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Alcune creature sono più povere di altre – Un’analisi di “Povere creature!”

Povere creature

Povere creature!” (“Poor Things”, 2023) è l’ultimo film diretto da Yorgos Lanthimos e ispirato all’omonimo romanzo di Alasdair Gray del 1992. La pellicola narra la storia di una donna, figlia della scienza, che racconta il mondo e la società attraverso gli occhi di una bambina.


Amore per la scienza

Povere creature! si apre in modo criptico: la giovane Victoria Blessington, una donna vestita di un elegante abito azzurro, si butta dal Tower Bridge. L’oscurità della scena e la brevità dell’azione lasciano lo spettatore disorientato e senza alcuna indicazione sui personaggi e sulle ragioni del gesto.

Una nuova inquadratura catapulta il pubblico in una Londra vittoriana dai toni steampunk: all’interno di un laboratorio universitario, il professore e chirurgo Godwin Baxter (Willem Dafoe) propone all’allievo Max McCandles di diventare suo assistente. Più tardi, il giovane studioso si presenta a casa del medico e quest’ultimo gli mostra ciò di cui si dovrà occupare.

Si tratta di Bella (Emma Stone), una donna che si comporta in modo atipico: si muove in maniera scoordinata e rigida, conosce poche parole, che articola con difficoltà, ed è maldestra e sfacciata come una bambina. Max ha il compito di monitorarla e annotare i suoi progressi.

Il ragazzo inizia presto a farsi delle domande sulla provenienza della donna e trova le risposte in un’agenda del dottore: Bella altro non è che un suo esperimento. Godwin, infatti, dopo aver ritrovato il corpo morente di Victoria nel Tamigi e aver scoperto che la donna era incinta, aveva deciso di impiantare in lei il cervello del feto che portava in grembo, incredibilmente sopravvissuto all’impatto.

Così, Victoria Blessington diventa Bella Baxter, una donna che è madre e figlia allo stesso tempo, una bambina nel corpo di un’adulta.

Sessualità e lussuria

Bella progredisce molto velocemente a livello intellettuale, linguistico e motorio… e inizia a scoprire il suo corpo di donna.

Ho scoperto felicità quando voglio.

Bella (Emma Stone)

Bella si riferisce al suo desiderio sessuale che soddisfa con l’autoerotismo. La donna viene rimproverata per questo comportamento ‘disdicevole’, che lei invece non riesce a vedere come tale. Essendo, infatti, estranea alle regole della società, la protagonista non comprende il perché di tanta vergogna nei confronti di una pratica così piacevole.

E sono proprio il desiderio sessuale, la sua esplorazione e in generale la voglia di conoscere il mondo che spingono Bella ad allontanarsi dalla casa di Godwin e a partire con l’avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo).

Egli, infatti, compresa l’ingenuità della donna, decide di farla sua amante.

Emma Stone e Mark Ruffalo

Inizia così il viaggio sensuale e turbolento dei due personaggi che partono da Londra, passano per Lisbona e Alessandria d’Egitto, per poi arrivare a Parigi. Proprio in quest’ultima città, Bella sceglierà di usare il suo corpo come merce di scambio: attraverso la prostituzione potrà approfondire ulteriormente la sua sessualità.

La protagonista si troverà ad affrontare tabù e pregiudizi nei confronti del suo lavoro, senza comprendere mai a fondo il legame che sembra unire sesso e sentimento.

Una bambina nella “buona società”

Bella ha ancora il cervello di una bambina e come tale è curiosa, si pone domande semplici e non conosce gli schemi della società. Duncan la porta prima a Lisbona e poi su una crociera, dove il comportamento impulsivo e svergognato di Bella entra in contrasto con l’ambiente borghese frequentato dall’amante.

In questo modo l’irriverenza associata all’esasperazione teatrale nei gesti della protagonista trasformano momenti di disagio sociale in pura comicità.

Quando l’avvocato si mostra geloso e possessivo davanti all’infedeltà di Bella, lei rimane sorpresa nel sentirsi dire: “Tu sei mia!”. La protagonista sfugge alle tipiche dinamiche patriarcali consapevole di non essere un oggetto e di non poter appartenere a nessuno.

povere creature
Bella (Emma Stone) e Duncan (Mark Ruffalo).

Un altro esempio di sano affronto al patriarcato avviene quando Duncan, ormai impazzito a causa dell’amore ossessivo nei confronti di Bella, le dice che, in caso non si sposino, lui si ritroverà costretto a ucciderla. Di fronte a questa struggente ‘dichiarazione d’amore’, la protagonista confusa chiede “quindi desideri sposarmi o uccidermi? È questa la proposta?”.

I due si guardano, la musica si interrompe lasciando spazio a un silenzio che viene rotto solo dall’esclamazione di Duncan: “vado al casinò”. Davanti alle semplici domande di Bella, l’uomo riesce a reagire solo scappando: viene così schernita la figura forte, furba e colta del grande avvocato (o, perlomeno, l’immagine che aveva dato di sé all’inizio).

Bella non ha subìto condizionamenti sociali e quindi vive il mondo dei ‘grandi’ con gli occhi di una bambina che non sopporta l’ingiustizia, crede nella pace, non capisce perché alcuni nascano più fortunati di altri e come gli adulti si possano rassegnare davanti ai problemi che affliggono il mondo.

Un viaggio nelle disparità sociali

Durante il suo viaggio in crociera con Duncan, Bella ha modo di osservare Alessandria d’Egitto dall’alto. Davanti alla visione di decine di bambini morti di caldo e di sete, sperimenta per la prima volta un sentimento di disgusto verso la ricchezza che la circonda e le disuguaglianze sociali.

Tenta di correre verso i bambini, ma viene subito fermata da un ragazzo conosciuto in crociera: scendere significherebbe essere derubati, torturati o stuprati dai cittadini in punto di morte; non per una questione di crudeltà, ma per puro istinto di sopravvivenza.

povere creature

Come tutti coloro che vivono in un’utopia, Bella vuole rendere il mondo un posto migliore, ma resta una bambina ingenua che non capisce ancora come funziona. Oppure, come Lanthimos sembra voler accennare, lo ha capito molto meglio di altri.

Forse gli adulti si nascondono dietro a complessi ragionamenti e spiegazioni solo perché non vogliono correre rischi. Il punto della riflessione sta proprio tra l’empatia che spinge l’uomo ad agire per eliminare la sofferenza e la consapevolezza che a volte è necessario allontanarsi da situazioni impossibili da risolvere individualmente.

Curiosità e sete di conoscenza

Il filo conduttore di Povere creature! è la sete di conoscenza di Bella. Esplorare i luoghi, capire le persone e comprendere come esse interagiscano diventa desiderio e quasi necessità. La curiosità regna sovrana, esattamente come per i bambini che osservano tutto e chiedono sempre “perché?”, in un mondo in cui c’è costantemente qualcosa da scoprire o da analizzare più dettagliatamente.

La lettura assume una funzione educativa che porta Bella a diventare un’adulta forte e determinata. In particolare, la protagonista inizia a leggere libri di filosofia, contro il volere di Duncan. Non sappiamo se l’uomo sia restio per paura o per ignoranza, ma chiaramente la nuova Bella colta e poco manipolabile lo terrorizza.

La superiorità intellettuale mortifica il personaggio maschile, che prima si sottomette e poi impazzisce a causa del suo amore ormai impossibile. Grazie all’interesse incondizionato verso le meraviglie del mondo, la bambina spavalda dell’inizio del film si trasforma nel personaggio di straordinaria intelligenza, esito quasi paradossale considerando che in principio camminava a malapena.

Il simbolismo dei colori

Un altro aspetto che salta all’occhio dalle prime scene del film è l’uso ben studiato della fotografia.

Povere creature! si apre con il suicidio di Victoria. La donna è vestita di un abito azzurro sgargiante, che resta ben impresso nella memoria dello spettatore, soprattutto perché dall’inquadratura successiva i colori abbandonano la scena lasciando spazio al bianco e nero.

Il montaggio catapulta la storia all’interno della casa di Godwin, raffigurato come un tradizionale scienziato dal volto sfigurato, immediatamente associabile a Frankenstein. Ciò può suggerire in un primo momento il richiamo a un’atmosfera gotica, ma andando avanti con il film, comprendiamo che il messaggio veicolato dalla fotografia è tutt’altro.

Difatti, quando Bella lascia la casa di Godwin per esplorare il mondo, tutto diventa nuovamente a colori.

All’inizio di Povere creature!, il dottore vieta a Bella di uscire di casa onde evitare il rischio che qualcuno possa riconoscerla come Victoria. Questo comportamento costringe la protagonista a una visione unilaterale del mondo, quella che le viene fornita da Godwin (che lei chiama God, ‘Dio’) e tale limite è, per l’appunto, rappresentato in bianco e nero.

Willem Dafoe
Godwin (Willem Dafoe).

Nel momento in cui Bella esce dalla dimora, libera di esplorare il mondo, i colori tornano a impadronirsi della pellicola.

Col proseguire del film, l’ambientazione diventa sempre più irrealistica, i toni dei colori più saturati e fantasiosi, quasi come se i personaggi si ritrovassero all’interno di un cartone animato. Non è chiaro se si tratti di una sorta di mondo parallelo molto simile al nostro, oppure di una visione futuristica della vita che lascia la speranza di un avvenire migliore.

povere creature

In conclusione

Povere creature! è un film che racconta il mondo contemporaneo attraverso uno sguardo critico. Lanthimos presenta il contorto schema delle disuguaglianze sociali e dei pregiudizi verso la spontaneità, mettendo in scena un tema complesso: il contrasto tra libertà e impotenza.

La pellicola porta lo spettatore a interrogarsi su questioni che spesso non si vogliono affrontare, o che neanche vediamo, abituati come siamo a vedere il mondo solo per come ci è sempre stato mostrato.

Alba Michelessi

(In copertina e nell’articolo, immagini tratte dal film Povere creature!)

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