Le elezioni in Francia 2024 hanno registrato l’inaspettata sconfitta del Rassemblement National (RN), di gran lunga il partito favorito dai sondaggi. A batterlo, l’alleanza tra i moderati macronisti e la sinistra del Nouveau Front Populaire (NFP).
Da quando il presidente della repubblica Emmanuel Macron ha sciolto il Parlamento francese e indetto nuove elezioni la sera del 9 giugno, la retorica è sempre stata la stessa sui giornali, tra i politici, nelle piazze, per tutti i 27 giorni di questa atipica campagna elettorale: Macron ha fallito, ha distrutto la propria maggioranza e ha offerto alle destre la possibilità di governare. Voci di critica si sono alzate non solo tra i suoi detrattori ma, anche se un po’ sommesse, pure tra le proprie fila.
Ora possiamo dire che le previsioni di molti, anzi di quasi tutti, non si sono avverate.
Elezioni politiche in Francia 2024: un mese di fuoco
Facciamo un passo indietro. Alle 21:00 del 9 giugno Emmanuel Macron, in un discorso rivolto a tutta la nazione a reti unificate, comunica la sua decisione di sciogliere il Parlamento.
È una decisione che non viene compresa da quasi tutti. I deputati di Ensemble (la coalizione che sosteneva il Governo) erano consapevoli di perdere la maggioranza, mentre le sinistre –allora ancora disunite – temevano una larga vittoria del Rassemblement National, forse l’unico partito a potersi dichiarare soddisfatto.
Il richiamo anticipato alle urne, infatti, sembrava schiudere alla coppia formata da Marine le Pen e Jordan Bardella il sogno di una maggioranza assoluta per governare. La vittoria del partito fondato da Jean-Marie Le Pen più di 50 anni fa sembrava ormai inevitabile.
Per rispondere alle critiche, nei giorni seguenti sono arrivati altri chiarimenti da parte del presidente della Repubblica: il primo durante una conferenza tenutasi il 12 giugno, il secondo in questo post, pubblicato il 24 giugno.
Macron sottolinea che sono stati due i pilastri di questa scelta: prima di tutto, la necessità di ritrovare la chiarezza sulla volontà politica del Paese tramite il ritorno alle urne; in secondo luogo, il rifiuto degli estremismi, considerati come un pericolo sempre più tangibile e rappresentati sia dal partito di Jean-Luc Mélenchon, La France insoumise, sia dal partito di Marine le Pen, il Rassemblement National.
La sorprendente scelta di un precipitoso richiamo al voto mirava a consolidare la maggioranza presidenziale: Macron sperava di prendere alla sprovvista sia le sinistre, ancora frammentate, sia una destra in forte ascesa, ma non ancora pronta a governare.
I piani del presidente, però, non si sono avverati: la sinistra ha saputo compattarsi sotto il vessillo del Nouveau Front Populaire, un’alleanza a tutto campo creata per opporsi all’avanzata delle destre europee (il nome è un esplicito omaggio al Front Populaire del 1936).
D’altra parte, il Rassemblement National si è spogliato da tempo della propria veste estremista, riuscendo a presentarsi agli elettori come una prospettiva credibile di governo e, a causa della recente spaccatura interna alla destra moderata repubblicana tra favorevoli e contrari a un’alleanza con ilRN, l’unica destra di peso.
I sette giorni che hanno cambiato il risultato
Domenica 30 giugno i cittadini francesi si sono recati alle urne per il primo turno delle legislative. I dati hanno registrato l’indubbia maggioranza del Rassemblement National, a cui venivano pronosticati tra i 230 ed i 280 seggi: molti, ma non abbastanza per raggiungere la maggioranza assoluta.
Seguiva al secondo posto il Nouveau Front Populaire, che le stime davano tra i 125 ed i 165 seggi; quindi il partito di Macron, assestatosi tra i 70 ed i 100 seggi; e in quarta posizione i repubblicani,cui i sondaggi accordavano tra i 41 ed i 61 seggi.
L’importanza di queste elezioni aveva però portato ad un’altissima affluenza, pari al 66,71%; non si registrava infatti un dato così alto dalle elezioni del 1997.
L’elevata partecipazione popolare ha portato ad una situazione inedita.
Per capire il perché, bisogna ricordare che nel sistema elettorale francese, che è uninominale a doppio turno, se nessuno dei candidati raggiunge il 50% dei voti, si rimanda l’elezione per un parlamentare di quella specifica circoscrizione al secondo turno, con un ballottaggio tra i due più votati; se però un candidato non arriva nelle prime due posizioni, ma è stato votato da più del 12,5% degli aventi diritto, si qualifica anch’esso al secondo turno.
Così, a causa del numero cospicuo di votanti, sono state moltissime le circoscrizioni nelle quali si sarebbe arrivati a una sfida a tre candidati o, in pochi casi, addirittura a quattro.
Ciò ha conferito un grandissimo vantaggio ai due partiti nemici del Rassemblement National, che si sono accordati per ritirare i propri candidati arrivati terzi, in modo tale da far confluire i voti di sinistra e di centro su un unico candidato.
Questo accordo reciproco, autoproclamatosi ‘fronte repubblicano’, ha stravolto le previsioni: il Nouveau Front Populaire è arrivato primo, conquistando ben 180 seggi; al secondo posto, la coalizione macronista ha ottenuto 163 seggi; infine il Rassemblement National, clamorosamente terzo con soli 126 seggi, ed i repubblicani quarti a quota 66 deputati eletti.
Quale futuro per questo Parlamento?
Partiamo dalle certezze: il Front Populaire ha vinto le elezioni, e la maggioranza presidenziale è una forza con cui trovare il dialogo è necessario. Invece, il Rassemblement ha straperso e non ha possibilità di arrivare al governo.
Nessuna coalizione, però, ha la forza di governare da sola. Il primo ad apparire in conferenza stampa dopo la vittoria della sinistra è stato Jean-Luc Melenchon, leader di France Insoumise, il partito di estrema sinistra francese. Melenchon ha chiesto direttamente al presidente Macron di dare al NFP il mandato di governo, invocando anche le sue dimissioni, lasciando chiaramente poche aperture alla possibilità di un’alleanza con le forze liberali.
L’altra forza principale del NFP, il Partito Socialista capeggiato da Raphael Glucksmann, ritiene invece necessario creare un accordo di Governo con altre forze. Non è un mistero che, nonostante l’alleanza elettorale, il centro-sinistra di Glucksmann e l’estrema sinistra si siano sempre guardati in cagnesco.
La scarsa compatibilità tra i due schieramenti emerge chiaramente anche da un sondaggio che ha rivelato che, per il 66% dell’elettorato di sinistra Melenchon era da considerare come uno svantaggio per l’alleanza, al contrario di Glucksmann, apprezzato dal 70% degli intervistati.
Il comitato dirigenziale del NFP ha comunicato che avrebbe presentato un primo ministro entro una settimana delle elezioni.
Sembra, però, che il presidente Macron voglia gestire la crisi di governo dopo i giochi olimpici: per questa ragione, ha rifiutato le dimissioni dell’attuale primo ministro Gabriel Attal. Forse questo tempo in più potrebbe favorire la maggioranza presidenziale, logorando la precaria alleanza della sinistra.
Elezioni in Francia 2024… e adesso? Le incognite sul tavolo
Bisognerà aspettare ancora molto prima di sapere chi governerà in Francia. Sulla carta, un’alleanza tra liberali, socialisti e verdi raggiungerebbe un numero di 277 parlamentari, molto vicini alla maggioranza assoluta di 289.
È giusto però sottolineare ancora una volta un risultato che rimarrà a lungo tra i più importanti della Quinta repubblica francese. E la fine del macronismo, predetta, temuta o auspicata da molti, sembra ancora lontana.
Gabriele Cavalleri
(In copertina, rielaborazione di un’immagine di Emmanuel Dunand/AFP)
La République ha vinto! – L’incredibile storia delle elezioni in Francia è un articolo di Gabriele Cavalleri che parla delle elezioni politiche 2024 in Francia. Se vuoi conoscere meglio la politica francese, leggi anche questo.