In un periodo storico così delicato e con le Elezioni Europee alle porte, il 9 aprile 2024 la Commissione parlamentare di Vigilanza della Rai ha approvato la nuova legge sulla par condicio; dunque, nell’emittente pubblica, sono intervenuti i sindacati e vari giornalisti si sono allontanati. Cosa si intende con par condicio? E cosa sta succedendo adesso in Rai?
Cos’è la legge sulla par condicio?
Nel linguaggio politico con “par condicio” si intende una situazione nella quale ogni soggetto abbia la medesime possibilità di accesso ai mezzi di comunicazione di massa come programmi televisivi e radiofonici. In particolare nelle campagne elettorali, essa entra in vigore per per garantire agli spettatori la pluralità dell’informazione.
Questo mezzo venne introdotto nel 2000 in un contesto culturale e mediatico molto diverso da quello attuale. In occasione di ogni nuova elezione nazionale, le regole sulla gestione dei media cambiano, decise rispettivamente da AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) per le emittenti radiotelevisive private e dalla Commissione parlamentare di Vigilanza per la Rai.
La par condicio al giorno d’oggi viene fortemente criticata perché i quattro componenti del consiglio dell’AGCOM sono nominati dal parlamento, mentre il presidente è scelto dal presidente del Consiglio e dal ministro dello Sviluppo economico, e i membri della Commissione Vigilanza sulla Rai sono parlamentari. Questo causa un diretto coinvolgimento nella politica che mette in discussione l’imparzialità dell’AGCOM.
L’altra grande critica alla par condicio riguarda il fatto che non contempli internet, ad oggi utilizzato moltissimo per una propaganda politica più vicina ai giovani: basti guardare come tra il 2020 e il 2021 molti politici come Giuseppe Conte e Silvio Berlusconi crearono account e contenuti su TikTok, portale diretto della Gen Z.
La doppia par condicio e la voce dei giornalisti
La situazione si è aggravata ancora di più con la doppia par condicio per la RAI e le trasmissioni private che in vista delle elezioni europee dell’8 e del 9 Giugno saranno soggette alle nuove regole messe a punto dalla Commissione di Vigilanza.
I politici e i ministri potranno, secondo queste nuove regole, intervenire nella trasmissione al di fuori dei tempi contingentati su argomenti desiderati del proprio settore e rainews24 potrà trasmettere i comizi politici integralmente senza la mediazione di un giornalista. Ciò, tuttavia, non accadrà per le emittenti private.
Questa doppia par condicio limita fortemente il lavoro del giornalista e le voci di protesta non si sono fatte attendere: il 12 Aprile i giornalisti della Rai hanno deciso di leggere in diretta un comunicato dell’USIGRai (Unione Sindacale Giornalisti Rai) con la quale i giornalisti affermano e ribadiscono il ruolo della comunicazione, soprattutto in periodo elettorale. Questo ha il compito di verificare gli interventi e far notare notare incongruenze, anche attraverso domande “scomode”.
Inoltre, sempre a causa delle restrizioni poste dalla commissione di Vigilanza, nonché a causa delle divergenze tra i vertici della Rai e i giornalisti, l’Usigrai ha indetto uno sciopero a partire da Lunedì 6 Maggio che durerà fino a nuove decisioni del sindacato.
I giornalisti, come dice il videocomunicato con cui annuncia lo sciopero, affermano: “preferiamo perdere uno o più giorni di carica, che perdere la nostra libertà”.
Propaganda e censura: la Rai ne è colpevole?
La propaganda elettorale è sempre esistita ed è ciò che caratterizza la competizione tra due o più partiti. Essa permette di fare valutare all’elettore il partito che ritiene migliore e più affine alle sue idee, tuttavia senza la mediazione di un giornalista che analizza e approfondisce l’opinione del politico, si può effettivamente parlare di propaganda?
Se essa non avviene attraverso una comunicazione e un’informazione plurale da offrire al pubblico, possiamo parlare di libertà di pensiero?
La doppia par condicio è considerata da molti una forzatura del centrodestra proprio perché limita la pluralità di informazioni destinate allo spettatore, che è ovviamente anche elettore.
Recenti esempi, da questo punto di vista, possono essere la puntata di Porta a Porta del 18 aprile, in cui si discute dell’aborto con ben sette uomini o la censura del monologo dello scrittore Scurati in occasione del 25 Aprile.
Nonostante spesso il ruolo del giornalista sia visto come superfluo, un semplice narratore dei fatti e dei pensieri, in realtà svolge un lavoro molto più delicato: coordina le discussioni nei talk, propone e commenta le notizie e, soprattutto, ricerca sempre la verità nelle sue molteplici sfaccettature.
Ludovica Maria Accardi
(In copertina lo studio del programma televisivo Porta a Porta, da ANSA)