Cinema

“L’innocenza” del mostro – Un dramma a tre facce

L'innocenza

Il 22 agosto è uscito nei cinema italiani “L’innocenza”, il nuovo film del regista Hirokazu Kore-eda. Il film colpisce soprattutto per il complicato intreccio narrativo, che nel corso di tre narrazioni speculari riesce a stratificare e complicare il ritratto di ogni personaggio.


A dispetto di ciò che il nome potrebbe evocare, L’innocenza non è affatto un racconto semplice. Kore-eda ha saputo costruire una storia complessa e mutevole, capace di rinnovarsi in continuazione. Nel corso della pellicola, il registro degli attori e le scelte di regia cambiano tanto spesso che si ha quasi l’impressione di molteplici film racchiusi in uno solo.

Questa molteplicità dell’operaè evidente anche nel titolo: la traduzione letterale dal giapponese non significa ‘innocenza’, ma piuttosto ‘mostro’, un termine chiave in tutta la sceneggiatura. La somma dei due significati crea un’importante chiave di lettura: l’innocenza di un mostro che mostro non è.

Abusi?

Non si può definire una novità la tecnica narrativa (presente sia nella letteratura sia nel cinema) di presentare la stessa storia da più punti di vista. Per L’innocenza, tuttavia, la questione è più complessa di così: ogni prospettiva presenta la sua storia e la sua verità, tutte drammatiche in modo diverso.

Mentre un palazzo va a fuoco, una madre (Saori) e il figlio (Minato) lo osservano dal proprio balcone.

Saori è una madre single: il padre di Minato è morto. Il ragazzo è il classico adolescente turbolento,che sta vivendo un periodo complicato. E la cosa non sfugge alla madre.

L'innocenza
Un fotogramma del film (Immagine: Facebook).

Minato confessa di essere oggetto di bullismo da parte del suo maestro di scuola Hori: dice di essere stato picchiato e insultato con l’accusa di essere un mostro.

Venuta a sapere queste cose, la madre cerca di far venire a galla la verità: vuole che il maestro paghi per le sofferenze procurate al figlio Minato. La situazione, però, non è così semplice: Saori deve combattere contro le difficoltà della rigida società giapponese, in fantastiche scene di colloquio con la preside e vari docenti.

Alla fine, Saori vince la battaglia. Il professore viene licenziato e abbandonato dalla propria ragazza. La sua immagine pubblica viene fatta a pezzisui giornali.

Il mostro?

A questo punto, L’innocenza ricomincia. Tutto riparte dall’incendio, ma stavolta il punto di vista è quello di Hori. Ripercorrendo tutta la storia, lo spettatore scopre che il maestro è assolutamente innocente e, anzi, spesso si preoccupa per il benessere del ragazzo.

Intanto, si delinea un nuovo personaggio agli occhi dello spettatore: si tratta di Yori, un compagno di classe di Minato. Yori tende a isolarsi, e alcuni compagni gli giocano dei brutti tiri. Quando il maestro prova a parlarne col padre di Yori, si scopre che anche l’ambiente familiare di Yori è insicuro: la madre se n’è andata, il padre è un alcolizzato e crede che suo figlio sia un mostro.

L'innocenza
Immagine di Hirokazu Kore-eda (Foto: Mymovies).

A questo punto, ricomincia l’incriminazione pubblica del maestro, che viene distrutto da accuse inesistenti. Sembra quasi di assistere a un complotto, ordito da tutti i bambini della classe e da Minato, mosso da una furia menzognera senza giustificazioni.

Gli innocenti?

Il terzo e ultimo punto di vista narrativo incarna gli occhi dei ragazzi, Minato e Yori, che sono amici e compagni di vita. Tutto ciò che lo spettatore ha visto ora combacia – in questo la sceneggiatura è perfetta –, ogni punto lasciato in sospeso viene infine completato.

Meritano una menzione particolare i due giovani attori che interpretano Minato e Yori, rispettivamente Soya Kurokawa e Hinata Hiiragi. Senza di loro questo film non sarebbe potuto esistere: la loro performance è semplicemente perfetta.

La genialità della pellicola risiede nel ritratto ambiguo che riesce a tracciare di ciascun personaggio: ognuno conduce una doppia vita, e sono tutti innocenti e colpevoli allo stesso tempo. Saori e il maestro non compiono niente di male, ma sono tragicamente colpevoli di non essere riusciti a capire cosa stesse affliggendo i ragazzi.

Minato non riesce a comprendere ciò che gli sta succedendo ed è impotente, ma, per evitare che scopra la verità, fa credere alla madre che il maestro sia un carnefice.

In ultima istanza, anche Yori è innocente della sua diversità che lo rende un mostro agli occhi di tutti. Forse, però, pure in fondo a lui c’è una punta di colpa: chi ha dato fuoco al palazzo dentro il quale si trovava il padre che lo violentava?

L’innocenza: un gioco di specchi deformanti

Il grande merito dell’Innocenza sta anzitutto nella solida compattezza con cui Kore-eda ha saputo tenere uniti i tre fili narrativi, che non risultano mai stucchevoli perché capaci di cambiare radicalmente, ogni volta, la visione di un personaggio.

L'innocenza
Un fotogramma del film (Immagine: Wikimedia).

Spesso, nel corso delle tre narrazioni parallele, si ripete la stessa scena a cui vengono aggiunti solamente pochi secondi, capaci però di cambiare l’interpretazione complessiva di quel momento.

Di pari passo con i punti di vista, anche l’interpretazione registica segue traiettorie cangianti: all’inizio è lenta e angosciante, ma col passare dei minuti accelera per diventare ricca e incalzante nel finale.

“La felicità è qualcosa che chiunque può avere”

Anche un personaggio secondario, ovvero la preside della scuola, porta su di sé questa doppiezza. All’inizio del film risulta un essere inumano nei colloqui con Saori, ma in seguito si scopre che ha chiesto al marito di scontare in prigione un crimine al posto suo: aver investito in macchina la nipotina.

In una delle scene più belle del film, Minato e la preside si trovano assieme in un’aula, mentre quest’ultima racconta il suo passato da professoressa di musica.

Il momento è toccante, e viene sottolineato sia da un brusco rallentamento della trama, sia da queste parole tanto magnifiche quanto oscure:

“Se soltanto alcuni possono averla, quella non è felicità: non ha senso. La felicità è qualcosa che chiunque può avere”.

Alla fine, Minato e Yori raggiungeranno la felicità, dopo aver vissuto assieme una terribile tempesta.

Gabriele Cavalleri

(In copertina, immagine del film L’innocenza tratta da MyMovies)


“L’innocenza” del mostro – Un dramma a tre facce è un articolo di Gabriele CavalleriClicca qui per altri articoli dell’autore.

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