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Marco Damilano: “La mia patria, un’idea plurale delle appartenenze e delle identità”

Damilano copertina

Sabato 2 marzo Marco Damilano ha presentato il suo nuovo libro “La mia piccola patria. Storia corale di un Paese che esiste” (Rizzoli, 2023) presso l’Oratorio di San Filippo Neri di Bologna. A margine, Chiara Celeste Nardoianni, ha avuto l’occasione di fargli alcune domande.


Marco Damilano e il suo spiegone

Marco Damilano è stato direttore dell’“Espresso” dal 2017 al 2022 e ha preso parte ad alcuni programmi di attualità su La7, tra cui “Gazebo”; ma forse è riuscito a raggiungere la platea di ascoltatori più ampia grazie alla collaborazione con “Propaganda live”, terminata meno di due anni fa.

Durante la trasmissione, infatti, il giornalista si cimentava sempre nello stesso format, “Lo spiegone di Damilano”, a cui il pubblico si era ormai affezionato. In questo spazio Damilano interpretava la realtà, i fatti politici e di cronaca del momento, non senza note ironiche.

Tra le opere del giornalista ricordiamo Eutanasia di un potere. Storia politica d’Italia da Tangentopoli alla Seconda Repubblica (Laterza, 2012) e Un atomo di verità. Il caso Moro e la fine della politica in Italia (Feltrinelli, 2018). Inoltre, Damilano è autore di due podcast: Romanzo Quirinale (Chora Media, 2021) ed Ex Voto (Chora Media, 2022) per Chora media. Attualmente è editorialista di “Domani” e conduce “Il cavallo e la torre”, programma di approfondimento quotidiano su Rai Tre.

Di cosa parla il nuovo libro di Damilano

Durante l’incontro di sabato sera Damilano si è cimentato nel suo format preferito, ma mettendo al centro del suo spiegone il suo ultimo libro La mia piccola patria. Storia corale di un Paese che esiste.

Così, in piedi sul palcoscenico, accompagnato dal suo leggio e dalle foto che arricchivano il racconto, come nel libro, Damilano ha ripercorso più di cento anni della storia del nostro Paese.

La storia è quella dell’Italia dal Dopoguerra fino a uno degli eventi che sembra più aver scosso l’opinione pubblica contemporanea, la morte di Michela Murgia.

La mia piccola Patria Marco Damilano.

Nel racconto del giornalista colpiscono le foto del funerale di quest’ultima un sabato pomeriggio torrido di agosto in una Piazza del Popolo gremita di persone. Il paragone è subito fatto con quella del 1984 che invece ritrae le esequie di un’altra figura cardine della storia del nostro Paese, Enrico Berlinguer, che segna il declino del Partito Comunista Italiano.

È così che può essere letto il nuovo libro di Damilano, attraverso i fili che l’autore intreccia tra gli eventi che hanno attraversato il nostro Paese durante la Prima e la Seconda Repubblica. Questi ultimi, anche interpretati nella loro contestualizzazione storica, hanno contribuito a rendere l’Italia, forse più nel male che nel bene, il Paese che è oggi.

Sono tantissime le persone che concorrono alla costruzione di questo racconto, e su alcune di esse Damilano ha posto la sua attenzione sabato sera.

Una tra le tante, a cui il giornalista è sembrato particolarmente affezionato, è quella di Franca Viola, che nel 1981, dopo essere stata tenuta in ostaggio e violentata per giorni da un mafioso alcamese disse “no” al matrimonio riparatore.

Io non sono proprietà di nessuno, l’onore lo perde chi le fa certe cose non chi le subisce.

Franca Viola

C.C.N: La prima domanda che le volevo porre è proprio sul concetto di patria. Lei nel libro spiega che negli anni ‘50 i partiti erano delle vere e proprie patrie per chi vi militava, ma oggi è evidente che non sia più così. Quindi le volevo chiedere: oggi esistono delle vere patrie? Perché i partiti politici non assolvono più a questa funzione?

M.D.: Negli anni ’50 i partiti sono stati lo strumento con cui i cittadini italiani e le cittadine italiane hanno avuto accesso alla democrazia, alle istituzioni, allo Stato, erano come delle password senza le quali non si avrebbe avuto accesso.

Quando sono finiti per mille motivi, mancata rappresentanza, corruzione, sordità alla società che nel frattempo era molto evoluta, era molto cambiata, di fatto queste password non ci sono più state, non c’è più stato bisogno di questa mediazione.  

Enrico Berlinguer, Aldo Moro e il compromesso storico (Foto: Wikipedia).

Quindi c’è da un lato un farsi patria a sé, cioè ognuno si dà le regole e magari le trasgredisce pure, dall’altro ci sono tante nuove appartenenze a cominciare da quella degli immigrati ma anche quelle dei giovani italiani che vanno via, che hanno quindi un’idea del Paese completamente diversa, che sono completamente nuove e senza rappresentanza.

La mia idea è che non può esserci una sola idea di patria, che non può esserci un’imposizione di patria, ma c’è un’idea plurale delle appartenenze e delle identità e la sfida è cercare di fare un filo comune tra queste molte appartenenze e queste molte identità. Certo la cosa peggiore è prenderne una, assolutizzarla, dire “c’è solo la mia idea” che magari è quella antica, tradizionale e superata dalla storia.


C.C.N: Per quanto riguarda il tema dell’immigrazione a cui accennava, nel suo libro lei parla degli italiani migranti e clandestini che negli anni ’50 espatriavano in cerca di lavoro o comunque per motivazioni analoghe a quelle che spingono oggi le persone a migrare. Quindi le volevo chiedere, perché, secondo lei, manca una prospettiva storica sul fenomeno migratorio?

M.D.: Non c’è mai stata neanche sugli italiani che andavano all’estero che sono stati milioni e milioni. Sono pochissimi, infatti, gli storici che hanno affrontato questo racconto forse perché non si voleva dare l’idea dell’Italia come un Paese povero, di gente che andava fuori, eppure stiamo parlando di fenomeni che riguardavano milioni.

Analogamente, oggi abbiamo una conoscenza dei migranti che arrivano in Italia molto leggera, li raccontiamo nel momento dell’emergenza, quando c’è lo sbarco o, peggio ancora, il naufragio e non li raccontiamo nelle loro ragioni di movimento, cioè quando si spostano e non li raccontiamo quando restano.

La mia piccola Patria Marco Damilano 2.
Foto: Patria indipendente.

Non solo non li raccontiamo, ma non gli diamo leggi: non c’è una legge sullo ius soli, sullo ius culturae e nemmeno sulla cittadinanza. Noi li raccontiamo sempre come emergenza invece non è un’emergenza è un fenomeno enorme del nostro tempo che andrebbe raccontato nel prima e nel dopo. Li raccontiamo solo in un momento e tutte le politiche, in fondo, ruotano su quel momento, cioè quello dello sbarco che per molti va ostacolato e per altri va quantomeno soccorso, va salvato.


C.C.N: Lei all’interno del libro parla di alcune donne rilevanti per la storia del nostro Paese, come Nilde Iotti, Teresa Mattei e le 19 donne che furono decorate con la Medaglia d’Oro al Valore Militare per il loro contributo alla Resistenza. La loro rilevanza però è stata riconosciuta solo in un secondo momento; tuttavia, oggi qualcosa sembra cambiato e anche le donne ricoprono incarichi importanti anche in politica. Ad esempio, è notizia di qualche giorno fa l’elezione a Presidentessa della Regione Sardegna di Alessandra Todde. Quindi, le volevo chiedere, perché oggi una persona non di genere maschile che ricopre cariche importanti è ancora una notizia?

M.D.: È una bella domanda, non dovrebbe essere una notizia. Infatti, raccontando la storia della Repubblica si vede come mentre a livello istituzionale c’è sempre stata una gravissima esclusione, un gravissimo ritardo delle donne, nella società italiana sono sempre state un motore di trasformazione.

Ad esempio Franca Viola ha smantellato, da sola, quegli articoli vergognosi del Codice penale che prevedevano il delitto d’onore, aboliti ben 16 anni dopo la sua azione. Il infatti il suo “no” arriva da una coscienza individuale.

Anche nella lettura che porto e cercherò di portare in giro, oltre che nel libro, è riservata una grande centralità all’argomento.

Credo davvero che la storia delle donne italiane nella storia della Repubblica sia una storia nella storia che le racchiude tutte, a proposito di patrie e anche di matrie per dirla con Michela Murgia, che è una delle figure che chiude il libro.

Michela Murgia Marco Damilano.
Michela Murgia (Foto: Internazionale).

Intervista a cura di Chiara Celeste Nardoianni

(In copertina, Marco Damilano da Modena Today)


L’intervista a Marco Damilano è stata realizzata in collaborazione con l’Oratorio di San Filippo Neri e Mismaonda.

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