Tragedia sull’appennino tosco-emiliano. Nella giornata di martedì 9 aprile 2024, alle ore 14:30, è avvenuta l’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi, presso il bacino artificiale di Suviana. Almeno 12 le persone coinvolte: sette morte e cinque gravemente ferite. Sono state avviate le operazioni di recupero, proseguite per tutta la notte fra il 9 e il 10 aprile.
Non è ancora chiaro cosa sia successo presso la centrale idroelettrica Enel Green Power di Bargi. L’esplosione tragica si è verificata al piano -8, a circa 40 metri di profondità, provocando il crollo di un solaio e l’allagamento del piano -9. Si è verificata una vera e propria strage a Suviana: sono stati coinvolti 12 tecnici impiegati, alcuni di ditte esterne. Delle due turbine Pelton una era in revisione; gli operai stavano lavorando ad adeguamenti impiantistici.
A poche centinaia di metri dalla centrale di Bargi, stava facendo merenda una scolaresca delle scuole medie Muratori di Vignola. Per fortuna gli studenti sono rimasti illesi, anche se spaventati. La scolaresca riporta di aver sentito cattivo odore nell’aria e, prima dell’esplosione, un rumore strano, come hanno confermato gli operai della centrale.
Che ruolo avessero i tecnici deceduti nella strage di Suviana e per chi lavorassero, come funziona una centrale idroelettrica e come questa sia esplosa, sono alcuni degli elementi chiari e da chiarire di questa vicenda che, a livello regionale, è il più grave incidente sul lavoro dal 2005.
Alcune informazioni tecniche: come funziona una centrale idroelettrica?
La centrale di Bargi è una centrale a pozzo. La alimenta un bacino d’acqua a monte, che costituisce l’energia potenziale; presenta uno sbarramento, in questo caso una diga. Una centrale idroelettrica funziona secondo un principio relativamente semplice: la trasformazione dell’energia cinetica dell’acqua in energia elettrica.
Le variabili importanti di una centrale idroelettrica, sulle quali si basano le potenze delle turbine, sono il salto utile (la differenza in altezza tra il punto dove si prende l’acqua e il bacino dove viene restituita), e la portata dei canali di derivazione. In questo caso vi sono due turbine, sviluppanti 330 megawatt in totale e di 2,30 metri di lunghezza ciascuna.
Dunque, si ha un bacino idrico a monte e i canali di derivazione. Da un pozzo piezometrico si passa alle condotte forzate, che portano l’acqua alla vera e propria centrale a valle, sotto l’acqua, dove stanno le turbine. Le turbine compiono il lavoro, grazie a un sistema costituito da un girante collegato all’alternatore (o generatore), che grazie a un rotore trasforma l’energia meccanica in energia elettrica, di cui bisogna abbassare l’intensità ed elevare la tensione.
La centrale di Bargi si trova presso il lago di Suviana, mentre il bacino riceve acqua dal lago del Brasimone. Si tratta di un sistema di due laghi perché, per dirla semplicemente, l’acqua scende, carica, crea l’energia e poi viene pompata nuovamente nel bacino a monte.
Entrambi i laghi sono artificiali: il Brasimone risale al 1911, il lago di Suviana al 1936 circa, e la centrale al 1975.
Avviene uno scambio d’acqua tra i due invasi: il sistema di produzione di energia è green, dal momento che l’acqua per caduta (si parla infatti di salto utile) alimenta le turbine, in questo caso del tipo Pelton. Sono comunque impianti sofisticati, a diversi metri di profondità nel lago, dal momento che un sistema di aria forzata deve raffreddare le turbine.
La situazione il 9 aprile
Nei giorni scorsi si pensava che delle due turbine, una fosse esplosa. Le due turbine erano in manutenzione, e l’esplosione sarebbe avvenuta in corrispondenza della seconda macchina in fase di collaudo. I lavori furono decisi e iniziati nel settembre 2022 e messi in appalto nel 2023.
Salvatore Bernabei, CEO di Enel Green Power e Responsabile di Enel Green Power e Thermal Generation, afferma che la centrale, nel suo normale funzionamento, viene comandata da un’altra località, senza l’intervento diretto di operatori.
Negli attuali lavori in corso e nel lavoro di generazione ci sono delle procedure che prevedono vari controlli. Le aziende scelte da Enel sono altamente specializzate nel settore.
L’impianto era infatti in manutenzione straordinaria: nello specifico, si era alle fasi precedenti al collaudo del secondo gruppo, di cui era parte la seconda turbina.
Secondo Aldo Fiori, professore ordinario di Costruzioni idrauliche, marittime e idrologia dell’Università Roma Tre, il problema non sarebbe strutturale ma impiantistico, connesso probabilmente all’attività di manutenzione.
Non è ancora chiaro cosa sia effettivamente esploso: si ipotizza che sia avvenuto qualcosa a livello del trasformatore. In particolare, che a causa della trasformazione di energia sia variata la temperatura degli oli minerali del trasformatore.
Osserva Daniele Carnevale, professore associato di Ingegneria dell’automazione all’Università di Roma Tor Vergata, che, poiché “tutti gli impianti di questo tipo hanno sistemi di rilevamento dei gas, è strano che nella centrale di Suviana l’allarme non sia stato lanciato da un sistema Scada”, acronimo di Supervisory Control And Data Acquisition.
Secondo più recenti sviluppi, si continua a investigare sul fortissimo odore sentito dai presenti, e sulla centralità dell’alternatore nell’esplosione. Sembrerebbe infatti che nella zona dei cuscinetti dell’alternatore ci fosse molto olio, quasi sicuramente il combustibile che ha alimentato l’incendio.
L’inchiesta
Il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato, che si sta occupando del caso assieme ai pm Flavio Lazzarini e Michela Guidi, ha comunicato la realizzazione di un’iscrizione tecnica nel fascicolo aperto sulla tragedia, mentre la priorità iniziale è stata la messa in sicurezza del sito. I reati ipotizzati sono disastro colposo e omicidio colposo. La procura dovrà chiarire la catena di lavoro in atto per la rimessa a nuovo delle turbine.
Su indicazione di Amato sono stati predisposti esami visivi con tac sui corpi delle prime tre vittime della strage di Suviana, Vincenzo Franchina, Pavel Petronel Tanase e Mario Pisani, anche per poter restituire le salme ai familiari. L’esplosione sommersa risulta la causa del decesso.
Le perizie richieste non sono ancora possibili, perciò in questo momento risultano fondamentali le testimonianze dei tecnici. Dal momento che l’accesso è ancora precluso a causa dell’infiltrazione, bisognerà attendere. L’inchiesta sarà di lunga durata e riporterà a galla, per l’ennesima volta, la problematica della sicurezza sul lavoro.
I soccorsi
Quindi possiamo immaginare questa struttura come un palazzo di molti piani, ma rovesciato. È il motivo per cui si parla del piano -8, e l’infiltrazione di acqua non ha reso certo facile l’impresa dei soccorritori.
Le operazioni, proseguite la notte fra il 9 e il 10 aprile, si sono interrotte per consentire la messa in sicurezza della condotta che altrimenti avrebbe potuto far travolgere i soccorritori dall’acqua. Dopo aver prelevato gli olii sono intervenute le idrovore, mentre Enel ha abbassato il livello del bacino di più di un metro. La notte fra il 10 e l’11 aprile, le squadre di soccorritori hanno continuato, alternandosi ogni 40 minuti, per accedere ai piani -8, -9 e -10.
In seguito, a causa di un problema idraulico, le idrovore si sono fermate e continuano da qualche giorno a non poter operare. Si attende il piano operativo e di emergenza di Enel Green Power.
Sono stati coinvolti nei soccorsi anche i sommozzatori della Guardia di Finanza di Rimini e il nucleo dei sommozzatori di Vicenza. I lavori sono andati avanti in due direzioni, dentro e fuori la centrale. Dentro, tramite veicoli filoguidati. Fuori, sommozzatori hanno visionato “una grata d’accesso alle paratie per capire se è da lì che entra l’acqua”, come raccontato da Francesco Boaria, caporeparto dei sommozzatori di Vicenza e presente anche alle operazioni per la tragedia della Costa Concordia.
Il 12 aprile la Protezione Civile lascia la centrale; rimangono solo i Vigili del Fuoco. I piani inferiori, dal -6, sono sotto sequestro per le indagini della Procura.
È riportata ovunque la dichiarazione di Luca Cari (Vigili del Fuoco), risalente il 9 aprile: “Non stiamo lavorando con molte speranze di trovare vivi i dispersi, lo scenario che abbiamo davanti non ci dà questa idea”. I Vigili del Fuoco devono affrontare un’incredibile quantità di materiali, pareti crollate, buio, residui di olio e fanghi.
Secondo il responsabile nazionale del servizio sommozzatori dei Vigili del fuoco Giuseppe Petrone, si tratta di “uno degli interventi più difficili che sia stato chiamato a gestire” nella sua carriera.
I subappalti
La tragedia ha portato all’opinione pubblica la questione dei subappalti. Non sono chiari i numeri riguardanti gli impiegati: almeno sei erano dipendenti di Enel Green Power, ma l’azienda non fornisce numeri precisi.
In una nota, l’azienda comunica di aver istituito un “fondo immediato di due milioni di euro per consentire alle persone coinvolte e alle loro famiglie di far fronte alle prime necessità e urgenze”.
Trattandosi di operazioni altamente specializzate, è in realtà abbastanza comune l’azienda, in questo caso Enel Green Power, si affidi a una o più imprese appaltatrici, che a loro volta subappaltano.
La centrale era ferma dal 2022 per lavori di aggiornamento tecnologico. Lo ricorda Bernabei, che dichiara: “Avevamo scelto tra le migliori ditte, le migliori società nel campo dell’elettrico e dell’idroelettrico: Siemens, Abb, Voith”. E poi: “Quando mi rivolgo a un contractor, il contractor è sinonimo di prestigio e serietà”.
Quando gli viene chiesto, da parte dei giornalisti dell’ANSA, dei subappalti, la risposta è: “Questa domanda la deve rivolgere ai contractor, che a loro volta possono rivolgersi ad altri specialisti, perché i lavori che stavamo facendo qua sono lavori che si possono fare solo da parte di specialisti“.
Ancora Bernabei, nella puntata di Porta a Porta dell’11 aprile: “l’Enel Green Power non subappalta niente. Noi abbiamo contrattualizzato, o si dice anche in gergo “appaltato”, a ad alcune aziende, tra cui tre primarie aziende, i lavori di realizzazione secondo diversi pacchetti di lavoro […], lavori di progettazione di fornitura di montaggio e di collaudo. […] Nel caso di altre due aziende, queste hanno subappaltato alcune prestazioni specialistiche. Perché, come ho detto spesso in questi giorni, questi lavori sono di estrema specializzazione e si fatica anche a trovare sul mercato del lavoro delle persone che abbiano queste caratteristiche“.
I sindacati e gli scioperi: la sicurezza sul lavoro e le controversie
Giovedì 11 aprile, è stato proclamato da parte di Cgil e Uil uno sciopero generale per chiedere una maggiore sicurezza sul lavoro. Lo sciopero ha coinvolto molti servizi pubblici, quali i trasporti e le poste. A seguito della strage di Suviana la tematica si impone nel dibattito pubblico.
Presso la centrale, Michele Bulgarelli, segretario della Cgil Bologna, afferma: “Quello che è grave è quello che non sappiamo. Non si sa quali sono le aziende di cui erano dipendenti i lavoratori esterni. Poi scopriamo che uno è un pensionato di 73 anni, una partita Iva: che mondo del lavoro è?“.
Nel servizio della trasmissione Porta a Porta in onda l’11 aprile, Bruno Vespa intervista Bernabei per provare a chiarire alcuni aspetti. In seguito, viene intervistato dal giornalista Fabio Alfonso il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri. “Noi abbiamo ogni giorno migliaia di rappresentanti sulla sicurezza eletti nelle liste sindacali che svolgono questa funzione, e anche in quel sito avevamo sollecitato interventi che garantivano la maggiore sicurezza”. A una domanda più specifica sulle effettive criticità, Bombardieri risponde: “Aspettiamo che ci sia il percorso istruttorio della magistratura. Noi rileviamo le disapplicazioni delle normative sulla sicurezza, tuteliamo i nostri rappresentanti della sicurezza ma saremo pronti ove necessario a presentare dati e testimonianze […]”.
“Continuiamo a chiedere che ci sia nel settore privato la stessa normativa nel settore pubblico: cioè, che il committente sia responsabile dell’applicazione dei contratti e dell’applicazione della normativa sulla sicurezza, e che soprattutto abbia la responsabilità dei controlli. Questo nel settore privato non c’è, e purtroppo molte di queste stragi riscontrano fattori legati a questa possibilità di non rispettare queste note; ma noi vorremmo ricordare anche oggi dopo quattro ore di sciopero molto partecipate, con grandi manifestazioni e con grande partecipazione, che c’è una battaglia che dovrebbe riguardare tutti. La battaglia per la tutela della vita. […] La tutela della dignità del lavoro è per noi un bene primario sul quale è necessario fare molto“.
A questo Bernabei risponde citando un documento ufficiale: “Sono veramente sbalordito da questo tipo di affermazioni che tenderei a definire calunniose. […] Nel 2022 – le do un esempio molto concreto – abbiamo realizzato (ad ottobre del 2022 tra l’altro, dopo che erano iniziati i lavori) […] una riunione con le rappresentanze sindacali. Una riunione che in termini tecnici si chiama articolo 35 del decreto legislativo 9 Aprile 2008, numero 81. La legge prevede che il datore di lavoro, quindi Enel Green Power, […] una volta l’anno incontri i rappresentanti sindacali, il medico competente ed altre figure per condividere e discutere di una serie di problematiche relative alla sicurezza”.
Leggo adesso la conclusione del verbale dell’ottobre 2022 in cui si riporta una dichiarazione del rappresentante sindacale della Uil. “Nell’ultimo paragrafo di questo documento, nelle “varie ed eventuali”, al punto 6.9 si dice infine anche che […] il rappresentante sindacale dei lavoratori per i temi di sicurezza e ambiente (non viene menzionato il nome per questioni di privacy, ndr) si congratula e si dichiara soddisfatto del livello di attenzione dell’unità produttiva sulle tematiche relative alla sicurezza ed igiene del lavoro”.
Le vittime
Risale a poche ore fa la notizia del ritrovamento di altre tre vittime. Ripetiamo i nomi di tutti i lavoratori deceduti nella strage di Suviana, che ora risultano essere sette: Vincenzo Franchina, Pavel Petronel Tanase, Mario Pisani, Adriano Scandellari, Paolo Casiraghi, Alessandro d’Andrea. Il 12 aprile è stato ritrovato il corpo dell’ultimo disperso, Vincenzo Garzillo.
Vincenzo Franchina era il più giovane, 36 anni. Nato a Sinagra, in provincia di Messina, residente a Genova per lavoro, sposato da poco e da poco diventato padre, è raccontato come un giovane schivo, gentilissimo. Ci dispiacerebbe anche se non fosse tutte queste cose, però chi legge della moglie e del bimbo, di appena tre mesi e che non conoscerà mai il padre, non può non sentire un nodo in gola, come chi scrive. Era impiegato di una ditta privata esterna, la Engineering Automation S.r.l.
Per la stessa ditta lavorava Pavel Petronel Tanase, di 45 anni. Si era trasferito in Italia nel 2001 per lavorare, ma era nato in Romania, a Jasi. Lascia la moglie e due figli gemelli di 14 anni, che hanno dovuto scoprire della morte del padre a scuola. La parrocchia della chiesa ortodossa di Settimo Torinese si prende l’impegno di sostenere la famiglia e organizzare i funerali proprio a Settimo Torinese, dove la famiglia di Tanase risiede ormai da molti anni.
Mario Pisani era il titolare della ditta Engineering Automation S.r.l. Di quasi 74 anni, pugliese, nato e vissuto a San Marzano di San Giuseppe, della cui comunità era un membro attivo e partecipe. Il primo dato che colpisce è l’età: molti si chiedono perché lavorasse ancora. Infatti aveva la pensione e la partita Iva. Il sindaco di San Marzano, Francesco Leo, afferma che “probabilmente era lì come consulente esterno, considerando la sua esperienza in materia impiantistica”. Lascia la moglie, tre figli e cinque nipoti. Pare che nel momento dell’esplosione abbia cercato il più possibile di salvare i colleghi.
Adriano Scandellari, 57 anni, di Ponte San Nicolò (Padova), era un ingegnere; in precedenza i soccorritori lo contavano fra i dispersi. Era ben inserito nella sua comunità, membro della parrocchia; l’anno scorso il Presidente della Repubblica Mattarella lo aveva insignito del titolo di Maestro del Lavoro. Manca alla moglie e alle due figlie di 16 e 14 anni.
Paolo Casiraghi aveva quasi 59 anni, era di Milano e lavorava per l’Abb, multinazionale svizzera nel settore della robotica e dell’energia. È stato ritrovato al piano -9, e secondo l’Abb si trovava lì “per assistere alla messa in servizio di due sistemi di eccitazione forniti da Abb e installati da Enel Green Power alla fine del 2023“. Su di lui sappiamo poco: viaggiava molto per lavoro, tifava l’Inter. Non ci serve altro per provare dispiacere.
Alessandro D’Andrea, di 37 anni, di Forcoli (Pisa), è l’ultima vittima ritrovata alle ore 23 di giovedì 11 aprile. Tutta la comunità della sua città natale e soprattutto genitori e parenti hanno sperato di ricevere notizie positive, invano. Era impiegato presso la Voith Hydro (parte di un gruppo dell’azienda Voith), che si occupa di manutenzione e assistenza di centrali idroelettriche. D’Andrea, manutentore esperto, si era trasferito da poco con la compagna in provincia di Milano.
Vincenzo Garzillo, 68enne di Napoli, è stato ritrovato il 12 aprile. Ex dipendente di Enel, era in pensione ma lavorava per una società di ingegneria, la Lab Engineering di Chieti, in quanto esperto nella riattivazione dei macchinari di centrali idroelettriche. Il figlio Mario si era recato a Suviana, mentre la moglie Patrizia Buonomo e la figlia Fara sono rimaste a Napoli, dove la comunità del quartiere di Pianura è profondamente scossa e addolorata.
Dei familiari delle vittime e dei dispersi, qualcuno non si muove, non mangia. Per questo viene messa a disposizione un’area gestita da una squadra di psicologi dalla Protezione civile e dalla Regione Emilia-Romagna.
Tra i feriti, risulta in condizioni gravi Sandro Busetto, 59 anni, ricoverato a Pisa presso il reparto grandi ustioni dell’ospedale. Presenta ustioni sul 40% del corpo.
Purtroppo la strage di Suviana riporta a galla una problematica di cui ci troviamo spesso a discutere, ma in merito alla quale non sembra che si vogliano prendere decisioni definitive. La sicurezza sul lavoro deve essere al centro del dibattito pubblico non solo quando avvengono queste tragedie: deve essere una tematica protagonista nei tavoli decisionali, e deve esserlo sempre, non soltanto quando la commozione del momento ce la impone davanti agli occhi.
Emilia Todaro
(In copertina immagine da Ansa)