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Cos’è il Project 2025? – Una guida per i conservatori d’America

Project 2025 copertina

Il think tank conservatore più influente degli Stati Uniti ha gettato le basi per un possibile secondo mandato di Donald Trump. Come è nato il Project 2025, e quali pericoli potrebbe rappresentare per la democrazia americana?


Elezioni USA 2024: il punto

La campagna elettorale negli Stati Uniti è ormai entrata nel vivo in vista delle elezioni di novembre. I candidati hanno ricevuto la consacrazione definitiva alle rispettive convention, e si avvicinano al cruciale spartiacque del dibattito presidenziale dopo eventi decisamente turbolenti.

Dopo il tentato assassinio di Donald Trump e il repentino subentro di Kamala Harris ad un Joe Biden ormai stremato, sia nel corpo che nella mente, i due candidati hanno finalmente concluso la composizione del proprio ticket,  ovvero la squadra con cui proveranno a conquistare la Casa Bianca.

Donald Trump ha deciso di puntare su un volto nuovo della politica americana per sostituire Mike Pence, suo vice nelle ultime due tornate elettorali, scegliendo come candidato vicepresidente J.D. Vance.

Da alcuni definito come il futuro del trumpismo, il quarantenne senatore dell’Ohio sarebbe stato scelto secondo diversi analisti anche come contrappeso per l’età del Tycoon, che dopo il ritiro di Joe Biden sarebbe il presidente più anziano della storia americana a ricoprire l’incarico, se eletto.

Dal canto suo, l’attuale vicepresidente Kamala Harris ha sciolto le riserve su quella che si era trasformata in una vera e propria corsa a tre per la vicepresidenza fra Josh Shapiro, Mark Kelly e Tim Walz, presentando quest’ultimo il 6 agosto scorso.

Project 2025 Donald Trump.
Fonte: Logan Weaver/Unsplash.

Il governatore del Minnesota ha raccolto la sfida con entusiasmo, non risparmiando toni accesi e bordate agli avversari sin dal primo comizio.

I toni della politica USA

Come di consueto, la fase finale di una campagna elettorale americana è caratterizzata da una dialettica feroce e spietata. Si consideri anche come la preponderanza di una figura aggressiva e di fatto nuova come Donald Trump nelle ultime tre elezioni presidenziali abbia contribuito a polarizzare il dibattito da entrambe le parti, e quindi ad incendiarlo ulteriormente.

L’obiettivo è dunque uno solo: attaccare l’avversario in ogni modo possibile, al fine di minarne la credibilità agli occhi degli elettori. Così sta facendo Donald Trump, rivolgendo a Kamala Harris critiche riguardo la gestione del confine con il Messico ma anche affondi di carattere esclusivamente personale.

L’avete sentita ridere? Quella è la risata di una persona pazza. Quella è la risata di una pazza, la risata di una lunatica.

Donald Trump su Kamala Harris ad un comizio in Pennsylvania lo scorso 17 agosto.

Non sapevo che fosse nera fino a qualche anno fa, quando è diventata nera e ora vuole essere conosciuta come nera. Quindi, non so, è indiana o è nera?

Donald Trump in un’intervista presso la National Association of Black Journalists a Chicago.

Non è da meno il Partito Democratico, il quale non manca di sottolineare lo status giuridico di Trump (dichiarato colpevole lo scorso maggio di trentaquattro capi d’accusa per la falsificazione di documenti aziendali, nell’ambito della spinosa questione riguardante la pornostar Stormy Daniels). Gli attacchi non risparmiano nemmeno il suo vice Vance e in particolare alcune sue dichiarazioni, mentre si tenta di accostare entrambi al voluminoso manuale noto come “Project 2025”. Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta.

Dietro le quinte: la Heritage Foundation

Ufficialmente denominato Presidential Transition Project, il Project 2025 è una sorta di manuale rivolto ai presidenti conservatori, realizzato dalla Heritage Foundation, un think tank di stampo estremamente conservatore. Fondata nel 1973, la fondazione opera in attività di ricerca e analisi, con l’obiettivo conclamato di promuovere politiche pubbliche basate sui principi di libero mercato, governo limitato e valori tradizionali.

Si tratta di un’iniziativa che affonda le proprie radici nel malcontento verso l’amministrazione Nixon e le politiche economiche da essa attuate, e dalla necessità di proporre un’alternativa ben articolata che portasse avanti gli ideali conservatori, in ambito economico e non solo.

Radicata profondamente nell’ambiente politico statunitense, la Heritage Foundation esercita un’influenza che va ben oltre quanto si potrebbe immaginare. Già nel 1979 pubblicava la prima edizione del Mandate for Leadership in vista dell’elezione di Ronald Reagan. Due anni più tardi, molti degli autori entreranno a far parte dell’amministrazione del presidente repubblicano.

Verso un’America autoritaria: istruzioni per l’uso

Dalla sede della Heritage Foundation a Washington è quindi emerso nell’aprile 2023 il corposo volume, che comprende, fra le altre cose, la nona edizione del Mandate for Leadership, la cui struttura si può riassumere in quattro pilastri fondamentali:

  • Policy: questa sezione consiste in una serie di riforme (334 proposte legislative) il cui obiettivo dichiarato è quello di “smantellare lo stato amministrativo”, snellendo l’apparato burocratico e combattendo il “Deep State”.  Le proposte includono il licenziamento di decine di migliaia di impiegati federali, a modo di vedere degli autori espressione di un “concentrato di ideologie di sinistra”. Si vorrebbero poi sostituire questi operatori con personale scelto negli ambienti conservatori. Altre norme porterebbero allo smantellamento del Department of Education e al passaggio dell’FBI e di altri enti statali (fra i quali il dipartimento di giustizia) sotto il diretto controllo del Presidente.
  • Personnel Database: con l’acquisizione della compagnia tech Oracle, la Heritage Foundation ha avviato un piano per costruire una vera e propria “rete dei conservatori” che possa svilupparsi ad ogni livello della società statunitense, reclutando persone in base alla loro fedeltà ai valori conservatori per poi inserirle nell’amministrazione. Come sottolineato dal politologo dell’Università di Georgetown Donald Moynihan:

Trump enfatizza fortemente la lealtà, e si nota come queste pratiche vengano ora adottate dal Project 2025, [per entrare] nel quale bisogna compilare un documento che essenzialmente indica se si è fedeli al presidente Trump oppure no.

  • Online Academy: prevede l’istituzione di una Presidential Administration Academy, dove i soggetti selezionati tramite il database sviluppato da Oracle ricevano una formazione che rispecchi i valori promossi dalla Fondazione prima di essere inseriti nell’amministrazione. A tal proposito, nel volume vi sono sezioni dedicate ad ambiti specifici della pubblica amministrazione e del sociale, con proposte che spaziano dal contrasto a livello federale al diritto all’aborto, al ritiro da ogni politica green, puntando su un incremento dell’utilizzo dei combustibili fossili.

Vogliamo che queste persone competenti, dalle ottime credenziali, siano preparate per il compito specifico che dovranno svolgere.

Kevin Roberts, presidente della Heritage Foundation.
  • President Playbook: una strategia per i primi 180 giorni di governo del nuovo presidente, in larga parte modellata sullo Schedule F, un ordine esecutivo di Donald Trump che conferiva al Presidente maggiore libertà di licenziare e assumere personale fedele. L’amministrazione Biden ha annullato tale ordine esecutivo nel 2021. Trump ha tuttavia promesso la sua immediata reintroduzione in caso di rielezione a novembre.
Chris Krebs, responsabile per la cybersecurity dell’amministrazione Trump.
Chris Krebs, responsabile per la cybersecurity dell’amministrazione Trump, è stato licenziato dopo aver difeso la regolarità del voto nel 2020 (Fonte: Kevin Lamarque/Reuters).

Come già dimostrato, la Heritage Foundation è una delle organizzazioni più influenti nella politica statunitense fin dagli anni Settanta. Ciò che rende il Project 2025 particolarmente significativo, tuttavia, è il sostegno garantito da un bacino  molto più ampio, che comprende oltre cento associazioni e organizzazioni minori.

Alcune di queste, come la Gun Owners of America o la Zionist Organization of America, sono state classificate come estremiste da enti come il Southern Poverty Law Center e la Anti Defamation League, organizzazioni internazionali non governative volte a tutelare i diritti degli individui.

La posizione di Donald Trump

Fra le diverse linee promosse dalla Heritage Foundation, dal contrasto al diritto all’aborto, all’accanimento contro il Department of Justice, alla promessa del più grande progetto di deportazione di immigrati irregolari, risulta palese un allineamento con la campagna elettorale di Donald Trump (senza contare le analogie con l’ordine esecutivo Schedule F di cui si è parlato prima).

Al contrario di quanto si sarebbe portati a pensare, tuttavia, il Tycoon si è ben guardato dal dare il suo pieno sostegno al Progetto, conscio di quanto sia rischioso appoggiare pubblicamente politiche tanto estreme, soprattutto nell’ottica di un’apertura verso un elettorato più moderato.

Non ho idea di chi ci sia dietro. Non sono d’accordo con alcune delle cose che dicono e alcune di queste sono assolutamente ridicole e deplorevoli. Qualunque cosa facciano, gli auguro buona fortuna, ma non ho niente a che fare con loro.

Donald Trump

Ciò non può comunque cancellare il fatto che al Project 2025 abbiano contribuito oltre 100 collaboratori passati e presenti dell’ex-presidente, e che Trump intrattiene ottimi rapporti con la Heritage Foundation da diversi anni.

Nemmeno il running mate di Trump, James D. Vance, può definirsi estraneo all’ambiente. Intrattiene anzi stretti legami con Kevin Roberts, presidente della Fondazione dal 2021 e architetto principale del Progetto (Vance ha scritto una controversa prefazione all’ ultimo libro di quest’ultimo).

Donald Trump con il co-fondatore della Heritage Foundation Edwin Feulner.
Donald Trump con il co-fondatore della Heritage Foundation Edwin Feulner durante un incontro a Washington D.C. il 17 ottobre 2017.
(Fonte: Martin H. Simon – Pool/Getty Images)

Il candidato vicepresidente ha lodato Roberts per aver contribuito a trasformare l’organizzazione “in una casa istituzionale del Trumpismo de facto”. Del resto, Roberts non ha nascosto la propria soddisfazione per la nomina di Vance, voluta fortemente dalla Fondazione.

Defeat Project 2025!

Fin dalla sua pubblicazione, il contenuto del Project 2025 ha destato grande scalpore negli ambienti della politica statunitense, sia per le sue proposte estreme e radicali che per la natura delle associazioni che ne sostengono la messa in atto. Particolarmente inquietanti risultano poi le dichiarazioni rilasciate da Kevin Roberts il mese scorso in una puntata di War Room, il podcast condotto da Steve Bannon:

Nonostante tutte queste assurdità dalla sinistra, vinceremo. […] Siamo sulla strada di una Seconda rivoluzione americana, che avverrà senza spargimenti di sangue, se la sinistra lo permetterà.

Kevin Roberts

Il vero problema sta nel fatto che il Project 2025 ed entità come la Heritage Foundation rimangono elementi sconosciuti alla maggior parte degli americani. Ne consegue che il loro peso nella politica americana continua ad aumentare, mentre la percezione di eventuali effetti risulta fortemente ridimensionata.

Grafico dati riguardo il Project 2025.

Fonte: YouGov

È per questo che sempre più associazioni e testate giornalistiche (l’American Civil Liberties Union, la National Urban League, il Washington Post…) e comitati creati ad hoc (Stop the coup 2025, Defeat Project 2025! etc…) stanno tentando di esporre la vera natura del Progetto e dei suoi autori, per evitare che la democrazia americana, già profondamente in crisi, subisca una spinta irreversibile verso il buco nero dell’autocrazia.

Matteo Minafra

(In copertina immagine di Kelly Sikkema su Unsplash)

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