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“L’amica geniale” – L’io e l’altro: una storia di chi fugge e di chi resta

L'amica geniale copertina

La penna avvolgente e autentica di Elena Ferrante è stata in grado di catturare l’attenzione e l’immaginazione dei lettori come poche altre negli ultimi anni e il successo globale della tetralogia “L’amica geniale” (edizioni e/o, 2011-2024) ne è la conferma: il “libro del secolo”, secondo il New York Times. Vediamo come i romanzi affrontano il tema, ancora più contemporaneo che mai, dell’identità personale.


Un successo globale

L’amica geniale di Elena Ferrante non avrebbe bisogno di introduzioni: si tratta di uno dei fenomeni letterari italiani più importanti degli ultimi anni.

Con più di dieci milioni di copie vendute in tutto il mondo, un serie TV – prodotta da RAI e HBO – e un’autrice che è stata inserita nel 2016 tra le cento personalità più influenti al mondo dal Time, la tetralogia si colloca prepotentemente in una posizione di rilievo all’interno della letteratura italiana contemporanea. 

Sarebbe difficile inquadrare i quattro romanzi in un preciso genere narrativo: si inserisce sicuramente nella scia neo-realista, ma i libri spaziano da Coming-of-age ad accenni di storiografia, passando per il romanzo psicologico.

La storia prende vita intorno alle protagoniste, Elena Greco (Lenù) e Raffaella Cerullo (Lila), le cui esperienze si intrecciano e si mescolano dall’infanzia all’età adulta.

Entrambe nate a Napoli negli anni ‘50, entrambe incredibilmente brillanti a scuola, entrambe donne moderne in rotta con il loro passato, entrambe alla ricerca del proprio spazio. 

Il rapporto tra le due, connotate come eroine (e, a tratti, antieroine) moderne, è il fulcro della storia e il motore delle azioni.

Elena Ferrante L'amica geniale
Copertina del primo libro de L’amica geniale, di Elena Ferrante (edizioni 2/0).

Le loro esistenze a specchio, opposte ma sempre in costante dialogo, pongono al centro dei romanzi il problema dell’identità personale: chi sono io in relazione al mondo? Dove finisco io e dove inizia l’altro? 

amica geniale ferrante
Lila e Lenù in una scena de L’amica geniale: storia di chi fugge e di chi resta (2013).

Cosa dice l’arte?

La ricerca dell’identità personale non è sicuramente un tema nuovo in ambito artistico. Il legame tra il processo artistico e la scoperta del Sé, infatti, è uno di quei temi al quale tutti i grandi della letteratura e dell’arte in epoca moderna si sono approcciati. 

Per molti, il prodotto artistico è un modo per raggiungere la consapevolezza di sé, producendo una sorta di auto-rappresentazione che funge da raffigurazione e riscatto al tempo stesso. Per usare le parole di Stefano Ferrari, professore di psicologia dell’arte presso la facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, il ritratto ha a che fare con la rappresentazione di noi stessi che diamo al mondo, il processo attraverso il quale diamo un volto alla nostra identità. 

Vanno letti in questa chiave, ad esempio, gli autoritratti di Van Gogh che, tramite il suo stile molto emotivo caratterizzato da colori vibranti e pennellate energiche, riflette la lotta interiore con la malattia mentale. Allo stesso modo i Canti Orfici di Dino Campana, scrittore italiano del Novecento, anch’egli affetto da instabilità mentale, sono un vero e proprio viaggio onirico del poeta alla ricerca di un’unità e una consapevolezza che, in vita, non è mai riuscito a trovare.

L’alter-ego

Altri, invece, hanno trovato nell’arte lo strumento per trasportare la propria persona dal piano individuale a quello collettivo, creando alter-ego narrativi che si fanno portavoce di drammi esistenziali che accomunano gli individui.

Emblematici sotto questo punto di vista sono i ritratti di Frida Kahlo, che vanno ben oltre la mera rappresentazione fisica dell’artista. Mostrando le sue radici culturali, le debolezze e le esperienze, questi autoritratti non sono solo una finestra sulla sua anima, ma anche uno spunto di riflessione per chiunque li guardi.

Questo processo di creazione di alter-ego artistici viene messo in atto anche in diverse opere letterarie: la signora Dalloway, protagonista dell’omonimo romanzo del 1925, rappresenta per esempio la sensibilità artistica e la lotta contro la depressione di Virginia Woolf.

Frida Kahlo L'amica geniale.
Frida Kahlo, Autoritratto.

Nell’ambiente italiano, questo tema è centrale in particolare nel Novecento, secolo per eccellenza della frammentazione di ogni certezza e della crisi dell’Io, in seguito alla nascita della società di massa. 

In questo modo prendono vita personaggi eterni in grado di universalizzare il dolore e le esperienze umane: Zeno Cosini, protagonista della Coscienza di Zeno (1923) di Italo Svevo, liberamente ispirato al suo autore; Anguilla, della Luna e i falò (1950) di Cesare Pavese; Perelà, che incarna il sentimento di diversità e marginalizzazione di Aldo Palazzeschi.

Il problema dell’identità nell’Amica geniale

Elena Ferrante, con L’amica geniale, si pone in continuità diretta con questi autori e dà vita a due personaggi a tutto tondo che fanno dell’identità e della sua perdita il motore delle loro azioni. 

Lenù, nonostante le sue umili origini, è in grado di costruirsi una carriera accademica che la porterà ad avere successo come scrittrice e a lasciare definitivamente il rione in cui è nata e cresciuta. Lila, al contrario, non continuerà la scuola dopo la quinta elementare per imposizione del padre e per le ristrettezze economiche in cui la famiglia versa. 

amica geniale ferrante
Lila e Lenù in una scena de L’ amica geniale (2011).

Il bivio che le separa all’età di dieci anni scaverà un solco sempre più profondo nelle vite delle due ragazze ma, paradossalmente, creerà anche un legame di co-dipendenza impossibile da sciogliere.

L’identità di Lenù si costruisce su ciò che Lila avrebbe potuto fare al suo posto, se solo ne avesse avuto le possibilità, mentre Lila vive la propria vita tramite i successi e le gioie dell’altra, che percepisce quasi come suoi a metà

Chi sono io se tu non sei brava, chi sono? […] 

Che senso ha avuto immaginare che tu vivessi un futuro bellissimo per entrambe?

Lila, in L’amica geniale (2011).

In sostanza, i romanzi non forniscono una via d’uscita al problema dell’identità, ma anzi ne restituiscono una rappresentazione problematica, perché nessuna delle due ragazze, anche una volta diventata donna, riesce a relazionarsi in modo sano con il proprio Io

Elena, figlia di un’infanzia di miseria e sacrifici, vuole disperatamente diventare qualcuno, ma non sa neanche lei bene chi: tutto ciò che fa è in funzione di una competizione – unilaterale – con Lila. Per questo motivo è impossibile scindere i due personaggi, che dal primo all’ultimo libro si presentano come un binomio, due singolarità che continuano a plasmarsi a vicenda.

Valentina Bianchi

(In copertina e nell’articolo, dove non altrimenti indicato, immagini tratte dalla serie TV L’amica geniale, disponibile su Rai Play)

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