Cultura

“Invernale” di Dario Voltolini – Storia di un macellaio e di un padre

Invernale Voltolini

Invernale” (La nave di Teseo, 2024) di Dario Voltolini, candidato al Premio Strega 2024, è un libro intimo e cruento, ma non per questo crudele. In poco più di un centinaio di pagine racconta la storia di un uomo che lavora come macellaio e il suo lento declino a causa di un incidente inaspettato, il tutto dallo sguardo sincero e minuzioso del figlio.


Classe ’59, torinese e docente alla Scuola Holden, Dario Voltolini si presenta come uno scrittore a tutto tondo: è autore di romanzi, radiogrammi, testi di canzoni e libretti per il teatro musicale. Con Invernale si avventura nell’autofiction, inserendo nel romanzo breve il lutto per il padre, senza mai banalizzare il dolore causato dalla perdita più grande della sua vita: la morte del padre.

Un padre, un macellaio

In un riflesso della periferia di Torino degli anni ’70, Gino lavora come macellaio: è un delegato con il lavoro sporco di tagliare, dividere, spolpare le carcasse animali, appese su ganci di ferro o sdraiate sul bancone, per ricavare tutte le parti richieste dai clienti sbraitanti.

Il libro, in un incipit frettoloso e movimentato, si apre proprio così: il mercato del sabato mattina, come una sommossa, riempie la macelleria. Gino non è intimorito, anzi, si fa strada tra le bilance, le carcasse e le richieste dei clienti con la maestria di chi sa di essere esperto nel suo lavoro.

All’improvviso, un taglio accidentato, causato dalla sua troppa sicurezza o dall’incompetenza di un collega nell’appendere la carcassa di un agnello al gancio metallico, rischia di tagliargli via un pollice.

Se prima Gino era un traghettatore che consegnava la carne dei morti ai vivi, ecco che lentamente diventa protagonista di un lento e doloroso viaggio della disgregazione della propria carne. Infatti, a causa dell’incidente, il pollice viene infettato da un batterio che trova ottimo rinfresco nella carne viva: si tratta di un linfosarcoma.

La malattia del padre viene descritta minuziosamente dalla prospettiva del figlio Dario, carne della sua carne, che quasi come un narratore onnisciente descrive prima la spossatezza e il fastidio dell’infezione, poi le visite e gli esami, la consapevolezza della malattia e gli impercettibili cambi di routine nel suo lavoro, e infine la morte, a cui non ha assistito.

Invernale Voltolini
Copertina di “Invernale”, di Dario Voltolini (La Nave di Teseo, 2024).

Attraverso gli occhi di Dario vediamo la decadenza del padre: il suo è uno sguardo intimo e preciso del rapporto sottile ma resistente con il padre, paragonato a quello di una figlia con la madre.

Padre e figlio: un rapporto viscerale

Il lettore percepisce il legame viscerale fra Dario e suo padre grazie alla comunicazione non verbale, attraverso i loro gesti, sguardi e silenzi, che rendono la narrazione di Voltolini ancora più accattivante e riflessiva. Il romanzo breve è, a tutti gli effetti, l’elaborazione di un lutto.

“Salutatemi Dario” sono le ultime parole del padre, quasi a voler ancora sottolineare la loro vicinanza emotiva e affettiva, pur nella loro lontananza sia fisica che metafisica.

Anche se il libro stesso manca della trascendentalità della morte, nell’ultima parte del romanzo Voltolini usa una metafora per indicare la ferita che sta per crearsi nella vita del figlio: una bomba.

L’ordigno viene disinnescato dalle ultime parole del padre, come a simboleggiare una pacificazione tra la realtà del figlio e la morte del genitore, che ha lasciato come eredità terrena un rapporto paterno solido e ben fatto, come i tagli della carne in macelleria.

Carne e dolore

Invernale, che pulsa come un capillare in procinto di rompersi, emette un’energia nuova: Voltolini unisce la maestria narrativa alla profondità filosofica della storia, da cui scaturisce un’intensa riflessione sul significato della morte e della vita.

Questo libro è, di fatto, il racconto di una perdita e un inno alle emozioni particolari e complesse del caso. Attraverso un continuo alternarsi di eventi e flashback, Voltolini crea una storia-mosaico che avvolge il lettore in maniera tanto intima da farlo sentire quasi un terzo incomodo.

Il tema della carne, una costante del libro, pone l’essere umano in una prospettiva materiale e terrena, che mette fine a qualsiasi altra possibile trascendentalità della morte e del dolore.

Muore un padre, e muore una parte di Dario, che ha perso un punto fermo della sua vita.

Ludovica Accardi

(In copertina, l’immagine scelta da La Nave di Teseo per Invernale, di Dario Voltolini)


Questa recensione di Invernale, di Dario Voltolini, fa parte della rassegna di Giovani Reporter in attesa del Premio Strega 2024.

Premio Strega.
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