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Parole Nomadi 1×04. “Quella volta in cui il Cielo baciò la Terra”, di Lorenzo Cavazzini


Il quarto racconto del podcast di Lorenzo Cavazzini, “Parole Nomadi”, un progetto di scrittura nato su Instagram e basato sull’idea che l’arte possa generare arte. In questo episodio “Quella volta in cui il Cielo baciò la Terra”, la storia di un amore che permette di trovare il proprio posto nel mondo – anche in un mondo capovolto…


Mentre la sta baciando, gli viene in mente che forse, a pensarci davvero bene, del mondo capovolto in cui è costretto a vivere da qualche tempo a questa parte, gli importa poco o nulla.

Il silenzio che tiene loro compagnia non è il solito nemico in cui pensieri dolorosi o pressanti fanno il loro concerto, ma sembra anzi attendere trepidamente di essere interrotto dal rumore di un amore che sta iniziando solo ora a prendere consapevolezza di sé stesso.

Una fitta nebbia inizia ad abbracciarli, ponendo i due al centro di un quadro impressionista, dove i colori autunnali si mescolano in toni caldi e freddi, diventando così sfumature che non perdono però la loro essenza.

D’improvviso il ragazzo, accortosi della nuova maschera che la natura aveva deciso di indossare, discosta la testa, ammettendo imbarazzato di aver paura di quel periodo dell’anno, di sentirsi a disagio se ciò che lo circonda non è chiaro e limpido, di temere l’indeterminatezza, voltandosi perciò indietro nel tentativo di cercare la strada percorsa per arrivare fin lì.

Ma lei, portando delicatamente le mani sul suo viso, lo accarezza con la speranza di fargli percepire che, nonostante tutto sembri all’apparenza così sfocato, in realtà le cose non sono mai state così chiare, e come la paura di perdersi faccia solo parte della meravigliosa danza che è innamorarsi:


“Guardami, sono qui: tutto può sembrarti così incerto, puoi perfino sentire di perdere i tuoi confini, di mescolarti in qualcosa che non ti è mai appartenuto, ma la verità è che puoi ritrovare te stesso semplicemente guardandoti nei miei occhi, dove la tua immagine non sarà mai distorta o sbiadita, perché io ti vedo, ti vedo davvero”.


Poi, dopo aver tirato fuori dallo zaino azzurro una macchina fotografica digitale, la ragazza indica un grosso abete che impone fiero la sua figura, l’unica riconoscibile nitidamente nel mezzo del prato bagnato che i due stanno percorrendo mano nella mano ormai da un paio d’ore:


“Alla fine, nulla succede per caso: prendi per esempio quell’albero, così distinguibile pur in mezzo ad un caos che nasce dal puro desiderio del cielo di unirsi alla terra, attraverso nuvole basse, come esse fossero l’unico modo per rivivere attimi di felicità primordiali di un tempo che forse non c’è più. Guardalo attentamente, poi chiudi gli occhi, e immaginati di essere come questa mia macchina fotografica, quando deve prepararsi allo scatto perfetto. Quando, prima di definire l’oggetto del desiderio, passa attraverso momenti in cui tutto sembra essere indefinito, senza contorni e senza identità: solo attraverso quei pochi istanti siamo in grado di imprimere nettamente nella nostra mente ciò che crea in noi passione, ciò che abbiamo voluto fermamente rapire nei nostri ricordi. Senza la nebbia, non avremmo fatto caso alla sua bellezza, alla sua forza invincibile di restare vestito di colori felici nonostante il tempo gli imponga di spogliarsene. Il paesaggio sarebbe stato così nella norma che, probabilmente, non avremmo fatto caso all’atto di resistenza che sta compiendo nel tentativo di non svanire nell’immenso tutto di una natura vestita con il suo aspetto più madido e autunnale. Quindi, come in questa fotografia, nella tua mente conserva la sua immagine finché sentirai la necessità di un punto cardinale che ti aiuti ad orientarti in questa babele che è la vita”.


Dopo aver finito di parlare, afferrandogli la mano, la ragazza invita dolcemente il giovane a seguirla. 

Così i due s’incamminano in mezzo a campi imbiancati di brina con l’unico obbiettivo di tenersi compagnia finché tutte le loro paranoie non fossero sparite.

Lui, che l’avrebbe seguita ovunque ella avesse deciso di andare, s’affida totalmente a lei, come trasportato da un fiume in piena che non ne vuole sapere di aver argini o freni, e pensa rumorosamente fra sé e sé:


“Al diavolo gli alberi, voglio che sia lei il mio punto di riferimento. E al diavolo questa paura di smarrirsi, perché sento finalmente di poterlo fare con lei, sento crescere in me la voglia di perdermi nelle sue parole, nei suoi occhi…”


La ragazza interrompe improvvisamente ogni suo pensiero, irrompe nella sua mente, e lo abbraccia così forte che il battito del cuore dei due per un attimo sembra un’unica stupenda sinfonia. Allora lui sente il desiderio irrefrenabile di baciarla: i due, in piedi in mezzo ad un letto di nuvole, si concedono un lungo bacio che infrange il silenzio.

Le loro sagome si distinguono nella nebbia, ma esse non hanno limiti o confini, essendo come fuse in una danza che le intreccia, e le fa sembrare perfette così.

E, mentre la bacia, gli viene in mente che forse, a pensarci davvero bene, del mondo capovolto in cui è costretto a vivere da qualche tempo a questa parte, gli importa poco o nulla, poiché l’unica cosa che conta davvero, è che dove le labbra di uno finiscono, debbano necessariamente iniziare quelle dell’altro. Solo così, nel mondo, anch’esso fosse completamente avvolto nella nebbia, lui avrebbe potuto trovare sempre il suo posto.

Cielo baciò terra copertina
Disegno di Chiara Inebria.

Quella volta in cui il Cielo baciò la Terra, un racconto di Lorenzo Cavazzini
(In copertina disegno di Chiara Inebria)


Il quarto racconto di Parole Nomadi, Quella volta in cui il Cielo baciò la Terra: un progetto di scrittura creativa che si fonda sull’idea che l’arte generi arte: partendo da fotografie, poesie, disegni (e altre forme d’arte) nascono così racconti che si legano con la creazione artistica originaria.

Grazie alla collaborazione con Giovani Reporter, questo progetto è diventato anche un podcast: ogni mese viene narrato un testo ispirato ai contenuti donati nel corso degli anni.

Per approfondire, puoi trovare Quella volta in cui il Cielo baciò la Terra e gli altri racconti (con le rispettive forme d’arte a cui è ispirato) anche su Instagram (@parole.nomadi) e su tutte le piattaforme (Apple Podcast, Amazon Music, Google Podcast e Spotify). 

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