
Ogni anno, con l’invecchiare della Repubblica, si sente parlare sempre di più di astensionismo: una tradizione non nuova per gli indecisi e i disinteressati che, però, porta più problemi che vantaggi. Particolarmente preoccupanti sono i dati dell’astensionismo durante le elezioni europee del 2024: cerchiamo di capire i motivi alla radice di questo fenomeno.
Elezioni europee: percentuali catastrofiche
L’8 e il 9 Giugno, in occasione delle elezioni europee, gli italiani hanno scelto i 76 politici che li rappresenteranno all’Europarlamento. Nonostante le istituzioni europee abbiano pubblicizzato le elezioni e si siano diffuse le candidature di parlamentari, generali e personaggi pubblici – talvolta anche fantasmi – il protagonista indiscusso delle elezioni europee del 2024 rimane l’astensionismo.
In Italia, la percentuale di affluenza alle urne è tra le più basse nella storia repubblicana: secondo l’Ansa arriva solo al 49,69%, ponendo l’Italia tra i primi Paesi per minor affluenza. Ad abbassare ancora di più le percentuali sono le isole e il Sud Italia, mentre una maggiore partecipazione si registra nella circoscrizione Nord Occidentale e Orientale.
Tra le percentuali del parlamento europeo, questa è l’affluenza più bassa mai registrata in Italia – pur tenendo in conto le elezioni amministrative in più di 3.000 comuni –, a partire dalle prime elezioni nel 1979 e dopo la catastrofica affluenza del 54,5% nel 2019. Ma cosa spinge le persone a non votare?
L’astensionismo è una forma di protesta?
L’astensionismo si definisce come il fenomeno per cui un cittadino avente diritti politici, e quindi la possibilità di votare, si astiene dalla scelta di un partito, senza presentarsi ai seggi. Molti la definiscono una “protesta” e una forma di “boicottaggio”.
Gli anarchici, ad esempio, si astengono spesso dalle elezioni perché ritengono che il Parlamento sia una forma di governo anacronistica, trasformando il non-voto non solo in una protesta, ma anche in un’ideologia. Ancora, il Landless People’s Movement, nato nel 2004 in Sudafrica, pone l’astensionismo come una forma di boicottaggio verso i partiti che non rappresentano davvero i poveri e lo rende addirittura parte del loro motto “No Land! No House! No vote!”.
In Europa, tuttavia, la situazione è più complessa, soprattutto in Italia, perché le tematiche della politica sembrano non interessare più le persone comuni, non tanto per una reale mancanza di interesse, quanto per la poca credibilità dei politici. I motivi della crescita di questa invalidante scelta possono essere anche “tecnici”, come il voto dei fuorisede e la lontananza dei seggi elettorali.
Si percepisce comunque una crescente sfiducia nella politica che porta molti giovani – ma non solo – a scegliere di non schierarsi e a restare invisibili. Di conseguenza, si giunge a un disinteresse sempre maggiore nell’evoluzione dei partiti, che si sviluppano in maniera sempre più eterogenea, generando ancora più indecisione, confusione e conflitti interni.

Il libro bianco: temi e soluzioni
Di questo tema si occupa una commissione di studio promossa dal dipartimento per le riforme istituzionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i cui lavori, studi e lineamenti del fenomeno dell’astensionismo sono stati raccolti in un “libro bianco”.
Questo studia il fenomeno a partire dalla Costituzione, che nell’art. 2 dice “il voto è personale ed eguale, segreto e unico”. Questo articolo implica l’impossibilità di votare per delega, per procura o corrispondenza.
Inoltre, secondo l’articolo 3 della Costituzione, le istituzioni dovrebbero eliminare qualsiasi ostacolo al voto. Il contrasto tra questi due articoli è che se il voto non viene fatto personalmente dall’elettore, c’è il rischio che possa essere manipolato. La commissione, per risolvere questo primo problema sta lavorando per la digitalizzazione della tessera elettorale e la concentrazione delle votazioni ad un massimo di due giorni l’anno.
Oltre a questa “limitazione” del voto personale, il libro bianco studia il tema della sfiducia nei confronti della politica e afferma:
L’Italia va inserita in quei Paesi ad alta partecipazione, in cui la crescita dell’astensione sembra il risultato, prima, della sfiducia nei partiti e del conseguente terremoto politico all’inizio degli anni Novanta e, poi, a distanza di anni, della grande recessione con i suoi effetti economici e sociali che spinge a reazioni di protesta e astensione
Secondo il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile dell’ISTAT, in una scala da 0 a 10, la fiducia verso i politici si ferma a 3,3. Questa “sfiducia” nei confronti dei politici e dei partiti è la seconda causa di astensione al voto, dopo le cause di forze maggiori, come le impossibilità fisiche.
Per questo secondo tema, la commissione è impossibilitata a trovare una soluzione efficiente e risolutiva: è necessario superare la crisi politica attuale.
Ludovica Accardi
(In copertina, foto di Sara Kurfeß su Unsplash)