La Via degli dèi è ben nota a tutti i pellegrini. Questo sentiero, diventato straordinariamente popolare dopo la pandemia, è molto apprezzato da coloro che abbracciano l’idea del turismo lento. Tuttavia, c’è il rischio che diventi una moda di massa: siamo pronti alle sue conseguenze?
A seguito della pandemia, pare che tra gli Italiani, in particolare fra i giovani adulti, si stia espandendo la preferenza verso uno slow tourism. Si tratta di un fenomeno che ha come filosofia quella di godersi le proprie vacanze a stretto contatto con la natura, con un’attenzione particolare alla sostenibilità, riscoprendo luoghi spesso poco frequentati dal turismo di massa.
Nonostante i valori alla base di questo tipo di ferie siano onorevoli, viene da chiedersi quanto anch’esso rischi di diventare una nuova moda. Prendiamo come esempio la Via degli Dèi, celebre cammino che collega Bologna e Firenze, diventato negli ultimi anni sempre più difficile da percorrere. Ad oggi, senza prenotazione, sembra impossibile riuscire a completare le tappe previste, e nel periodo di meteo favorevole troppe persone riempiono i suoi percorsi.
I primi passi del Cammino
Piazza Grande, così denominata da Lucio Dalla, è la partenza della Via degli Dei. L’itinerario si sviluppa per 130 chilometri: con l’odore di mortadella nel naso, ci si incammina lentamente, costeggiando il crinale appenninico tra Setta e Savena, fino ad arrivare a Piazza della Signoria dove, per concludere in bellezza, si può fare merenda con due cantucci e un bicchierino di vinsanto.
Il cammino ha una durata variabile tra i quattro e i sei giorni e ripercorre una via di comunicazione utilizzata in antichità dagli Etruschi per favorire i loro traffici commerciali all’interno del territorio oggi tosco-emiliano.
Successivamente, sotto la dominazione romana, lungo la rotta fu creata una strada transappenninica, chiamata Flaminia Militare. Tuttora, nel corso delle tappe è possibile imbattersi in resti romani risalenti all’incirca al 187 a.C.
Purtroppo, il percorso cadde in disuso durante il Medioevo e venne riscoperto soltanto una quarantina di anni fa da un gruppo di escursionisti bolognesi.
Il momento di gloria
Con l’inizio degli anni Novanta, è stato lo stesso gruppo di ragazzi che, basandosi su vecchi racconti intergenerazionali, ha cominciato a mappare nuovamente il sentiero con l’approvazione del CAI.
Così, la “restaurata” Via degli Dèi incominciava ad attirare nuovamente i camminatori. Nel primo decennio degli anni 2000, l’affluenza è stata dettata prettamente da persone locali, spesso già con una conoscenza di base del territorio. I comfort che l’itinerario offriva erano ridotti; spesso, infatti, i pellegrini dormivano in tenda a causa delle poche strutture ricettive.
La situazione, però, si è evoluta in fretta: il percorso prende il via e comincia a contare numeri mai osservati prima. A seguito della pandemia, nel 2022, sono stati registrati 22mila viaggiatori, un +22% rispetto all’anno precedente.
Inoltre, dal 2018 ad oggi, per far fronte alla grande richiesta di camminatori, hanno aperto 48 nuove strutture ricettive. Tra agriturismi, bed & breakfast, hotel, ostelli e campeggi, ce n’è per tutti i gusti: ogni pellegrino, in base al suo budget e alle sue esigenze, può scegliere l’opzione che preferisce.
Tuttavia, se da un lato l’attrazione verso questo percorso è linfa vitale per le piccole realtà territoriali che hanno l’occasione di reinventarsi; dall’altro lato, è possibile considerare questa evoluzione come la nascita di una nuova meta turistica a discapito dell’essenza del cammino?
Nuove conoscenze internazionali
Secondo i dati raccolti dalla vendita delle carto-guide del percorso, a seguito del lockdown, l’itinerario ha accolto camminatori provenienti da tutto il mondo: californiani, hawaiani e cinesi in particolare.
Le aspettative sono alte, la voglia di tornare a casa con un souvenir materiale, oltre che con tanti ricordi nel cuore, è alle stelle: ed ecco che la Via degli Dei comincia a mettere in vendita gadget, tazze e magliette.
Dove sono andati a finire quei valori che prediligevano una tipologia di vacanza itinerante per abbracciare uno stile di vita meno capitalista? Perché lo slow tourism si trasforma anch’esso in turismo di massa?
Preciso, l’aspetto conviviale del cammino, impersonato da cene “condivise” negli ostelli e solidarietà tra i camminatori, è sempre presente. Oggi, come nel 2015, è impensabile arrivare a Firenze senza essersi fatti alcuni amici. Il tutto è merito di una vasta presenza di giovani nel tragitto, coi quali si può stringere facilmente amicizia fra una tappa e l’altra.
Cosa spinge ad allacciarsi le scarpe?
Tuttavia, ritengo che conoscere persone nuove non debba essere la motivazione principale che spinge ad allacciare bene le scarpe e mettersi uno zaino in spalla: in fondo, è molto più facile andare al bar per ampliare le proprie conoscenze, eppure, c’è una corsa nel voler fare questa esperienza.
Quello che viene da chiedersi è perché ci sia la necessità di trasformare una “boccata d’aria” lunga cinque giorni, una rotta quasi meditativa, in una tirata da percorrere solo per zittire la propria FOMO.
Sarebbe quindi bene ricordarsi che la Via degli Dei non è Riccione; decidere di partire non significa solo essere pronti a mettersi in discussione, ma anche porsi in ascolto della propria voce interiore. Camminate perché vi fa bene all’anima, non per comprare la tazza una volta arrivati in Piazza della Signoria: la strada è lunga e in salita e partire con solo tale motivazione non vi farà arrivare neanche al santuario di San Luca!
Isabella Merli
(In copertina: foto da visittuscany.com)
Per approfondire, leggi tutti gli altri articoli della sezione Viaggi di Giovani Reporter.