
“Frontiera” è l’ultimo libro di Francesco Costa (Mondadori, 2024). Per chi non lo conoscesse, si occupa da sempre di politica americana: potete trovare i suoi articoli sul Post (di cui è vicedirettore), ma è molto attivo anche su YouTube e il suo podcast “Da Costa a Costa” è uno dei più seguiti in Italia. Giovani Reporter lo ha recentemente intervistato in occasione della presentazione del suo libro all’oratorio san Filippo Neri.
Il futuro si avvicina…
Si avvicinano le presidenziali americane (previste per il 5 novembre), e cittadini e leader di tutto il mondo guardano attentamente allo scontro tra Donald Trump (45° presidente degli USA, dal 2016 al 2020) e Joe Biden (46°, attualmente in carica).
Oltre a essere una delle elezioni più strane nella storia degli Stati Uniti, è un appuntamento che ridefinirà il futuro di tutto il mondo, non solo dei 330 milioni di abitanti che vivono in questa superpotenza.
Per usare le parole di Biden, citate da Costa (p. 213): “Ogni sei o sette generazioni arriva un momento in cui il mondo cambia radicalmente in pochissimo tempo.

Quello che accadrà nei prossimi due o tre anni determinerà i prossimi cinque o sei decenni”. Non è uno slogan usato tanto per far rumore, il 2024 sarà senza dubbio un anno di svolta del ventunesimo secolo.
La “Frontiera” di Francesco Costa
Ma, quindi, di cosa parla questo libro? Delle elezioni?
Ecco, rispondere a questa domanda non è banale come può sembrare. È un libro sugli Stati Uniti, non c’è dubbio, ma una linea generale o una tesi mancano completamente. Costa stesso ne propone qualcuna: nell’introduzione (pp. 5-9) scrive di voler contrastare la comune narrazione di oggi che raffigura gli USA come un Paese in declino (chi poi sostenga questa idea e in base a cosa, Costa non ce lo dice).
Su questa linea anche il sottotitolo, “Perché sarà un nuovo secolo americano”. Questa domanda potrebbe aprire il vaso di Pandora, ma Costa si limita a professare un certo fideismo verso il futuro degli USA: anche in questo caso, non è presente.
Costa ci ha detto che, persino in caso di elezioni di Trump, in un modo o nell’altro troveranno il modo per rimanere nell’olimpo del mondo. Anzi, non soltanto è assente una vera spiegazione a questa risposta, ma nel libro manca proprio il tema principale: il futuro degli USA, e quindi, il futuro del mondo. I pochi accenni al presente sono citati di passaggio e in fretta dimenticati.
Per esempio, l’autore ci dice qualche volta che le città degli Stati del Sud stanno vivendo una grande crescita demografica ed economica, ma non entra mai nello specifico del perché questo succeda o dei termini in cui questo stia avvenendo.


Di cosa parliamo quando parliamo di questa “frontiera”?
Ciò che troverete leggendo Frontiera è una lista lunghissima di aneddoti di lunghezza variabile, dal paragrafo di poche righe a una decina di pagine.
Il risultato è un insieme di “frammenti” (parola usata da Costa stesso) che perlopiù trattano di eventi passati, di avvenimenti recenti (come l’elezione presidenziale del 2016) fino a racconti di vario genere (come la temperatura delle bevande del McDonald’s o l’incidente di Roswell).
Questi frammenti sono raccolti in cinque capitoli che fungono da ‘raccoglitori’: abbondanza, ingenuità, identità, violenza e frontiera. Come siano stati riempiti i primi quattro capitoli, ormai, sarà abbastanza chiaro: una storia qua, una là, e il gioco è fatto.
Si arriva all’ultimo capitolo e si spera: almeno qualcosa su questa America che cambia tanto e così in fretta (come ogni tanto ci ricorda l’autore) ci sarà! Invece no, il solito minestrone: partendo dagli ufo, passando per il concetto di frontiera, che si collega all’emergenza migratoria, per l’eccessivo costo delle case, fino ad arrivare a un paio di aneddoti sulla Disney e su una città nata intorno a uno sbocco autostradale.
Riflessioni finali
Frontiera avrebbe potuto trattare temi fondamentali ma assenti dal dibattito pubblico italiano – proprio perché rivolto al pubblico italiano. Ad esempio, negli USA ci si sta chiedendo se il rischio di guerra civile possa essere realtà o no, oppure si guarda con preoccupazione allo scontro sino-statunitense, che preoccupa gli americani molto più di quanto si possa immaginare qui in Europa.
Contano poco le previsioni del Pil della Cina citate: se la guerra scoppiasse, molti esperti sono concordi nel ritenere che gli USA perderebbero in un attimo. Frontiera è invece un libro confuso, che parla di tutto e di niente. Chi segue la politica americana troverà solo un insieme di temi che conosce già; i neofiti, invece, possono uscirne solo frastornati da un elenco interminabile di fatti e storie senza qualcosa che li leghi bene.
(in copertina, Frontiera di Francesco Costa; foto: Francesco Faccioli/Giovani Reporter)