante. In molti ritengono che alcune misure potrebbero limitare le libertà dei cittadini e gravare sui meno abbienti: vediamo quali sono.
Nuovi reati e nuovi criminali
Lo scorso 18 settembre, la Camera ha approvato il DDL sicurezza, con 162 voti favorevoli, 91 contrari e 3 astensioni. Ora Salvini cerca un “canale di urgenza assoluta” per velocizzare l’iter di approvazione al Senato. Il testo, formato da 38 articoli, introduce fino a 20 nuovi reati e andrà a modificare in maniera sostanziale il Codice penale.
Ma andiamo con ordine.
Il provvedimento spazia su vari ambiti – dalla cannabis fino al Codice antimafia e antiterrorismo –, ma gli articoli che hanno fatto più discutere e causato controversie sono stati quei provvedimenti che, come scrive su X Brando Benifei “metterebbero in carcere anche Gandhi”.
Si tratta, infatti, di misure precauzionali estremamente limitanti per qualsiasi tipo di sciopero o manifestazione. Norme che avrebbero dovuto garantire sicurezza e giustizia e che, invece, sembrano voler minare le libertà politiche dei cittadini, specialmente quelle degli attivisti, dei lavoratori e dei carcerati.
Il diritto di manifestare e scioperare è a rischio
Manifestare è sempre stato uno dei modi più potenti e personali per combattere a difesa delle proprie idee e dei propri diritti. Uno sciopero è la dichiarazione pubblica di una presa di coscienza su un tema sociale o politico.
Con il nuovo DDL sicurezza, sedersi in mezzo a un binario o bloccare la viabilità stradale si trasformerebbero, da violazioni di tipo amministrativo, in veri e propri illeciti penali, che comporterebbero un mese di reclusione e una multa fino a 300 euro, con aggravanti per le azioni di gruppo.
Secondo alcuni osservatori, questa riforma proteggerebbe il diritto alla mobilità dei cittadini; altri, invece, ritengono che la misura criminalizzi alcune tipologie di protesta specifiche, tra cui quelle adottate dagli attivisti climatici di ultima generazione, che usano spesso il blocco stradale come forma di resistenza passiva.
Il rischio di essere arrestati o multati frenerà molti manifestanti, portando a un’inevitabile diminuzione nel numero degli scioperi e delle proteste.
Le sanzioni per chi provoca danni durante le manifestazioni saranno inoltre inasprite, con pene che possono arrivare fino a cinque anni di carcere.
Tra gli articoli più contestati, c’è anche la norma che prevede una multa per chiunque impedisca con minacce a pubblici ufficiali la realizzazione di opere pubbliche o infrastrutture considerate “strategiche”, come il noto progetto del ponte sullo Stretto.
Viene esteso anche il Daspo Urbano, ovvero il divieto di accedere a un determinato luogo per motivi di ordine pubblico per chi è stato denunciato o condannato in modo non definitivo negli ultimi cinque anni, in seguito a reati compiuti in stazioni, aeroporti o su mezzi di trasporto pubblico.
Carceri: resistenza passiva e maternità
Il problema delle carceri italiane persiste, e il governo sembra abbia scelto di affrontarlo con il solito spirito “giustizialista e repressivo”, per dirla con Daniela Barbaresi, segretaria confederale di Cgil.
Infatti, il DDL sicurezza non ha trascurato nemmeno i detenuti: il disegno di legge introduce il reato di rivolta che, se commesso, prevede la pena di reclusione da 1 a 7 anni.
Non saranno perseguiti solo atti di violenza di gruppo, bensì qualsiasi forma di protesta o insubordinazione agli ordini, che – per chi versa in circostanze particolarmente difficili – può essere, a volte, l’unica scelta percorribile.
Questa norma si estende anche ai centri di accoglienza per migranti, nei quali si prevedono sanzioni penali per qualunque atto di resistenza passiva (ovvero il tipico atteggiamento di non collaborazione di chi si rifiuta di reagire). Inoltre, il provvedimento impedisce a chi è sprovvisto di permesso di soggiorno di comprare una scheda SIM per il telefono.
Nuovo giro di vite anche nell’articolo 15, che elimina l’obbligo di rinvio della pena per madri condannate al carcere con figli sotto un anno di età. La Destra ritiene che questa misura possa contrastare il fenomeno delle “borseggiatrici rom”. Tuttavia, le opposizioni hanno sollevato diverse contestazioni riguardo alla sua efficacia, giudicando la norma anticostituzionale. Forza Italia ha quindi proposto una modifica per ripristinare l’obbligo di trasferire le madri condannate in strutture alternative al carcere.
DDL liberticida? La parola alle opposizioni
A giudicare le nuove norme contenute nel disegno di legge sono soprattutto Cgil, i responsabili immigrazione Caritas e le opposizioni.
Cgil denuncia con insistenza le misure sulla resistenza passiva, “una vergogna che introduce norme pensate e volute per colpire in maniera indiscriminata chi esprime il proprio dissenso verso le scelte del governo o chi manifesta per difendere il posto di lavoro”. Secondo le due segretarie Barbaresi e Ghiglione, queste proposte vanno verso “un inasprimento delle pene e la codificazione di nuovi reati che riducono gli spazi di dissenso e protesta”.
Sull’inasprimento delle pene è intervenuta anche l’associazione Magistratura democratica (Md): “Una visione dei rapporti società e autorità fortemente orientata al versante autorità, che coltiva l’ambizione di risolvere – con l’inasprimento delle pene, l’introduzione di nuovi reati, l’ampliamento degli apparati di pubblica sicurezza – problemi sociali che probabilmente potrebbero trovare più efficaci riscontri senza usare per forza la leva penale.”
Antonello Ciervo, docente di diritto pubblico all’Università Unitelma Sapienza di Roma, considera la stretta sulle manifestazioni un progetto strategico del governo con il “chiaro intento di criminalizzare le proteste ambientaliste”.
Per quanto riguarda i centri di accoglienza e l’impossibilità di comprare una SIM per chi non ha il permesso di soggiorno, parla Oliviero Forti, responsabile immigrazioni di Caritas Italiana. La misura “rischia di essere una norma discriminatoria che va ad ostacolare il diritto di comunicare con i propri familiari nei paesi di origine e al contempo potrebbe alimentare il mercato nero delle SIM”.
Anche per le carceri i giudizi non sono positivi: con questo DDL si rischia, secondo la Presidente del Tribunale di sorveglianza di Cagliari, Maria Cristina Ornano, di “alimentare la tensione già oggi molto forte nella popolazione detenuta”.
Il DDL sicurezza porta con sé nuove norme e molte, moltissime perplessità da parte di tutta la popolazione, che teme per la propria libertà a causa dell’introduzione di nuovi reati.
Resta da vedere se il disegno di legge sarà approvato al Senato. Nel frattempo, il dibattito prosegue, mentre in diverse città italiane si susseguono le proteste contro il DDL, con il sostegno di sindacati e movimenti dal basso.
Ludovica Accardi
In copertina il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini (foto da Avvenire).