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On the road – Strasburgo, Colmar e Zurigo, tre città in tre giorni


Non avete mai voglia di scappare da tutto per qualche giorno? Ogni tanto è proprio necessario respirare aria nuova, riempirsi gli occhi di scene diverse della solita monotonia e sentire i rumori di altri luoghi. Ancor meglio se avete qualcuno con cui farlo. In questo caso è stata la mia amica Martina a rapirmi per un viaggio on the road tra Francia e Svizzera.


L’idea è nata un noioso pomeriggio di gennaio in cui, al tavolo della caffetteria dove io e altri amici cercavamo di scrivere la tesi, abbiamo iniziato a fantasticare possibili evasioni. Il mio amico Danilo ha tirato fuori il racconto di un suo viaggio a Strasburgo anni addietro: io e Martina, incuriosite, abbiamo cercato su Google delle immagini di questo fantomatico posto.

La folgorazione: casette colorate una accanto all’altra, affacciate su deliziosi canaletti, chiese appuntite e un cielo sereno e invitante. Da subito abbiamo associato Strasburgo a un paese delle fate: come non sentirsi richiamate da una località del genere?

Da quel momento l’idea è stata abbandonata ma, una volta finita la tesi, fatta la discussione di laurea e la grande festa, era proprio l’ora di farsi un bel regalo. Facendo qualche rapida ricerca abbiamo scoperto che esiste un altro paesino ancor più fatato di Strasburgo. Colmar è infatti una Strasburgo in miniatura a solo un’ora di distanza in macchina.

Volendo esagerare, abbiamo pensato: “Perché non allungare il percorso e fare un salto in Svizzera?”. Caso vuole che un nostro amico di vecchia data vivesse al momento proprio a Zurigo. Perfetto: avevamo addirittura un Cicerone personale per mostrarci la città. Munite di cappotto (non pesantissimo), sciarpa e cappello, siamo partite all’avventura.

L’8 marzo, alle 6 del mattino, siamo salite in macchina da Milano e in cinque ore e mezza siamo arrivate alla prima destinazione. Il rientro era previsto per il lunedì successivo, il 10 marzo: il piano era visitare Strasburgo i primi due giorni, andare a Colmar la domenica mattina (mezza giornata per fare un giro) e poi ripartire per Zurigo, pernottando la notte e tornando il giorno dopo. Eppure, abbiamo scoperto che per vedere la prima meta era più che sufficiente una giornata intera, così abbiamo potuto dedicare il sabato a Colmar e la domenica intera a Zurigo con rientro dopo cena.

Giorno 1: Strasburgo

Strasburgo si trova nella regione dell’Alsazia ed è stata palleggiata per più di tre secoli tra Francia e Germania; oggi è tornata in mano alla Francia. Questa città mi ha subito colpita per la sua pulizia, tutt’altro mondo rispetto a Milano.

L’Hotel Strasbourg Montaigne Verte, nel quale alloggiavamo, offriva la possibilità di noleggiare biciclette, ottimo mezzo per girare il centro godendosi ogni punto. Purtroppo il clima era ancora troppo freddo per scegliere questa esperienza, ma arrivare con il tram fino al centro e poi passeggiare è una soluzione ancora migliore.

Non essendo una grande metropoli le attrazioni sono abbastanza vicine tra loro, quindi in una giornata di cammino è possibile vedere la maggior parte di esse. Ecco i monumenti e i luoghi più interessanti:

  • Place Kléber e Rue des dominicains: Place Kléber è una piccola piazza del centro su cui si affacciano bar e negozi, in cui siamo capitate nel giorno del mercato. Da lì, passeggiando “a sentimento”, abbiamo percorso Rue des dominicains fino a scorgere l’alta torre di un’altra chiesa, l’Église protestante du Temple-Neuf, al cui interno era adibito un mercatino delle pulci. Da qui percorrendo Rue des Orfèvres si arriva alla Cattedrale.
  • Cattedrale di Notre Dame: una enorme chiesa gotica dalla bellezza mozzafiato, imponente nella sua altezza, in una piazza piuttosto nascosta. Al suo interno, ogni giorno alle 12:30 il meccanismo dell’orologio astronomico rinascimentale mette in scena la processione degli apostoli, proprio come quello di Praga. Nella piazza della Cattedrale si trovano anche il Museo dell’Opera, sulla storia della città, e Palazzo Rohan.
  • Église réformée Saint Paul: passeggiando lungo il canale si inizia a intravedere le due guglie di questa chiesa, davanti a un piccolo parco con alberi fioriti e cigni. Lungo il canale, tra l’altro, vi sono molti negozi interessanti, tra cui una libreria di soli gialli.
  • Petite France: si tratta di un piccolo quartiere di Strasburgo, patrimonio dell’UNESCO, che risale alla fine del Cinquecento. La sua caratteristica è la schiera di casettine a graticcio colorate, sembra proprio un piccolo villaggio di fate e gnomi, ma era in realtà il quartiere dei pescatori, mugnai e conciatori. In questa zona si trovano molti ristoranti di cucina tipica alsaziana, di conseguenza aleggia un piacevole aroma di cipolla…
Église réformée Saint Paul
  • Parc de l’Orangerie: un grande parco di fronte al Consiglio d’Europa che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta. Non sapevo assolutamente cosa aspettarmi andando qui, ma ho scoperto che è la casa di moltissimi animali, tra cui le cicogne. In effetti, guardando le cime degli alberi si vedono dei nidi enormi, che sono proprio le dimore di questi animali stupendi.

Facendoci caso, di fianco a molti cartelli recanti i nomi delle vie si trovano anche delle piccole cicogne disegnate sul muro, che portano appese al becco dei fagottini. Incuriosita, ho fatto delle ricerche e ho scoperto che le cicogne sono il simbolo dell’Alsazia perché si pensava che il loro arrivo nel Paese portasse nuove nascite.

In realtà erano i nuovi nati ad attirare questi animali: quando nasceva un bambino era consuetudine la sera accendere il camino per allietare l’ambiente durante i rigidi inverni e le cicogne, attirate dal tepore, creavano i loro nidi sui tetti così da dormire beate. Ecco perché cicogne e neonati sono spesso associati.

Giorno 2: Colmar

No, non si tratta della patria del giubbotto che andava tanto di moda quando eravamo alle scuole medie, bensì di una piccola località alsaziana a un’ora di macchina da Strasburgo, e si trova sulla via del vino dell’Alsazia. Il suo nome deriva probabilmente da columbarium, in quanto era il luogo in cui si presume venissero allevate le colombe reali. Il centro storico di Colmar è davvero un piccolo gioiello risalente al Medioevo, ricco di architetture meravigliose.

Passeggiando tranquillamente si incontrano:

  • Collegiata di San Martino: nella piazza della Cattedrale, un esempio di architettura gotica che risale alla fine del Trecento. Camminando senza meta lungo Rue Mercière, ricca di negozietti e locali tipici, attenzione a non perdere di vista Maison Pfister.
  • Maison Pfister: la casa fu costruita nel Cinquecento per un cappellano arricchitosi con il commercio d’argento ed è davvero particolare. La struttura è tipica delle case alsaziane, con la balconata in legno e la torre ottagonale che sembra protendersi verso l’esterno.
  • Petite Venise: è la vera attrazione di Colmar. Come suggerisce il nome, si tratta di una serie di canali che ricordano dunque la nostra Venezia, sui quali si affacciano le famose case a graticcio colorate che abbiamo già visto anche a Strasburgo nella zona della Petite France. Bisogna riconoscere, però, che la Piccola Venezia di Colmar è molto più suggestiva. Tra l’altro vi è il Marchè Couvert, una sorta di Mercat de la Boqueria in miniatura, con una terrazzina che gode di tavoli con sbocco sul canale. Un’idea carina è fare il giro dei canali in battello: dura circa un’ora e i prezzi sono piuttosto bassi.
Petite Venise

Disseminati per Colmar si trovano per terra una serie di simboli a forma di freccia raffiguranti la statua della Libertà. Questi simbolini stanno a indicare la via per raggiungere proprio la riproduzione della statua, alta però 12 metri, posta al centro di una rotonda all’entrata della città. Di fatto si tratta di un omaggio al suo ideatore, nato proprio a Colmar, Auguste Bartholdi.

Si dice, però, che Colmar risplenda in tutta la sua bellezza nel periodo natalizio, durante il quale vengono adibiti mercatini e la città lampeggia sotto mille lustrini. Dunque, non vedo l’ora di tornarci per un buon pretzel e del vin chaud.

Giorno 3: Zurigo

La domenica mattina io e Martina abbiamo lasciato l’hotel Montaigne Verte e siamo salite in macchina per raggiungere Zurigo, in quasi tre ore di strada. Purtroppo lì il tempo non è stato per nulla magnanimo con noi, dal momento che ha piovuto tutto il giorno. Girare la città sotto la pioggia non è il massimo, ma devo dire che Zurigo è una di quelle città che si sposa bene con questo tipo di meteo, soprattutto se sei seduto in un bar con una cioccolata calda e una crepes davanti e guardi fuori dalla finestra i cittadini che passeggiano sotto l’ombrello.

Il nostro angelo custode, Riccardo, ci ha scortate per tutta Zurigo, instancabile, raccontandoci curiosità e cenni storici. Una delle cose più interessanti che ci ha riportato è che lì esistono ancora le gilde (corporazioni di arti e mestieri), dette zunft. Quasi tutte sono finite con la fine Rivoluzione francese ma in alcune parti della Svizzera esistono ancora, anche se rimangono dei “club selettivi”.

Ogni anno si celebra Sechseläuten, una festa in onore della fine della stagione invernale, in cui un pupazzo di neve fittizio che simboleggia l’inverno viene dato alle fiamme e fatto esplodere.

Gilda di Schmiden

Durante la festa gli uomini delle 26 gilde (le donne non ne fanno parte) sfilano in abiti tradizionali con cavalli, carri e bande musicali. Di fatto è divertente fare caso, andando in giro, ai simboli di queste gilde appesi come stemmi.

Abbiamo visto davvero tante cose in un solo giorno, ma ecco le più rilevanti, a mio parere:

  • Bellerivestrasse: questa lunga strada costeggia il Limmat. Noi l’abbiamo percorsa a partire dall’Opera, accanto alla stazione. Occorre assolutamente fermarsi al Giardino cinese, quasi un pesce fuor d’acqua tra le architetture svizzere. Si tratta di un dono della città gemellata di Kunming come ringraziamento per l’aiuto che Zurigo diede alla città cinese per la costruzione di strutture idriche e fognarie.
  • Grossmünster: un’imponente chiesa protestante risalente al XVI secolo e si affaccia sulla riva opposta del Limmat, salutando la chiesa di Fraumünster. Superano la chiesa abbiamo percorso tutta Münstergasse, dopodiché siamo passati all’altra riva, la “città vecchia” o “district one” in gergo (la parte appena descritta è invece considerata zona mercantile).
  • Fraumünster: fondata da Ludovico il Germanico, ospitava anche un convento femminile. Con la sua guglia verde che guarda la dirimpettaia protestante è uno dei simboli di Zurigo.
  • St Peter: la sua torre appare alla fine di una ripida salita e il quadrante dell’orologio è il più grande d’Europa.
  • Lindenhof: è una piazza panoramica da cui si gode di una bellissima vista sul centro storico. Oggi è anche un ritrovo per gli appassionati di scacchi, tanto che in un angolo della piazzetta si trova una scacchiera di grandi dimensioni.
Fraumünster

Piccola guida per vegetariani all’estero

A Strasburgo ci sono veramente tanti locali con un occhio di riguardo verso le persone non onnivore. Si trovano molti ristoranti vegetariani (ma anche vegani). Ovviamente, bisogna mettere in conto che non si avrà la possibilità di assaggiare tutti i piatti tipici, per la maggior parte a base di carne (tranne per i rosti, frittatine di verdure, patate e cipolle, e la fonduta).

Ecco i locali in cui ho trovato di che sfamarmi a Strasburgo:

Bioburger: nei pressi della cattedrale e con i tavolini sul canale, un punto molto carino e poco trafficato. L’hamburgeria ha sia panini con carne normale, sia una piccola scelta di panini vegetariani ma davvero ottimi. C’è anche un altro Bioburger vicino al palazzo del Consiglio d’Europa.

East Canteen: posizionato sulla Grand Rue, la via principale, è un locale di cucina asiatica con prezzi onesti e piatti molto buoni e particolari. Per non parlare della location, arredata in modo delizioso. Se preferite uno spot più calmo e isolato c’è un altro East Canteen in Place d’Austerlitz, una zona più interna ma altrettanto bella la sera.

Interno di East Canteen

Velicious Burger: anche questo si trova verso la fine della Grand Rue. Questa hamburgeria è completamente vegana e la scelta è molto ampia. L’unico problema è il cattivo odore che si trova all’interno… si consiglia, tempo permettendo, di accomodarsi sui tavolini all’esterno.

Colmar non è altrettanto ben fornita, abbiamo girato per un’ora alla ricerca di locali con piatti vegetariani ma, essendo un paesino veramente piccolo e per lo più turistico, quasi tutti i ristoranti offrono cucina tipica con poca scelta per chi non mangia la carne (o derivati animali in generale). Una valida alternativa però può essere comprare i bretzel in un chiosco (quelli semplici salati costano 1 euro l’uno e sono abbastanza grandi) e mangiarli passeggiando.

Zurigo è più generosa, ma essendo stata lì solo in giornata posso consigliare l’unico ristorante che ho provato a cena. Si chiama Tibits ed è vegetariano e vegano. La sua particolarità è che le portate sono disposte su un grande tavolo e i clienti si servono da soli come in un buffet, per poi portare il piatto alla cassa e pagarlo in base al peso. Ovviamente in Svizzera i prezzi sono parecchio alti, quindi al primo giro consiglio di non abbuffarsi. In ogni caso, la scelta è davvero molto ampia e si trova di tutto: primi, secondi, burger, contorni, dolci, bevande.

Blu Di Marco

(In copertina e nell’articolo foto di Blu Di Marco)


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