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Cose Nuove per Castel Maggiore – Intervista a Luca Vignoli

Luca Vignoli Cose Nuove Castel Maggiore

A Castel Maggiore (Bologna) arriva una lista civica che punta a fare “cose nuove” per la città. Luca Vignoli, dottorando in Diritto del lavoro presso UniBo, si candida così alle elezioni amministrative dell’8 e del 9 giugno, con la lista civica Cose Nuove per Castel Maggiore, formata per la maggior parte da giovani under 30. Sarà lui a sfidare i candidati della destra e della sinistra: Umberto Negri e Paolo Gurgone. Il 5 maggio la presentazione ufficiale delle persone della lista, al teatro Biagi d’Antona di Castel Maggiore, ore 21:00.


Davide Lamandini: Partiamo dall’inizio di tutto: chi siete? Chi è Cosa Nuove e perché ha deciso di proporre un suo candidato alle elezioni amministrative dell’8 e del 9 giugno 2024?

Luca Vignoli: Cose Nuove (cosenuove.eu) è un’associazione che ha già un po’ di tempo, nel senso che sono quasi trent’anni che esiste; quindi, possiamo dire di essere la lista civica più antica che si presenta a Castel Maggiore.

Nasce come lista civica, poi si è costituita l’associazione e ha partecipato per alcune tornate elettorali di Castel Maggiore, sia autonomamente che in coalizione con altre forze.

Poi, però, in una seconda fase della vita dell’associazione, l’impegno diretto è venuto meno e quello che ha fatto Cose Nuove è stato più che altro occuparsi di promozione e animazione culturale e politica del territorio, sia all’interno che all’esterno della città, con iniziative e serate rivolte alla cittadinanza.

Cose Nuove Castel Maggiore logo
Logo di Cose Nuove.

Noi due [Luca Vignoli e Matteo Frezzotti, ndr.] rappresentiamo la seconda generazione di Cose Nuove, entrati in questa seconda fase. Io sono stato uno dei primi a entrare tra quelli che adesso sono i più giovani, nel 2015 – sono passati nove anni.

All’inizio ci siamo occupati delle tematiche più care a Cose Nuove: il carcere, il lavoro, l’ambiente; nel macro come nel micro livello, e concretamente abbiamo promosso incontri e organizzato dibattiti.

Per quanto riguarda l’idea di proporci alle amministrative dell’8 e del 9 giugno, direi che si tratti più che altro dell’esito naturale del percorso di questi anni: ci è sembrata l’evoluzione più più coerente con tutto il lavoro fatto e trasformare in impegno diretto tutta la bellezza messa in gioco fino ad ora.

Così, abbiamo provato ad allargare il giro, coinvolgendo le persone che conoscevamo sul territorio e quelle che ritenevamo più recettive sulla proposta. E siamo arrivati fin qua.


Elettra Dòmini: Quante persone conta al momento Cose Nuove?

Matteo Frezzotti: Non lo sappiamo più neanche noi [ride, ndr.]. Al momento nel gruppo più ristretto ci saranno più di trenta persone, e di queste la maggior parte è formata da giovani under 30. Tra l’altro, ci teniamo a sottolineare che non siamo una lista civica di giovani per giovani: Cose Nuove punta sull’intergenerazionalità.

Per noi della vecchia guardia dei giovani che hanno partecipato anche alla storia precedente all’impegno diretto, è sempre stato uno spazio in cui poter godere della presenza di più persone appartenenti a diverse generazioni, presenti in un unico luogo e che quindi si contaminavano a vicenda. E questa è stata per noi una ricchezza fondamentale e una delle ragioni alla base della scelta di impegnarci direttamente per la comunità e aprirci, perché vediamo che fuori tende a mancare.

L.V.: Abbiamo scritto un manifesto di valori condivisi dalla nostra associazione per milioni di ragioni, ma in generale sappiamo di trovarci in un periodo di cambiamento dei paradigmi in cui viviamo; e, per questo, pensiamo che sia necessario trovare approcci e visioni diversi. Cose nuove, insomma.


D.L.: (a Luca Vignoli) A questo punto raccontaci un po’ di te. Chi sei e perché hai deciso di candidarti come sindaco di Castel Maggiore?

L.V.: Chi sono? [sorride, ndr.] Allora, da che ho memoria, ho sempre avuto un grande interesse per la politica. Così, quando il Presidente dell’Associazione nel 2015 mi chiese di partecipare alle loro attività, subito mi ha catturato con l’idea di un gruppo presente e stabile sul territorio del mio comune.

L’impegno e l’interesse si sono tradotti prima nella nomina a Rappresentante d’Istituto del mio liceo, poi a rappresentante del Consiglio di Dipartimento all’università; e poi, nel mondo dell’associazionismo sono stato anche in Libera.

Qualche anno fa, insieme ad altre persone, ho fondato qualche anno fa la Comunità Solare Locale di Castel Maggiore (pagina Facebook), un progetto che nasce da un professore dell’università di Bologna, Leonardo Setti [ricercatore di UniBo – Dipartimento di Chimica Industriale “Toso Montanari”, ndr.], che ha costruito questa organizzazione volta a guidare le famiglie verso la transizione energetica, offrendo loro supporto e strumenti per rendere il tutto conveniente e realizzabile.

Quando siamo entrati noi nella comunità a Castel Maggiore funzionava così: il centro coordinava le varie comunità presenti nei vari territori, e queste davano supporto agli utenti e li informavano sui provider di energia, ossia spiegavano loro chi li poteva rifornire di energia sostenibile e quali erano le promozioni attive.

Poi, dei consulenti facevano un controllo della casa per rilevare i punti in cui erano maggiori i consumi e per capire come si potesse intervenire, attraverso investimenti sul breve o sul lungo termine. La Comunità Solare Locale ha un po’ un ruolo da precorritrice per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) che sono state inserite nella normativa comunitaria e nazionale.

L’energia solare è l’energia più democratica che esista, ed è un discorso molto interessante perché il sole cade ovunque: è un controsenso pensare che ci siano grandi provider che hanno nelle loro mani tutta la fornitura, non sfruttando l’opportunità di mettere in rete l’energia fornita da ogni impianto fotovoltaico che si trova sul tetto di ogni casa della nostra comunità.

Foto: Vivint Solar/Unsplash.

E.D.: (a Matteo Frezzotti) Facciamo questa domanda anche a Matteo: perché Luca Vignoli? Quali sono, secondo te, i suoi punti di forza?

M.F.: Io credo – e sono sicuro che Luca non lo dica per umiltà – che sia la persona adatta al ruolo che si candida di coprire per due motivi: il primo è la grande capacità di entrare nello specifico dei temi che tratta, e cioè una grande abilità di approfondimento, che può partire dai temi più alti ma poi riuscire a calarli nella realtà concreta; il secondo, di pari passo, è il senso critico, la capacità di riuscire a leggere e analizzare ogni situazione e prendere una posizione in modo fermo e deciso.

L.V.: Per noi è sempre stato importante ampliare lo sguardo, e questo si vede anche dai tre nodi principali del nostro programma; comunque, crediamo che sia importante riuscire a intercettare le paure e le esigenze delle persone, per capire cosa possiamo fare nel concreto e nel nostro piccolo.

M.F.: Non solo le paure e le esigenze, ma anche le ambizioni e i sogni.


D.L.: Hai accennato velocemente ai nodi principali del vostro programma, e cioè ai tre tipi di sostenibilità in cui credete: ambientale, economica e sociale. Ci descrivete nel dettaglio questo progetto e ci spiegate i vari punti che prevede?

M.F.: Abbiamo scritto un manifesto che voleva essere una cornice valoriale, una bussola che ci servirà a orientarci nella nostra esperienza, in primis fino alle elezioni, ma anche dopo, se le persone lo desidereranno e ci avranno eletti.

Abbiamo guardato la realtà che ci circondava e abbiamo iniziato ad analizzarne i problemi. Siamo partiti da tematiche centrali per la nostra comunità, per i giovani come per i meno giovani, e poi abbiamo pensato a come tradurle nel territorio. Come hai detto tu, si tratta di tre punti essenziali: sostenibilità ambientale, sostenibilità economica e sostenibilità sociale.

Partiamo allora dalla sostenibilità ambientale. Come dicevamo prima, è sotto gli occhi di tutti che una delle questioni più urgenti che ci troviamo ad affrontare sia la questione ambientale. È importante prima di tutto prenderne atto e coscienza, e poi passare a tradurlo in azione concrete su Castel Maggiore.

È sotto gli occhi di tutta Italia il livello di inquinamento che abbiamo raggiunto, ma noi che viviamo in pianura padana ce ne rendiamo conto ogni giorno ancora di più semplicemente quando usciamo di casa e respiriamo l’aria. Quindi, una delle prime azioni da fare rispetto a questo tema consiste nell’incentivare il trasporto pubblico.

Un’altra questione che ci sta molto a cuore è il consumo, sotto diversi aspetti. Intanto, cosa significa sostenibilità? Per noi è riuscire a fare utilizzo del suolo e delle risorse pubbliche in modo intelligente: dove si può usare qualcosa che già esiste, riutilizzarlo; dove non è possibile, esigere comunque una compensazione e quindi rendere l’intervento sostenibile.

Per esempio, crediamo che, nel momento in cui un costruttore va a costruire qualcosa di nuovo sul territorio, e quindi va a plasmare il suolo, debba preoccuparsi di andare a compensare ciò che va a produrre in termini di anidride carbonica emessa e in termini di traffico, ad esempio attraverso la creazione di un bosco. Questo è un esempio concreto sulla stessa lunghezza d’onda della legge regionale sul consumo di suolo e la progettazione urbanistica, la legge 24 del 2017: bisogna riqualificare la città, renderla vivibile, per fare in modo che le persone possano avere una vita di qualità.


D.L.: Poi, la seconda sostenibilità alla base del vostro manifesto è quella economica. Ce la raccontate più nello specifico e magari ci fate anche un esempio?

M.F.: Certo, diciamo che la nostra idea di sostenibilità economica si basa sul fatto che Castel Maggiore sia una città particolarmente esigente in termini di tassazione, e non vogliamo dare un giudizio su questo, è solo un dato di fatto da cui partire. Tuttavia, crediamo che debba valere il principio secondo cui, se un Comune è esigente, allora significa che deve investire i soldi che prende in maniera intelligente.

L.V.: Pensiamo che sia necessario limare quelle situazioni in cui le risorse pubbliche vengono utilizzate senza troppa attenzione nel seguire le attività svolte con i proventi. Per esempio, Castel Maggiore ha un centro sportivo, la polisportiva Progresso, che è di proprietà del Comune e che viene data in concessione ad alcune società; ecco, bisogna sottolineare che la condizione delle strutture in molti casi presenta delle problematicità e necessita di un intervento di riqualificazione.

Questa manutenzione non nasce oggi, ma è una situazione che si è accumulata nel tempo e che ora diventa un problema di manutenzione straordinaria.

La manutenzione ordinaria è in mano alla persona cui viene fatta la concessione, mentre la straordinaria spetta al proprietario, cioè al Comune. Un appunto che ci sentiamo di fare è proprio questo: il fatto che, andando a rimandare questi interventi, non preoccupandosi e non vigilando attentamente sulla loro attuazione, va a finire che si trasformano in manutenzione straordinaria e che quindi ricadono nelle tasche del Comune. Il problema non è tanto sulla Polisportiva Progresso, il tema è il lato amministrazione: avere cura degli spazi della collettività.


D.L.: Benissimo. Passiamo ora alla terza sostenibilità del vostro programma, quella sociale? Di cosa si tratta e perché è così importante per la comunità di Castel Maggiore?

L.V.: Per la sostenibilità sociale partiamo con un obiettivo a lungo termine: abbiamo intenzione di fare di Castel Maggiore una vera comunità. Innanzitutto, vogliamo combattere la dimensione della città-dormitorio, che demanda qualsiasi attività a Bologna.

Ma, al di là del contesto territoriale e logistico di Castel Maggiore, crediamo che sia anche una linea di tendenza più generale del nostro mondo e del nostro tempo, che ci porta sempre più verso l’individualismo e la chiusura. Noi, invece, siamo convinti che una città debba riuscire prima di tutto a essere comunità e a garantire un certo grado di qualità della vita per i propri cittadini anche in termini di sicurezza. Ecco, questo rappresenta in sintesi il sogno e il progetto di Cose Nuove.

Un buon esempio da questo punto di vista può essere il bar della bocciofila [il bar della Polisportiva Progresso, in via Lirone 46, Castel Maggiore, ndr.], che è un’area molto grande con all’interno una zona adibita a bar molto grande, e quindi dalla grande funzione sociale; ecco, tutto questo, secondo noi, non esprime le potenzialità che potrebbe esprimere come centro di aggregazione e luogo capace di generare incontri. La riqualificazione di questo posto è collegata a tutto quello che dicevo prima, e sarebbe un passo molto importante in direzione di creare un reale senso di comunità.

Qualcuno ha detto “un bar non fa cultura”, però non è propriamente vero. In realtà, come luogo di aggregazione può esprimere un grande potenziale culturale, senza per questo snaturarlo.

M.F.: Nella sostenibilità sociale rientra anche il discorso sulla terza età, questione che ha una dimensione nazionale e una dimensione locale, anche nel piccolo di Castel Maggiore, dove l’età media è di 51 anni. Ecco, qui rientra in gioco il discorso sull’intergenerazionalità che facevamo prima: bisogna creare uno spazio per il dialogo, per l’incontro, per il confronto tra le diverse fasce della comunità.


E.D.: Ora una domanda più provocatoria: in un mondo che si apre sempre di più all’esterno, al grande, al nazionale – se non all’internazionale – perché avete scelto Castel Maggiore? E perché un giovane dovrebbe scegliere Castel Maggiore?

L.V.: Rispondo dal mio punto di vista, strettamente personale: perché, quando sono a Castel Maggiore, mi sento a casa. Non sono nato esattamente qui, perché non c’è un ospedale, ma ci vivo da sempre, qui sono cresciuto e qui ci sono tutti i miei ricordi. Ho da poco fatto un’esperienza all’esterno, ma sono tornato perché ne sentivo il bisogno: sento di potermi e dovermi spendere per la mia terra.

Ecco, io credo che in politica – e intendo “politica” in senso ampio, cioè l’insieme di tutte le azioni fatte per la collettività – sia importantissimo l’amore per la proprio comunità, sia essa il Comune, sia l’Italia o addirittura l’Europa.

C’è un libro di Naomi Klein sul cambiamento climatico, si intitola Una rivoluzione ci salverà (Rizzoli, 2015), e uno dei capitolo finali si intitolava L’amore salverà questo posto. Klein dice, chiaramente parlando di cambiamento climatico, che l’attaccamento delle persone al loro territorio sarà alla fine la spinta necessaria per intraprendere tutte le azioni che sono necessarie per salvare il mondo. Ma io allargo il discorso a tutto: quello che salverà l’umanità sarà l’amore.


D.L.: E che rapporto deve esserci tra Castel Maggiore e Bologna? Come si fa a dare alla vostra città il senso di comunità di cui parlate se si trova alle porta di un enorme polo culturale come il capoluogo di regione?

L.V.: Guarderei il problema da un altro punto di vista: penso che la proposta debba essere fatta perché è il grido unanime che si alza da tutta la comunità, e in particolare dai giovani.

M.F.: Vero, si avverte da sempre un’esigenza, da tutte le fasce di età. Quindi, da questo punto di vista per noi non c’è alcuna sovrapposizione con quella che può essere Bologna, né ci deve essere. Sono due realtà diverse. È una dimensione per noi da curare anche nell’ottica di una città che sappia essere anche comoda; la comunità deve avere spazi per incontrarsi, e questo è imprescindibile.

Biblioteca Castel Maggiore
Una foto della nuova biblioteca di Castel Maggiore.

D.L.: Il rischio è che in un paese come questo è che la comunità si ritrovi ma non a Castel Maggiore, e parlo soprattutto dei giovani. Come la vivete?

L.V.: Assolutamente, e di fatto quello che succede è che la comunità giovanile non si ritrova, ma si disperde; e, secondo me, non si tratta di riportare in casa i nostri che se ne vanno a Bologna, ma di fare proposte diverse, per interessi diversi e momenti diversi. E da questo punto di vista bisogna lavorare molto di più rispetto a quanto non si sia fatto finora.


E.D.: Continuiamo a parlare di giovani o, meglio, della prospettiva intergenerazionale. Qual è la situazione a Castel Maggiore e cosa pensate di fare o cosa pensate sia necessario fare?

L.V.: Non stiamo parlando di un peculiarità di Castel Maggiore, ma di una situazione che si ripropone anche a Castel Maggiore, e cioè il fatto che non ci sono spazi di contatto tra più generazioni – o comunque sono pochi. Per noi, per la nostra storia, questo è stato Cose Nuove.

Facciamo un esempio concreto, già proposto in altri Comuni: possiamo pensare di creare dei luoghi in cui i giovani possano lavorare e studiare, e allo stesso tempo le persone più anziane possano essere accolte; un unico luogo di aggregazione può creare sinergie interessanti. Sarebbe un modo per combattere anche la solitudine che provano certe persone anziane; persone di cui disperdiamo l’esperienza, rifiutando di vedere il tesoro che c’è.

M.F.: In città come Nizza e Marsiglia, sono stati creati degli spazi di co-working all’interno di una casa di riposo. All’interno c’erano degli ambienti inutilizzati e gli anziani avevano poche cose da fare, mentre i giovani avevano bisogno di luoghi dove lavorare e studiare.

LV: Tra l’altro, sui servizi alla terza età il principio della polifunzionalità: vogliamo riuscire ad aggregare in un unico contesto varie fasce di persone, e uno spazio di co-working può essere utile per fare in modo che queste persone si mescolino. Questo darebbe dignità alla persona e migliorerebbe la qualità della vita di tutti, e in modo particolare della comunità di riferimento.


D.L.: Passiamo al tema dell’amministrazione e di come comunicare e rendere partecipe il cittadino delle attività del Comune. Cosa avete intenzione di fare da questo punto di vista?

L.V.: Secondo me, sotto questo aspetto bisogna agire con molta più determinazione di quanto non sia stato fatto finora. La prima realtà che mi viene in mente a Castel Maggiore, parlando di partecipazione, è quella delle Consulte, che sono organi formati da cittadini, divisi per settore, fascia d’età o territorio.

Sono spazi che, dal nostro punto di vista, devono portare una reale partecipazione, e dove l’amministrazione comunale non può arrivare indicando le azioni da intraprendere o le linee da seguire:  è necessario che il Comune ascolti le esigenze di queste persone, e che dunque questi organi rappresentino dei luoghi di ricezione dal basso del fermento che c’è nella comunità.

Ricollegandomi a quello che dicevamo prima riguardo al bar della Bocciofila, questo può essere un altro esempio di partecipazione. È una delle nostre idee di politica: essere recettivi verso le proposte che avanza chi quei luoghi li vive; cosa che, ovviamente, crea un senso di appartenenza.

Si tratta sicuramente di una sfida, però è una sfida da cogliere. Nel senso che, sempre con il rispetto dei luoghi – ci tengo a precisarlo – è giusto che l’amministrazione si prenda le proprie responsabilità, e che poi nel processo democratico legittimo venga lodata o criticata. Però servono apertura, ascolto, spinta alla partecipazione, perché il Comune è il rappresentante dello Stato più vicino ai cittadini.


D.L.: A Bologna abbiamo appena avuto l’esempio dei 30 km/h di cui si è parlato ovunque, fino ai nuovi lavori del tram che adesso arrivano anche in centro. Che collegamento deve esserci a livello di Castel Maggiore – e soprattutto Trebbo di Reno – con Bologna? E, soprattutto, come pensate che stia andando e come pensate che debba andare?

L.V.: Come sta andando? Oggettivamente male. Per quanto riguarda Castel Maggiore, è una delle città della prima cintura periferica di Bologna, insieme a San Lazzaro e Casalecchio. Nonostante questo, da sempre sconta una situazione deteriore dei trasporti.

Dal nostro punto di vista, ci sono degli interventi da fare e che dipendono dalla volontà politica. Spesso si dice che la tariffa urbana sarebbe troppo costosa e che non ce la potremmo permettere, e ha senso come ragionamento, ma intanto parliamone: quanto costa?

Perché un comune come Granarolo, che è più piccolo di noi [circa 12.000 abitanti nel 2017, rispetto agli oltre 18.000 di Castel Maggiore, ndr.], paga una somma assolutamente alla portata per il bilancio di Castel Maggiore e che permette ai cittadini che si abbonano al trasporto pubblico di avere la tariffa urbana. Se lo fa Granarolo, perché non lo possiamo fare anche noi? Manca, a nostro avviso, la volontà politica di allocare risorse sulla questione trasporti pubblici.

Non dimentichiamoci poi che Castel Maggiore fa parte dell’Unione Reno Galliera [insieme ad Argelato, Bentivoglio, Castello d’Argile, Galliera, Pieve di Cento, San Giorgio di Piano e San Pietro in Casale, ndr.], che conta circa 80mila abitanti in totale. Perché non andiamo tutti insieme da TPER?

Ecco, da questo punto di vista, bisogna aprire un’interlocuzione per migliorare la situazione non solo per gli autobus ma anche sul versante treni.


D.L.: Perché proporre un vostro candidato autonomo e non sostenere qualche altro candidato, come ad esempio Paolo Gurgone [del Partito Democratico, ndr.], magari cercando di entrare nel Consiglio Comunale?

L.V.: Abbiamo scelto di correre autonomamente perché vogliamo portare una voce nuova, temi nuovi, approcci nuovi a Castel Maggiore. La prima cosa che abbiamo fatto, una volta presa la decisione di iniziare questa avventura e una volta allargato il nostro gruppo di lavoro, è stato chiedere alle persone quale fosse il loro sogno per Castel Maggiore.

Ci dicono che siamo inesperti, e io rispondo di sì, ma da un punto di vista genuino rispetto alle posizioni di potere e alle istituzioni e alle realtà già presenti da sempre. Siamo partiti così e abbiamo provato a guardare il mondo a testa in giù, a uscire dai paradigmi.

E poi abbiamo capito che dovevamo proporci in autonomia, non l’abbiamo deciso, è stato naturale: il modo più normale e coerente di partecipare a questa avventura era creare una nuova lista civica.

M.F.: Dopo la nostra serata di lancio [domenica 3 marzo 2024, ndr.], una persona ci ha detto: “sono rimasta così emozionata che sono andata a casa e il giorno dopo mi sono messa a fare cose”, perché ha visto tanti ragazzi mettersi in gioco, organizzare una bella serata, con 250-300 persone.

Vedendo questa forza, questa freschezza, anche lei ha sentito questa speranza, questa voglia di attivarsi. Ecco, vogliamo essere contagiosi, e fare davvero “cose nuove”.


E.D.: Quali sono le prime tre cose che avete intenzione di fare in caso di vittoria?

L.V.: La prima è la tariffa sugli abbonamenti, andando da TPER insieme all’Unione Reno Galliera, altrimenti come singola amministrazione, per portare a casa il risultato.

La seconda è la pianificazione del territorio, con un’attenzione particolare alle opere di compensazione ambientale, a partire dai piani già approvati dal Comune di Castel Maggiore. La terza è la riqualificazione degli spazi di aggregazione, a partire dal bar della Bocciofila.


D.L.: Che aspettative avete per queste elezioni?

L.V.: Puntiamo a vincere, nel senso che realmente riteniamo che questa possibilità sia concreta, sia per il riscontro sul territorio sia per la qualità del lavoro che crediamo di stare facendo. Vogliamo davvero portare Cose Nuove a Castel Maggiore.

A cura di Elettra Dòmini e Davide Lamandini, con la collaborazione di Valentina Bianchi.

(In copertina Luca Vignoli)

Sull'autore

Vivo nella bellezza delle mie passioni, consapevole che un giorno, quando sarò una grande scrittrice, una ricercatrice di successo, o una professoressa di linguistica in università, tutto quello che mi ha permesso di diventare l'adulta che voglio diventare, lo avrò scelto da sola. Contenta. Ed entusiasta.
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