Candidato al Premio Strega 2024, “Aggiustare l’universo” di Raffaella Romagnolo (Mondadori, 2023) è un romanzo ambientato durante l’anno scolastico 1945-1946. Al centro, la storia di Ester Sacerdoti, una bambina sopravvissuta all’Olocausto, e un mondo tutto da ricostruire.
Guardare al futuro
Raffaella Romagnolo definisce Aggiustare l’universo un romanzo sulla scuola ambientato nel passato; ma, in realtà, è molto di più. Il libro, infatti, affronta il tema della memoria: dalla grande Storia, fatta di guerre ed eventi collettivi, alla storia dei piccoli centri, come Borgo di Dentro, e delle persone comuni.
In particolare, in un’intervista alla Stampa, Romagnolo ha affermato che il suo intento è quello di spiegare la dimensione della scuola che, soprattutto in un momento difficile come il Dopoguerra, ha il dovere di guardare al futuro.
Grazie alle ricerche sul periodo storico locale e ai sopralluoghi effettuati dall’autrice, il lettore si ritrova catapultato nell’Italia degli anni Quaranta e partecipa del tutto all’atmosfera di quel tempo.
Borgo di Dentro
La prima vicenda è ambientata a Borgo di Dentro, un piccolo centro del basso Piemonte, nel 1945/46, il primo vero anno scolastico dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e del nazifascismo. La scuola inizia con due settimane di ritardo, dato che fa fatica a reinventarsi e rimettersi in moto: manca tutto il necessario, come quaderni, carta e inchiostro.
La maestra Virgilia, che tutti chiamano “Gilla”, ha ventidue anni ed è di Genova, ma è sfollata a Borgo di Dentro tre anni prima. A guerra conclusa, lei rimane lì per insegnare, perché crede che anche i bambini di questo paese meritino di studiare.
Gilla è figlia di un orologiaio, che le ha insegnato a riparare ingranaggi. Quando a scuola trova un universo in miniatura, si dedica ad aggiustarlo per poter mitigare quel dolore che la guerra le aveva provocato.
La maestra, però, si ritrova anche a dover aggiustare l’universo interiore di una bambina di dieci anni, che vive in un orfanotrofio da qualche mese, Francesca Pellegrini. Tuttavia, si scoprirà che il suo vero nome è Ester Sacerdoti, ed è figlia di ebrei puri.
Casale Monferrato
Le vicende ambientate in questo paesino in provincia di Alessandria riguardano soprattutto i componenti della famiglia Sacerdoti. Dal 10 novembre 1938 la loro vita non sarà più la stessa: le leggi razziali, in vigore fino al 1945, cambieranno per sempre il loro destino.
Solo pochissimi membri della famiglia Sacerdoti riusciranno a sopravvivere dalla strage nazifascista. Anche la piccola Ester si salverà, grazie alla madre che la lascia in un orfanotrofio.
Eppure, il prezzo della salvezza sarà molto alto per Ester: la bambina sarà costretta ad assumere una nuova identità che farà fatica ad accettare e a cui sceglie di ribellarsi attraverso il silenzio. Inizialmente, solo il gatto Lucifero – nomen omen – riuscirà a riportare nella vita di Ester la luce che lei aveva perduto.
Il suo ruolo può sembrare secondario, ma non lo è per niente, perché per lei ha un enorme potere salvifico. Infatti, è l’unico essere vivente con cui la bambina si apre, parla e si confida perché ha paura degli umani.
Si vive bene anche senza sapere i nomi.
Raffaella Romagnolo, Aggiustare l’universo (p. 288).
Aggiustare due universi
Gilla ritrova un vecchio planetario meccanico abbandonato tra le rovine lasciate dall’esercito tedesco, un modello del sistema solare di metallo e cartapesta, con una manovella per il moto di rivoluzione e i pianeti dipinti a tempera.
Durante la sera, nei suoi momenti liberi, lo ripara per portarlo alle sue alunne e, nel frattempo, si immagina delle lezioni per poter spiegare loro il sistema solare. Non appena finisce di sistemarlo lo porta dalle sue bambine, che rimarranno affascinate.
La maestra, tuttavia, ripara anche l’universo di Francesca Pellegrini. In qualche modo, capisce fin da subito che la bambina ha bisogno di aiuto: vuole capire il motivo del suo mutismo, e cerca quindi di riparare anche la sua anima.
Così, inizia a indagare sulla sua vita andando nell’orfanotrofio in cui vive, cercando informazioni dalle suore e provando a parlare con la bambina. Un giorno, finalmente, la piccola porta Gilla a vedere il gattino che teneva nascosto e scopre che in realtà Francesca parla.
Francesca le confida che in realtà il suo vero nome è Ester Sacerdoti, le racconta la storia della sua famiglia, e a quel punto la maestra decide di accompagnarla insieme a Maria Luisa a cercare la sua mamma e il suo papà nella loro vecchia casa, fino a quando riescono a trovarli.
Quindi, la maestra riesce effettivamente ad aggiustare il planetario e aggiustare la povera anima di una bambina che non vedeva l’ora di tornare dalla propria mamma e dal proprio papà.
In bilico tra due mondi
Ester è una bambina sola, isolata e che si sta completamente chiudendo al mondo, a causa dell’esperienza veramente dura che è costretta ad affrontare a soli dieci anni.
La guerra la mette davanti alla temporanea perdita dei suoi cari, costringendola a vivere sotto un falso nome e una falsa storia per proteggersi da un mondo che vedeva lei e la sua famiglia come una razza inferiore da dover eliminare.
Il suo nuovo nome è Francesca Pellegrini, ma non lo sente suo, perché la allontana da quella che è la sua vera vita. Avere un altro nome è necessario per nascondersi, per evitare di essere scoperti. È in bilico tra due identità: quella vera, che deve tenere nascosta, e quella che è obbligata ad avere e che molto spesso la mette in difficoltà.
Vive all’interno di un orfanotrofio, dove ha dei privilegi, come quello di andare a scuola. È una bambina molto brava in tutte le materie ma, purtroppo, dopo il grande trauma ha deciso di non parlare più per paura e per preservarsi dal mondo che l’aveva costretta a separarsi dalla sua mamma, dal suo papà e dal nonno a cui era molto legata.
Dopo varie vicissitudini, racconti della sua infanzia e mesi interminabili, insieme alla maestra e all’amica Maria Luisa, va in treno a Casale Monferrato alla ricerca della sua famiglia, con la quale si ricongiunge.
Quindi, riesce a tornare alla sua vera vita e al suo vero nome, ma mantiene anche quella vita temporanea che le era stata imposta, perché ha la possibilità di sostenere l’esame di quinta elementare e di portare avanti la sua amicizia con Maria Luisa. Come se restasse in bilico tra due mondi. Quello che Gilla vuole – e riesce a fare – è cercare di sistemare un qualcosa di rotto. Per poterlo fare, secondo Raffaella Romagnolo, è necessario partire da ciò che non funziona più.
E come può essere fatto al meglio, se non partendo da un qualcosa di rotto nella propria dimensione quotidiana, proprio come l’universo materiale del planetario, per arrivare all’universo interiore di Ester?
Benedetta Del Re
Questa recensione di Aggiustare l’universo, di Raffaella Romagnolo, fa parte della rassegna Giovani Reporter in attesa del Premio Strega 2024.