
La classifica dei libri più venduti del 2023 parla chiaro: poco spazio per le novità, grande successo dei titoli più “pruriginosi” del momento (si veda il caso Vannacci) e una certa influenza del mondo social nell’orientare gli acquisti dei più giovani.
Un posto (al sole) nella classifica dei libri più venduti
In classifica troviamo Ken Follett, seguito da Isabel Allende e John Grisham, mentre in casa trionfano Fabio Volo, Aldo Cazzullo e Donato Carrisi fino alla tristemente scomparsa Michela Murgia e al nuovo saggio di Marco Travaglio. In realtà, chi naviga già da tempo in queste acque non sarà certo rimasto sorpreso.
I nomi si ripetono con costanza matematica: non appena uno di questi autori dà alla stampa la sua ultima opera, questa risale in poco tempo i gironi dell’“inferno” editoriale e si ritrova nel paradiso terrestre riservato a pochi eletti.
C’è poco spazio per le novità. Forse giusto i premi letterari più noti riescono a far emergere qualche novizio, ma si tratta di casi rari e sporadici. Seguendo lo stesso principio bismarckiano del colonialismo in Africa, la classifica è di chi la conquista per primo.





Memento mori e memento legere
Il 2023 è stato un anno particolarmente funesto per quanto riguarda l’editoria: Michela Murgia, Milan Kundera, Cormac McCarthy… sono solo alcuni dei grandi nomi che ci hanno lasciato. Eppure, spesso, è proprio la morte di un autore a determinarne il successo.
Nel momento in cui egli viene a mancare, infatti, si riaccende in noi l’interesse a riscoprirlo o addirittura a leggerlo per la prima volta mentre le sue opere tornano ai primi posti delle classifiche di cui si è parlato prima.
Probabile che ciò sia dovuto anche al fatto che oggi si parli troppo poco di letteratura e l’unica volta in cui questo settore riceve un minimo di interesse sia proprio quando se ne va uno dei suoi illustri maestri?
È come se aver lasciato per troppi anni i suoi libri a prendere polvere sugli scaffali destasse in noi un senso di colpa, acuito poi dal fatto che non potremmo mai leggere altro di quell’autore.

Il caso Vannacci e la “cattiva pubblicità”
Un altro esempio di immediato successo editoriale è quello del “fortunatissimo” libro del generale Roberto Vannacci che nel suo Mondo al contrario esprime una propria visione, conservatrice e bigotta, della società moderna, per la quale ha ricevuto critiche e richieste di chiarimenti da tutte le parti politiche.
Tuttavia, è stata proprio questa gogna mediatica, in parte ingiustificata pur considerando le sue discutibili affermazioni, ad avergli garantito un successo del tutto imprevedibile. Il libro, infatti, auto pubblicato, ha venduto 93.000 copie che, considerata la percentuale che Amazon trattiene sulle pubblicazioni online e cartacee, hanno fruttato al generale 863.000 euro.
E non è tutto, dato che la casa editrice Il Cerchio ne ha pubblicato una nuova edizione con tanto di prefazione di Francesco Borgonovo (La Verità). Le recensioni continuano ad arrivare: cinque stelle piene. Viene però da chiedersi quali altri libri abbia letto chi le ha scritte.
Instant books: sono solo una moda?
Un ulteriore aspetto da analizzare è quello degli Instant books, ovvero titoli, spesso di poche pagine, che, secondo la definizione di Treccani, “trattano fatti recenti (di interesse politico, economico, sociale) scritti e pubblicati a breve distanza dall’avvenimento stesso”.
Un valido esempio sono quelli di Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, che negli anni ha dato alle stampe diversi libri sugli argomenti più rilevanti del momento, dalle biografie non autorizzate su Napolitano e Berlusconi al saggio sulla guerra in Ucraina, fino al recente approfondimento sul conflitto israelo-palestinese.

Solo letteratura di massa? Sicuramente non si tratta di copiosi volumi frutto di anni di ricerche e studi, ma possono essere un buon modo per invogliare un lettore occasionale ad avvicinarsi a tematiche di attualità.
Sempre che si tratti ancora di libri definibili come tali (si escludano quindi dalla lista testi di dubbio gusto e per nulla attinenti al mondo divulgativo, come Kissing the Coronavirus, uscito proprio durante la pandemia nel 2021, meglio tenersene alla larga!)
Tra social e carta stampata
Negli ultimi anni un fondamentale contributo al mercato editoriale è stato fornito dai social. Da Instagram a Tik Tok, passando per YouTube, sono moltissime le pagine nate per parlare di narrativa a 360 gradi e avvicinare quante più persone, soprattutto i ragazzi più giovani, a questo vasto mondo.
Grazie a loro, libri come Follia (1996) di Patrick McGrath, Un giorno questo dolore ti sarà utile (2007) di Peter Cameron o L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello (1985) di Oliver Sacks sono tornati ai primi posti delle classifiche e sugli scaffali di molte librerie casalinghe.



Non sempre però i titoli promossi sono validi e anzi, capita spesso che, tra le numerose proposte, molte siano quasi ai limiti del trash: da Il Fabbricante di Lacrime (2021) a Come anima mai (2019) o ancora le saghe fantasy di Jennifer Armentrout. Certo, l’importante è leggere ma ci sono pur sempre dei distinguo da fare…
Una doverosa citazione finale va fatta ai libri degli stessi influencer e youtuber, anch’essi divisi tra titoli blandi e di poco conto ed altri di effettivo interesse (si vedano in questo secondo caso le pubblicazioni di Carlotta Perego, che propone menù vegani adatti a tutti e Norma Cerletti, che insegna l’inglese in modo pratico e coinvolgente) che contribuiscono a continuare il lavoro già proposto sui social nel mondo della carta stampata. Che, in un modo o nell’altro, ne trarrà comunque beneficio.
Alessandro Palmanti
(Nell’articolo, immagini tratte da IBS e Amazon. In copertina, elaborazione grafica di Alexandra Bastari)