Il secondo articolo di approfondimento sulle tendenze radicali di Fratelli d’Italia (qui puoi leggere il primo) tratta di propaganda e comunicazione politica, con lo scopo di mostrare, almeno in piccola parte, l’estremismo e il populismo intrinseco nell’attuale governo di Giorgia Meloni.
La propaganda e la comunicazione politica sono due dei pilastri su cui si erge l’impalcatura di un gruppo o di un partito politico, soprattutto oggi, in un mondo iperconnesso. Scindere l’ideale politico dalla propaganda del partito che lo rappresenta non è solo difficile, ma addirittura pericoloso, se non si riflette sugli effetti della propaganda sull’opinione pubblica.
Un ritorno ai valori tradizionali
La politica ideologica e valoriale di FdI, enunciata nelle Tesi di Trieste, contraddistingue anche la propaganda politica, di cui la campagna elettorale del 2022 non è che una piccola parte. Sin dalla sua fondazione, infatti, FdI si è lanciato in una campagna ideologica – che ha interessato manifesti, discorsi, media tradizionali e post social – con l’obiettivo di auspicare un ritorno ai valori tradizionali di matrice cattolica.
“Dio, Patria e Famiglia” sono i contenuti principali della comunicazione politica del partito, facilmente trasponibili in uno slogan che sintetizza le sue posizioni antiabortiste, xenofobe e ultracattoliche.
Su un piano più tecnico ed economico, il sovranismo, il nazionalismo e il made in Italy – politica economica di valorizzazione e incentivazione dell’industria, del prodotto e del turismo italiano – sono promossi in modo tale da esaltare la produzione nazionale e spingere il Paese verso un modello autarchico.
Sono giunte, inoltre, molte critiche al sistema propagandistico di FdI a causa delle allusioni alla propaganda fascista e al suo sistema di valori.
I media tradizionali
Per arricchire di esempi pratici le osservazioni iniziate nel paragrafo precedente, vale la pena analizzare l’utilizzo che FdI fa dei media tradizionali, quindi stampa, televisione e manifesti.
Il giornale, sebbene stia vivendo un momento di crisi, soprattutto nella sua forma cartacea, costituisce ancora un mezzo di comunicazione di riferimento per il Paese. La testata di punta del partito, sin dai tempi del suo “nonno” MSI, è il Secolo d’Italia.
È molto frequente in questo giornale imbattersi in articoli con toni xenofobi, contro la cosiddetta “ideologia gender” e i diritti civili per le coppie omosessuali; vicini alle estreme destre europee, come il governo Orban. Così come è possibile trovare articoli che osteggiano il progresso delle tecniche alimentari e ogni forma di “cibo sintetico”.
Per quanto riguarda i manifesti elettorali è invece spiacevole notare come molti di essi riportino slogan che si rifanno alla propaganda fascista: infatti, frasi come “Pronti”, “senza paura”, “compra locale” sono spesso presenti nei manifesti elettorali di FdI. Allo stesso modo, la propaganda antiabortista e pro-famiglia tradizionale ricorda i toni accusatori di quella fascista.
Nella propaganda televisiva di FdI, sono esemplificativi la sua lottizzazione e influenza sui vertici Rai, tanto che quest’ultima si è conquistata il nomignolo di “telemeloni”. Inoltre, tra gli emendamenti in Vigilanza proposti dal Governo, ve ne è uno che prevede la promozione televisiva della famiglia tradizionale e dei legami familiari “positivi” promossi dall’articolo 29 della Costituzione.
La pubblicità racconta nuovi valori
Anche le pubblicità e gli spot commerciali sono cambiati negli ultimi due anni, riportando messaggi spesso sessisti in cui la donna è rappresentata unicamente nel ruolo di madre e domestica; oppure, con riferimenti alla famiglia tradizionale, come il tanto discusso spot della pesca in cui una bambina soffre enormemente per il divorzio dei genitori.
O ancora, spot in cui instancabili lavoratori dedicano la loro esistenza alla produzione italiana, come nello spot, poi rimosso, del Parmigiano Reggiano. La pubblicità, per fortuna, non risulta effettivamente dirottata dal Governo in senso politico, ma è comunque sintomo di un adattamento dei grandi media alla scala di valori governativa.
L’avvento di FdI sui social
Un fenomeno interessante è l’ingresso della politica, e dei politici, sui social. I mezzi di comunicazione, in questo secolo velocissimo, sono cambiati rapidamente e dai media tradizionali siamo passati a piattaforme come Tik Tok e Instagram. Per poter interagire con un elettorato giovane è perciò necessario rimanere al passo con i tempi.
FdI, così come gli altri partiti, arriva sui social e con lui anche la sua leader Giorgia Meloni. Tuttavia, quando si aprono le pagine ufficiali del partito sembra di fare un salto nel passato. Infatti, anche attraverso i social viene promossa una tradizionalità e un conservatorismo che poco si addicono allo spirito di modernità, multiculturalità e connessione alla base dei social network.
La grande risonanza che la politica ha avuto sui social, però, non è solo dovuta a un avvicinamento dei giovani alla politica, ma anche al “fenomeno” del meme: quest’ultimo solleva i politici italiani dall’ufficialità del loro ruolo e li trasforma in fantocci da deridere e rendere virali.
Fratelli d’Italia, e in particolare Giorgia Meloni, però, sono spesso stati in grado di volgere tale duplicità della politica sui social a proprio favore, come nel caso di “Io sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana…”.
Slogan che non ha portato a nulla di concreto, ma che ha conquistato il consenso di un elettorato sempre meno interessato alla sostanza politica e incline, invece, ad assegnare il proprio voto “al/alla più simpatico/a”.
Italianità o populismo ultraconservatore?
Nei paragrafi precedenti sono stati elencati i punti fondamentali della propaganda di Fratelli d’Italia e della sua evoluzione in una realtà più complessa e volubile, come quella contemporanea.
La propaganda del partito è, ovviamente, in linea con gli ideali promossi; tuttavia, la totalizzazione del discorso sul piano ideologico è poco chiara e spesso volta ad accaparrare consensi piuttosto che a spiegare i propri intenti.
Parlare di temi facilmente comprensibili, e non di dati, leggi o termini tecnici, permette a FdI di colpire la paura del proprio uditorio e guadagnarsi la fiducia dell’elettorato più per una vicinanza di idee che di fatti concreti.
La creazione di un nemico comune, le allusioni alla famiglia, alla cristianità e alla cultura italiana in toto, sono temi che possono incontrare il consenso di un’ampia platea di persone e far leva sulla loro emotività.
Infatti, essi creano l’impressione di un governo consapevole e vicino ai problemi del proprio elettorato, ottenendo consenso anche da parte di una popolazione ormai sfiduciata nei confronti della politica e stanca di investire le proprie energie in un sistema che si mostra disinteressato nei confronti dei cittadini.
Manifesti, giornali e televisione sono sempre stati lottizzati e influenzati da inclinazioni politiche. Non si tratta di un caso straordinario del governo Meloni, ma la linea di confine tra adesione politica e censura è sottile e va salvaguardata.
La macchina populista che Fratelli d’Italia ha messo in moto sin dalla sua creazione ha evidentemente funzionato, a giudicare dalla posizione che ricopre attualmente. Tuttavia, è sempre bene tenere in considerazione l’ambiguità di certi suoi messaggi e analizzarne a fondo i rimandi e i toni.
Gaia Marcone
(In copertina, Giorgia Meloni; foto: quifinanza)
Iddio la creò…– Fratelli d’Italia e la sua propaganda fa parte di un trittico di articoli di Gaia Marcone, leggi qui il primo.