Nella notte del 18 Giugno 2024 è stato approvato il DDL sull’autonomia differenziata, che prevede di trasferire alle singole regioni competenze in ambiti chiave proprie dello Stato centrale. Il dibattito si è trasformato subito in una vera e propria lotta fra la pluralità delle regioni e l’unità dello Stato centrale. Il DDL Calderoli spaccherà l’Italia o sarà un’opportunità di crescita per il Paese?
La notte prima dell’autonomia differenziata…
La proposta sull’autonomia differenziata, avanzata dalla Lega da diversi anni, si è concretizzata nel cosiddetto DDL Calderoli. Pur trattandosi di una legge ordinaria, deriva dalla riforma del Titolo V della Costituzione.
In queste ultime settimane, decisive per l’approvazione della legge, la discussione tra la destra (Lega e FdI, favorevoli) e le opposizioni (M5S e PD) ha oltrepassato i limiti della democrazia: basti pensare alla rissa in parlamento scoppiata il 12 giugno dopo che il deputato Donno (M5S) aveva consegnato al ministro Calderoli la bandiera dell’Italia, simbolo della coesione e dell’unità del Paese.
Il deputato Lezzi, seguito da molti altri, ha aggredito Donno in quella che il presidente Mattarella ha addirittura rimproverato come una scena “indecorosa”.
L’opposizione non ha tardato a farsi sentire con interventi durissimi, chiedendo la modifica del verbale, che definisce “disordine in aula” quella che è stata a tutti gli effetti una rissa.
Nei giorni seguenti, l’opposizione ha continuato a mostrare la sua disapprovazione sventolando il tricolore e intonando dapprima l’inno di Mameli e poi, una volta sciolta la seduta, la canzone della Resistenza Bella ciao.
Il presidente della Camera Fontana ha intimato ai deputati di prendere provvedimenti, come se cantare Bella ciao fosse reato, mentre picchiare un deputato che porge il tricolore no. Nonostante ciò, il DDL è stato approvato con 172 voti favorevoli, 99 contrari e un astenuto.
…e il mattino del giorno dopo
La proposta è stata approvata ufficialmente dopo una lunga nottata di discussioni e sbandieramenti, e la destra non ha aspettato a vendicarsi dell’opposizione, tirando fuori le bandiere di regioni come Lombardia, Piemonte e Veneto. Il Presidente di quest’ultima, Luca Zaia, è non a caso un gran sostenitore del DDL in questione. L’unica bandiera a rappresentare il Meridione è stata quella della Calabria.
Tuttavia, l’opposizione si è immediatamente presentata in piazza. Elly Schlein (PD) ha subito annunciato: “Insieme alle altre opposizioni, ai movimenti e alla società civile, siamo pronti a raccogliere subito le firme per un referendum che sicuramente boccerà lo Spacca-Italia”.
Anche Giuseppe Conte (M5S) è intervenuto: “Per tutta questa notte stiamo contrastando la maggioranza decisa ad approvare la legge Spacca-Italia […] continueremo a contrastarli in tutti i modi, in Parlamento e nelle piazze.”
La legge Spacca-Italia
La proposta di Calderoli, oltre ad aver destato molti dubbi nella stessa maggioranza, a causa della forte vocazione nazionalistica di FdI, ha suscitato le critiche di economisti e sociologi. Quest’ultimi, infatti, ne hanno studiato sia i risvolti economici, devastanti per le singole regioni, sia i catastrofici effetti sociali.
L’autonomia differenziata permette infatti allo Stato centrale di riconoscere alle regioni la competenza esclusiva su 23 materie di politica pubblica: dall’ambiente all’istruzione, fino ad arrivare alle infrastrutture e il commercio.
Insieme al totale controllo su varie competenze, le regioni possono anche trattenere gettito fiscale, ovvero il finanziamento che uno Stato genera attraverso la tassazione del popolo, che quindi non sarebbe più distribuito ugualmente su base nazionale a seconda delle necessità, ma in base al PIL della regione.
Prima di presentare domanda per l’autonomia differenziata, la Regione deve prima confrontarsi con comuni ed enti regionali, e poi assicurarsi di rientrare all’interno dei LEP, Livelli Essenziali delle Prestazioni, che devono essere garantiti su base nazionale.
La preoccupazione di molti è che il Sud ne esca ancora più in difetto non solo a causa dei LEP, ma anche per le entrate riguardanti il gettito fiscale.
Infatti, regioni con un PIL più alto, come quelle a Nord, avranno entrate più alte di quelle che invece non riscontrano gli stessi traguardi, come le regioni del Sud.
Ciò farebbe aumentare ancora di più quegli spostamenti che vedono più 500 mila abitanti delle Isole e del Meridione migrare verso Nord, in un circolo vizioso che causerebbe ancora più svantaggi al Sud.
Se da un lato il DDL Calderoli permetterebbe a ogni regione una spiccata autonomia organizzativa delle istituzioni più importanti, dall’altro è un moltiplicatore di differenze sociali già evidenti. La questione è quindi molto più controversa e discussa di quanto si pensi, ma non sembra essere tutto perduto: l’ultima parola potrebbe infatti spettare agli italiani.
Ludovica Accardi
(In copertina, Mauro Scrobogna/LaPresse)