Martedì 13 febbraio 2024, presso l’oratorio di San Filippo Neri (Bologna) è andato in scena lo spettacolo Mamma sono tanto felice…, interpretato e diretto da Marina Pitta e Carla Lama. Lo spettacolo è un adattamento dello scritto giovanile del 1963 di Gianfranco Rimondi, drammaturgo, docente e critico teatrale. Prima dello spettacolo Benedetta Bellucci ha posto alcune domande alle due attrici.
Nella scia del teatro dell’assurdo si svolge la commedia Mamma sono tanto felice… Il copione coglie la squallida quotidianità di una madre (Marina Pitta) e di una figlia (Carla Lama) chiuse nell’impossibilità di convivere. La madre è una figura buffa, quasi grottesca, una persona impaziente che, in maniera convulsa, cerca di svolgere le attività quotidiane, possibilità che si sgretola a causa della sua età avanzata.
Ogni sua azione è intervallata dalla ricerca della figlia, descritta come una ragazza negligente, non preoccupata della sicurezza della madre. Nonostante le assillanti imprecazioni che rivolge verso sua figlia né emerge poi il bisogno del suo aiuto e, soprattutto, della sua presenza.
In un Dopoguerra quanto mai incerto, la madre si rifugia in fantasie letterarie, cercando di rimuovere un passato torbido. La figlia si presenta come una persona triste e insoddisfatta, che sogna fughe e evasioni dalla realtà soffocante.
Non c’è amore ma un asfissiante bisogno di amore che riesce ad esprimersi solo attraverso un dialogo duro e maniacale. Le due donne non potranno che rotolare, tra le macerie che le circondano, verso un inevitabile e tragico epilogo.
Benedetta Bellucci: Partirei chiedendole di raccontarmi il suo percorso all’interno del cinema e del teatro. Com’è iniziato? C’è stato qualcosa che le ha fatto nascere questa passione?
Marina Pitta: Mi sono avvicinata a questo mondo quando avevo sei anni. Era appena nata la televisione e io vidi una grandissima attrice recitare e da quel momento ho capito di voler fare l’attrice. Mi sono iscritta all’Accademia, intorno ai 18 anni ho iniziato ad andare in scena e da allora quello è diventato il mio lavoro.
Come tappa fondamentale del mio percorso, tra le tante, citerei il mio incontro con Gianfranco Rimondi, che è stato essenziale per la mia formazione, abbiamo fatto 17 anni di cooperativa insieme, mi sono formata con lui è stato praticamente il mio maestro. Ho fatto tante esperienze, dal cabaret al teatro classico ma soprattutto ho fatto moltissimo teatro contemporaneo.
B.B: Nel corso di questi anni, oltre alla recitazione, si è dedicata anche all’organizzazione di attività laboratoriali e didattiche. Ricordiamo la fondazione nel ’93, assieme a Gianfranco Rimondi, del “teatro dei dispersi”, una compagnia che portò il teatro nel carcere di Bologna della Dozza, o anche dell’Accademia 96. Cosa l’ha portata a questa scelta?
M.P.: La didattica è una passione che porto avanti molto volentieri, insegno ai ragazzi che me lo chiedono, ho insegnato anche nelle scuole, ma non lo faccio più. Questo perché nelle scuole non viene definito un percorso preciso, una volta che hanno finito la scuola non vengono né seguiti né aiutati. Preferisco insegnare a chi ha una passione per il teatro.
B.B.: Qual è il futuro di una persona che si voglia approcciare a questo mondo?
Carla Lama: Il teatro è un mondo molto particolare e difficile, si arranca, non c’è molta chiarezza per chi si approccia. Un percorso chiaro è quello dell’Accademia. Io ho fatto il DAMS e mi sono trovata molte volte a discutere con altri se fosse giusto o meno fare una scuola per attori.
La scuola ti insegna una certa tecnica e ti dà una struttura, ma ci sono altri aspetti che riguardano un attore che non sono dati dall’Accademia, come le esperienze che fa nella vita, da come metabolizza quest’ultime e le convoglia all’interno di quello che fa. Non c’è una risposta chiara, devi darti da fare.
B.B.: Sulla base delle vostre esperienze personali e professionali, quanto sono conciliabili e quanto devono essere unite le esperienze teatrale che cinematografica per poter fare di tutto questo un lavoro?
M.P.: Personalmente, ho trovato difficoltà a unirle. Spesso, durante i provini, mi è stato detto come fossi “troppo teatrale”. Il cinema è tutta un’altra cosa, non esistono per esempio dei passaggi tonali o vocali a cui noi qua in teatro siamo abituati, è tutto molto piatto.
È importante unirle per farsi conoscere soprattutto, come sarebbe importante la televisione. Ai miei tempi la televisione e la radio una volta all’anno facevano i provini aperti, tu andavi a Roma o a Torino e facevi il provino per entrare quanto meno nell’archivio; era una delle tante strade, io sono riuscita ad entrare e continuato.
C.L.: Per quanto riguarda la mia esperienza se vuoi campare devi fare anche qualcos’altro. O entri all’interno di certi circuiti oppure è un po’ dura, non ci sono più i lunghi contratti che ti garantiscono la stagione e quindi programmare e pianificare.
Ci sono contratti che durano venti giorni, le prove non sono più pagate. È un mondo complicato, non solo per il teatro, ma tutto il mondo dell’arte, in particolare per quanto riguarda i giovani che si addentrano in queste dinamiche. C’è da dire pure che c’è un po’ di fretta, vogliono capire subito come devono imbroccare la strada giusta, quando noi fondamentalmente siamo animali lenti.
B.B.: Le chiederei di parlarci un po’ di questo scritto Mamma sono tanto felice… di Gianfranco Raimondi, che andrà in scena stasera. Da dove è nata l’idea di portare questo specifico spaccato di vita di Gianfranco?
M.P.: Questo testo lo ha scritto nel ‘63 e non lo ha mai messo in scena, io spesso lo tiravo fuori e cercavo di convincerlo che fosse un buon materiale, ma lui non era mai d’accordo. C’era sempre qualcosa che non andasse, doveva essere risistemato oppure non lo sentiva più nell’attualità del momento.
Secondo me questo scritto è adatto a ogni momento storico, non sente gli anni, perché parla del rapporto di figlia e madre, un rapporto universale, ma anche di temi come l’indifferenza della società, la violenza, temi presenti sempre.
B.B.: Come è stata coinvolta Carla Lama? E perché?
C.L.: Io ho avuto la fortuna di conoscere Marina un paio di anni fa, in occasione di un altro spettacolo Anita o l’Accademia degli inesistenti dove Marina ha fatto la regia e ci siamo conosciute così. Siamo diventate amiche, ci siamo frequentate per un po’ fino a che lei mi ha proposto di mettere in scena questo testo e io ho accettato.
Intervista a cura di Benedetta Bellucci, con la collaborazione di Davide Lamandini.
(In copertina Marina Pitta e Carla Lama in Mamma sono tanto felice…, all’Oratorio di San Filippo Neri)
L’intervista a Marina Pitta (e Carla Lama) è stata realizzata in collaborazione con l’Oratorio di San Filippo Neri e Mismaonda.