Cinema

L’horror slasher come messaggio femminista – Uno sguardo a “MaXXXine” di Ti West

Maxxxine Ti West

Dopo i successi di “X: A Sexy Horror Story” (2022) e “Pearl” (2022), la trilogia horror “X” scritta e diretta da Ti West giunge alla sua conclusione con “MaXXXine” (2024), uscito in anteprima il 21 agosto e nei cinema dal 28. Le tre pellicole, di cui Mia Goth interpreta splendidamente la protagonista, rappresentano l’omaggio – a tratti tinto di astio – di West al mondo di Hollywood (leggi l’approfondimento di Davide Lamandini), tra rimandi a iconici film slasher e taglienti provocazioni sociali.


Antefatti: prima di MaXXXine

MaXXXine è l’ultimo film di Ti West e la conclusione della serie horror X: le tre pellicole hanno intrecci separati, ma legati e complementari fra loro; l’argomento centrale il dietro le quinte della produzione cinematografica. In breve, dei film sul fare film.

Fin da subito pensata come una trilogia – in onore a classici horror slasher ricchi di sequel come Friday the 13th (1980), A Nightmare on Elm Street (1984) o Scream (1996) –, X ha avuto il suo esordio nel 2022 con X: A Sexy Horror Story (o semplicemente X, come il nome della serie), una pellicola ambientata nel 1979 e incentrata su un gruppo di attori e produttori cinematografici (tra cui la giovane Maxine) intenti a svolgere le riprese di un film per adulti nei territori rurali del Texas, la cui trama sfocia in un horror che attinge alcuni elementi da Psycho (1960) e altri da The Texas Chain Saw Massacre (1974).

Lo stesso anno è uscito anche Pearl, un prequel incentrato sull’antagonista di X, Pearl, appunto, ma ambientato sessant’anni prima, nel 1918. La giovane vive in una fattoria isolata dove deve prendersi cura del padre malato e sottostare alle regole autoritarie della madre, e sogna di diventare un’attrice di Hollywood, ma per seguire le sue ambizioni deve prima scontrarsi con l’ambiente repressivo in cui si ritrova.

Infine, MaXXXine (2024) è ambientato nel 1985 e riprende la storia di Maxine, protagonista del primo film della serie, ormai attrice affermata nell’industria pornografica di Hollywood, ma che sogna di sbarcare anche nel cinema ‘vero’, di partecipare a una produzione seria in cui possa dimostrare le sue incredibili doti attoriali e che le permetta di diventare una vera e propria movie star.

Disposta a fare (letteralmente) qualsiasi cosa pur di diventare famosa, Maxine si ritrova a dover superare l’ultimo ostacolo che la separa dalla gloria eterna.

Mia Goth, da Maxine a Pearl: andata e ritorno

Nel corso della trilogia lo spettatore assiste a un’evoluzione del personaggio di Maxine: da ragazza ingenua ma già determinata ad avere successo, che entra nel mondo del porno pensando che ogni tipo di visibilità contribuirà a farla diventare famosa, arriva a essere un’aspirante movie star a un passo dal suo sogno; ha affrontato ogni tipo di atrocità per arrivare fin lì e non intende tirarsi indietro proprio ora.

Lo stesso sviluppo si trova in Pearl, la protagonista del secondo film, anche lei interpretata da Mia Goth.

Entrambe le eroine provengono da ambienti familiari in cui le figure genitoriali hanno fallito come educatori e da cui loro si sono distaccate, in modo brutale e cruento, per potersi liberare del proprio passato e continuare imperterrite verso il loro obiettivo: diventare delle celebrità; anche se, in realtà, più profondamente, le due ragazze sono solo tormentate da un’estenuante necessità di sentirsi accettate, viste, amate.

La ribellione di Pearl avviene attraverso la violenza, dettata soprattutto dalla malattia mentale con cui la ragazza si ritrova a convivere – non curata, chiaramente, vista l’epoca in cui è ambientato il film – e dalla sua spietata determinazione.

Finisce a eliminare tutte le persone intorno a sé (o quasi), i suoi tentativi di essere amata la portano solo ad autoisolarsi ancora di più e continua a vivere il resto della sua vita così, frustrata, condannata a non essere nessuno.

Maxine, d’altra parte, avanza travolgendo tutto quello che le si pone davanti, instancabile, piena di risorse: se la cava in ogni ambiente in cui si ritrova. All’inizio sia di X che di MaXXXine la vediamo circondata da una rete relazionale abbastanza solida – in X la crew con cui lavora, in MaXXXine gli amici e i colleghi – e da persone che la rispettano e ne riconoscono il valore.

Cosa resta della final girl

Nel corso di entrambi i film Maxine vede la sua rete di relazioni dilaniarsi e finisce col perdere tutti, nonostante riesca sempre a salvare se stessa e a vendicarsi di chi ha tentato di ostacolare il suo cammino, in modo progressivamente più furioso e determinato.

Uno dei fil rouge della trilogia è proprio la presenza di una protagonista che rappresenta una final girl, ossia l’unico personaggio (rigorosamente femminile) sopravvissuto alla fine del film: così succede sia nella prima che nell’ultima pellicola.

Canonicamente, è la ragazza che sfugge alla morte per poter raccontare gli orrori vissuti, come accade in Scream o The Texas Chain Saw Massacre. Maxine, però, non rappresenta la classica final girl: non racconta a nessuno la sua storia, non cerca aiuto, non ha bisogno di protezione.

Si sente perseguitata dalla perdita di tutti i suoi amici, avverte il senso di colpa da sindrome dell’impostore, ma non si lascia distrarre, non può farlo se vuole raggiungere il suo obiettivo.

Mia Goth X
Maxine (Mia Goth) in “X: A Sexy Horror Story”.

La trope della final girl, infine, costringe il pubblico maschile a identificarsi con una donna nel climax del film; e questo è in linea con gli altri lavori di West, se si considera che in tutta la trilogia non c’è un singolo personaggio maschile forte e positivo in cui uno spettatore possa rivedersi.

O, meglio, ce ne sono moltissimi, ma nessuno emerge per le sue qualità: Ti West non si cura di esaltare una mascolinità attraente, di mostrare dei personaggi che rientrano nel canone dell’eroe.

Gli uomini di West (escluso Leon, un amico di Maxine nel terzo film) sono intrinsecamente deboli, arroganti, superficiali, aggressivi, impulsivi ed essenzialmente stupidi: basti pensare all’investigatore privato John Labat (Kevin Bacon), che perseguita il personaggio di Mia Goth in MaXXXine e, nella sua superbia, sottovaluta largamente – e con terribili conseguenze – ciò di cui è capace la ragazza.

O ancora, gli spettatori assistono a tutti gli uomini che, in giro per Hollywood, riconoscono Maxine dai suoi film porno; questi la guardano ammiccanti, le sorridono, alcuni le fanno i complimenti, li percepiamo come li percepisce lei: vagamente molesti, viscidi, importuni.

L’eredità di Ti West (con attenzione agli spoiler)

Potrebbe risultare meno iconico negli elementi horror slasher rispetto ai due film precedenti, ma MaXXXine resta comunque una conclusione perfetta alla trilogia X di Ti West.

Con la sua interpretazione, Mia Goth è già diventata un nuovo modello di scream queen, ossia di attrice con ruoli prominenti in grandi film horror, che mostra coraggio e determinazione e che, seppur con qualche trauma, esce vittoriosa da ogni situazione.

Simbolica della conclusione della trilogia è una scena a fine pellicola: Maxine riesce finalmente a raggiungere il suo nemico, la causa delle morti di tutte le persone intorno a lei, che – come era immaginabile – è anche suo padre.

La ragazza termina quel capitolo della sua vita uccidendo il genitore da cui si era allontanata anni prima, un tele-predicatore a capo di quella che sembra essere una setta religiosa; l’uomo simboleggia l’ambiente familiare oppressivo – e con tinte di estremismo religioso – che l’eroina deve eliminare dalla sua vita, senza paura, senza esitazione, in modo che possa ricominciare da capo e avere la vita che merita.

Era stato il padre a insegnarle la frase che Maxine usava per alimentare la sua determinazione – I will not accept a life I do not deserve, “Non accetterò una vita che non merito” –; parole che lei ha reso proprie e ha deciso di utilizzare a modo suo, creando il proprio cammino e decidendo per sé.

Dopo la visione di MaXXXine di Ti West, rimane un nuovo tenace modello femminile, un esempio di coraggio, astuzia e impetuosità, unito a un messaggio con una nota positiva: alla fine la ragazza si distacca da tutto quello che la opprime, riconosce il proprio valore, decide di accettare solo quello che si merita. Anche se questo significa che dovrà uccidere.

Vittoria Ronchi

(In copertina e nell’articolo, foto tratte da X: A Sexy Horror Story, Pearl e MaXXXine di Ti West)

Ti potrebbero interessare
Cinema

“Conclave” di Edward Berger: un film claustrofobico, ammaliante e forse un po’ sprecato

CinemaInterviste

Ecco CamERActing, il corso gratuito per attori (con Stefano Pesce)

CinemaCronaca

Ascesa e caduta di “Emilia Pérez”: che cosa è successo?

CinemaCultura

L’amore secondo Guadagnino: storie di eroi e di antieroi