Durante la scorsa puntata di Domenica In, Dargen D’Amico e Ghali, entrambi in gara a Sanremo 2024, sono stati rispettivamente interrotti e criticati. Molti hanno ricondotto questo gesto a una volontà censoria della Rai già in atto da tempo; del resto, non è la prima volta che la televisione italiana tenta di vigilare sulla libertà di espressione degli artisti che ospita…
Ghali e Dargen D’Amico a Sanremo
Quest’anno Ghali ha portato sul palco di Sanremo temi che accendono il dibattito politico contemporaneo: il suo brano, Casa Mia, fa riferimento alla drammatica situazione della Striscia di Gaza.
Ma, come fate a dire che qui è tutto normale per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale per un pezzo di terra o per un pezzo di pane.
Ghali
Durante l’ultima sera, Ghali ha aggiunto la frase “stop al genocidio”, censurata nella trasmissione della puntata nel canale streaming di RAI Play.
Ghali, inoltre, ha parlato di immigrazione. Infatti, nella serata delle cover il cantante di origine tunisina si è esibito cantando Italiano vero, che ha introdotto con alcuni versi in arabo. Il cantante ha sentito ancora l’esigenza di lanciare un messaggio forte in cui altri italiani di seconda generazione potessero identificarsi e ribadire “sono un italiano vero” in una realtà, come la nostra, ancora razzista.
Anche Dargen D’Amico ha parlato della Striscia di Gaza, ma senza nominarla direttamente. Dopo l’esibizione della prima sera ha dichiarato:
Il nostro silenzio in questo momento è corresponsabilità. La storia, Dio, non accetta la scena muta, cessate il fuoco
D’Amico, quindi, con la sua canzone ha portato sul palco dell’Ariston il tema delle disparità sociali e quello dell’immigrazione, parlando delle condizioni aberranti in cui le persone sono costrette ad attraversare il Mar Mediterraneo; mentre si ascolta la canzone sembra di ripercorrere alcune scene dell’ultimo film di Garrone Io Capitano.
Alcuni versi della canzone ribadiscono infatti:
Siamo più dei salvagenti sulla barca, sta arrivando sta arrivando l’onda alta, non ci resta che pregare finché passa.
“Qui è una festa”: cosa è successo a Domenica In
Ma veniamo a domenica scorsa, quando gli artisti in gara si sono ritrovati di nuovo sul palco dell’Ariston per esibirsi a Domenica In. Questa puntata si è dimostrata problematica in più momenti: tutto ha avuto inizio dalle dichiarazioni dell’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar su Twitter:
A queste affermazioni hanno fatto eco quelle dell’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio. Quest’ultimo, prendendo le distanze dagli appelli dell’artista, ha spiegato come la Rai si impegni quotidianamente nei propri programmi per ricordare la strage del 7 ottobre per mano di Hamas, e come nelle scorse settimane abbia anche affrontato il tema della Shoah.
Nel mentre Ghali, incalzato dalle richieste di spiegazione dei giornalisti, si è difeso:
Ma per cosa altro avrei dovuto usare questo palco? Io sono un musicista prima di salire su questo palco: ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino.
Ghali
Inoltre, Mara Venier ha interrotto Dargen D’Amico mentre spiegava che le tasse pagate dai cittadini stranieri ammontano a una cifra più alta di quella spesa dal nostro Paese per l’accoglienza. Secondo la conduttrice, infatti, quello non era il palco adatto per parlare di certi argomenti “perché qui è una festa”.
La libertà di espressione in Italia
Quello che è successo sul palco di Domenica In è molto grave e ci invita a fare una riflessione sulla libertà di espressione dei personaggi pubblici, ma anche sulla nostra.
I due cantanti, parlando del conflitto in corso – per altro in maniera molto blanda, senza nominare in maniera esplicita la Palestina o la Striscia di Gaza – sono stati chiamati a rispondere delle proprie dichiarazioni, come se gli artisti non potessero trattare temi di attualità e questioni sociali di ogni tipo.
La musica, infatti, è una forma di intrattenimento, uno specchio della propria condizione esistenziale ma anche impegno civile. Tuttavia, è meglio se noi italiani non pensiamo a tutto questo e viviamo il Festival di Sanremo come l’ennesima occasione di svago perché, come ha detto Zia Mara, “questa è una festa”, ed è meglio se balliamo spensierati al ritmo della “cumbia della noia”.
Il processo di repressione del dissenso nel canale principale della televisione italiana è già in atto da qualche tempo; infatti, da quando si è istituito il Governo Meloni sono state consistenti le modifiche apportate al palinsesto nazionale. Gli esempi sono numerosi, uno tra tutti Che tempo che fa di Fabio Fazio che, dopo vent’anni sulla Rai, si è spostato sul canale Nove.
Tuttavia, la Rai si era già prodigata in tentativi di censura già da prima dell’insediamento del nuovo Governo. Infatti, fece molto scalpore quando, nel 2021, a Fedez fu chiesto di inviare il testo del proprio intervento e di omettere i nomi dei politici che intendeva criticare in occasione del Concertone del 1° maggio. Anche allora si parlò di come fosse pericoloso che la politica intervenisse sulla libertà di espressione degli artisti.
Il pericolo della censura oggi
Gli appelli di Dargen D’Amico e di Ghali erano già volutamente moderati perché forse, consapevoli del clima presente sul palco, non volevano attirare troppe polemiche su di sé.
Tuttavia, quella che la Rai ha messo in atto nei confronti di Ghali e Dargen è una vera e propria censura, perché ha livellato i discorsi politici sul piano astratto e idilliaco della pace: quella, in fondo, mette d’accordo un po’ tutti. Ma cos’è questa pace senza un reale posizionamento politico?
Anche nella nostra Repubblica che si vanta tanto di essere democratica, la censura esiste ed è un pericolo reale. Sempre sul canale Rai qualche mese fa è stata bloccata la seconda stagione di Insider, il programma di Roberto Saviano. Il giornalista aveva già registrato quattro puntate in cui aveva intervistato collaboratori di giustizia e giornalisti.
Tuttavia, l’AD Roberto Sergio, impugnando il codice etico, ha dichiarato Saviano fuori dalla Rai. La decisione è stata giustificata dall’appellativo “Ministro della Mala Vita” con cui anni fa il giornalista aveva definito Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, ma cela la volontà di eliminare dal Palinsesto Rai una personalità scomoda e da sempre avversata dall’attuale governo.
Forse qualcuno potrebbe obiettare che, al contrario del passato, la censura sì silenzia – che rimane comunque gravissimo – ma non uccide più.
Di questo però non possiamo essere certi, considerata la repressione anche fisica del dissenso a cui sempre più frequentemente assistiamo. In seguito alla puntata di Domenica In, la polizia ha caricato alcuni attivisti che manifestavano in solidarietà di Ghali davanti alla sede Rai di Napoli.
Come domanda l’artista nella sua canzone Casa Mia, “Come fate a dire che qui è tutto normale?”
Chiara Celeste Nardoianni
(In copertina, per CensuRAI – Dargen, Ghali e lo stop al genocidio, Ghali da Virgilio Notizie)