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Migranti di Serie A e Serie B? – Disparità nel trattamento di una crisi migratoria

Crisi migratoria

Il diritto a richiedere protezione internazionale, ad esempio in seguito ad una crisi migratoria, è sancito dalla Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati (1951). Si tratterebbe di un diritto universale; nella realtà dei fatti, però, i trattamenti che i migranti ricevono sono tutt’altro che egualitari.


Il diritto alla protezione: teoria e pratica della migrazione e della crisi migratoria

La Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati, ratificata nel 1951, stabilisce il diritto di richiedere protezione internazionale per chiunque abbia subito persecuzioni o gravi danni nel proprio Paese d’origine.

Il diritto d’asilo, sancito dall’art. 18 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea adottata nel 2000, ha portato alla condivisione di una politica comune in materia di asilo tra gli Stati membri.

Convenzione di Ginevra 1951
Atto della stipula della Convenzione di Ginevra del 1951 (Foto: UNHCR).

Nel corso degli anni si sono poi susseguiti una serie di atti legislativi che definiscono la procedura da seguire quando viene presentata una richiesta d’asilo. Uno di questi è il Regolamento di Dublino III (2013), il quale stabilisce che il primo Paese in cui arriva una persona migrante ha il dovere di esaminare la domanda d’asilo o il riconoscimento dello status di rifugiato.

Sembrerebbe quindi un diritto ben definito dalle istituzioni, che prevede una chiara procedura… ma è davvero così? In realtà, alcuni Paesi dell’UE considerano superato il Regolamento di Dublino: proprio recentemente è stato trovato un accordo per modificarlo, seppur in minima parte.

Queste modifiche prevedono procedure accelerate di espulsione di migranti irregolari provenienti da Paesi sicuri e un meccanismo di redistribuzione (minima) dei migranti, al fine di alleggerire gli Stati europei che, a causa della propria posizione geografica, dovrebbero accoglierne un’ingente quantità, come l’Italia.

I trattamenti ricevuti dai migranti, di fatto, non sono ugualitari. In primo luogo, esistono dei passaporti più ‘potenti‘ di altri: questi permettono di viaggiare liberamente, senza troppe difficoltà e verso un grande numero di mete.

Ciò implica una discriminazione sostanziale nella libertà di spostarsi nel mondo, in base alla propria nazionalità. In questo momento il passaporto più ‘forte’ è quello degli Emirati Arabi, mentre il più ‘debole’ è quello siriano.

Passaporti potenti e deboli
Una grafica che illustra i Paesi con i passaporti più “potenti” (in arancione chiaro) e quelli con passaporti progressivamente più “deboli” (con colori scuri). Fonte: Passport Index.

Si aggiunge il fatto che l’UE, negli ultimi decenni, ha indebolito i confini interni, descrivendo la libera circolazione all’interno di essi come un trionfo della mobilità (Grappi, Luccarelli, 2022); allo stesso tempo, però, ha rafforzato i confini esterni verso i Paesi extraeuropei, irrigidendo una serie di politiche migratorie che hanno conseguenze significative su chi decide di attraversare i confini.

Disparità tra migranti: la crisi del 2015-2017 e quella ucraina del 2022

Emblema di questa situazione è il confronto tra la ‘crisi dei rifugiati’ del 2015-2017 e la recente crisi dovuta allo scoppio della guerra in Ucraina.

Italia e Ucraina già da tempo intrattengono rapporti grazie alla ‘catena della cura’ che si è creata in seguito al processo di apertura verso est dell’UE: molte donne ucraine migrate in Italia, infatti, sono impiegate nel settore della cura ormai da anni. Questo fa sì che l’arrivo dei rifugiati ucraini nello Stivale, in seguito all’esplosione del conflitto, non sia poi così sorprendente.

La disparità tra migranti è chiara sin dall’attivazione della direttiva dell’UE sulla Protezione Temporanea (2001) che prevede il rilascio del titolo di soggiorno per tutta la durata del permesso, che è di un anno (con possibilità di proroga fino a due anni). Chi lo possiede può lavorare, istruirsi e formarsi professionalmente, nonché ottenere alloggio e assistenza dal punto di vista sociale ed economico.

La Protezione Temporanea, tuttavia, è stata riservata agli ucraini, escludendo chi proveniva da Paesi terzi e viveva in Ucraina senza permesso di soggiorno permanente (Campomori, 2022).

Protezione temporanea
Fonte: Neodemos.

Nel caso della crisi dei rifugiati, la Commissione europea ha presentato nel 2015 una serie di proposte per arginarla e gettare luce sulle “ragioni profonde che spingono a cercar rifugio in Europa”, tra cui:

  • alleggerire la pressione sugli Stati maggiormente colpiti dalla crisi dei rifugiati anche per ragioni geografiche, quali Italia, Grecia e Ungheria;
  • migliorare l’efficacia della politica di rimpatrio;
  • istituire un fondo fiduciario per l’Africa per aiutare alcune regioni a sviluppare maggiori opportunità socioeconomiche e migliori politiche di gestione della migrazione.

Crisi migratoria: soluzioni e problemi della gestione europea

Si nota quindi la volontà di ricollocare i migranti, prediligendo il rimpatrio laddove possibile. Spesso, poi, si prova ad agevolare la risoluzione delle situazioni ‘problematiche’ nel contesto africano, cosicché le persone evitino di partire.

Nel caso ucraino, invece, è evidente una maggior apertura dell’UE: in Italia, gli immigrati ucraini hanno avuto la possibilità di scegliere in quale città stabilirsi, tanto che si è iniziato a parlare di un nuovo modello di accoglienza diverso dal solito.

Commissione europea crisi rifugiati
Immagine di un tavolo di lavoro della Commissione Europea nel 2015 per la gestione di ogni crisi migratoria da o nel territorio UE (Foto: Martin Meissner/Associated Press).

La disparità tra migranti non è tuttavia accettabile in quanto crea un vero e proprio dualismo tra ‘privilegiati’ e non. L’apertura del governo italiano nei confronti dei profughi ucraini, costretti dalla guerra a cercare una nuova casa, sarebbe auspicabile nei confronti di tutti i rifugiati.

La disparità tra migranti nell’accoglienza

Anche nei centri di accoglienza è possibile osservare episodi di discriminazione. Spesso, infatti, entra in gioco la cosiddetta ‘linea del colore‘: in Italia l’accoglienza dei migranti bianchi è molto differente da quella dei migranti neri (magari anche musulmani).

Per questi ultimi, spesso risulta necessaria un’attesa di mesi e mesi anche solo per la semplice richiesta del permesso di soggiorno. Durante questo periodo, i richiedenti sono più esposti al rischio di sfruttamento e ricatti.

Crisi migratoria
La disparità tra migranti è visibile anche negli sfruttamenti che avvengono nel settore agricolo. (Foto: Il Sole 24 Ore).

Finché il loro status non viene regolarizzato, non possono fruire di tutte le tutele necessarie: ad esempio, non possono essere contrattualizzati da un datore di lavoro, e potrebbero trovarsi costretti a ricorrere a un lavoro in nero.

Tra l’altro, il rischio di sfruttamento e di svolgere uno dei cosiddetti lavori ‘delle 5P‘ (pesanti, precari, pericolosi, poco pagati, penalizzati socialmente) è molto elevato anche per i migranti regolarizzati.

Questo perché in Italia si è verificata un’integrazione ‘subalterna’ che è evidente nell’ambito del mercato del lavoro: da un lato, si assiste ad un’apertura, ad una disponibilità all’assunzione; dall’altro, però, questa integrazione è fortemente limitata agli strati più bassi della scala sociale (Ambrosini, 2020).

Il ruolo dei media nella crisi migratoria: imparzialità o spettacolarizzazione?

La discriminazione istituzionale e strutturale è però preceduta, e al contempo alimentata, da quella che avviene a livello dell’opinione pubblica, ampiamente influenzata dal discorso mediatico.

I media italiani (e non solo) descrivono l’immigrazione come un’emergenza che sottrae energie preziose a una nazione. Questo quadro, però, non corrisponde ai dati ufficiali. Nel nostro Paese, il peso dei media, tradizionali e non, è evidente nell’enorme discrepanza tra l’immigrazione reale, ovvero quella descritta delle statistiche, e l’immigrazione percepita (Ambrosini, 2020).

Quest’ultima deriva in larga parte da una rappresentazione mediatica che ci restituisce un’immagine parziale e distorta del fenomeno migratorio. I media, esplicitamente o implicitamente, cercano di raccontarci la realtà attraverso un frame interpretativo’, definito dal linguaggio utilizzato e dalle immagini proposte.

Ad esempio, quando è una persona immigrata a compiere un reato, i titoli dei giornali riportano quasi sempre la sua nazionalità, creando implicitamente un’associazione tra criminalità e provenienza. Tutto ciò influenza enormemente l’opinione pubblica, contribuendo alla creazione di confini simbolici e cognitivi nei confronti di chi viene descritto.

Si crea così un’alterità dell’immigrato, percepito come ‘altro‘ rispetto al proprio contesto sociale (Giacomelli, 2023).

I frame principalmente utilizzati nelle narrazioni italiane sul fenomeno sono quello securitario e quello umanitario. Il primo rimanda all’esigenza di garantire ordine e sicurezza di fronte all’eccesso degli arrivi, che rappresentano una minaccia per il nostro Paese e un peso per il mercato del lavoro e il welfare. Lo scopo di questi articoli è promuovere il rafforzamento e il controllo dei confini, da cui conseguono respingimenti, rimpatri e sanzioni sempre più pesanti.

Il frame umanitario, invece, sottolinea la necessità di garantire a chiunque i diritti fondamentali. Esso fa leva sui sentimenti di pietà e compassione dello spettatore, evidenziando come la società che accoglie abbia un ruolo salvifico per i migranti, vittime di razzismo e discriminazioni diffuse (Musarò; Parmiggiani, 2022).

Tornando alla contrapposizione tra i migranti ucraini e quelli extraeuropei, i media descrivono i primi come vittime da accogliere e da tutelare; nel caso dei migranti extraeuropei, invece, si parla spesso di allarme e di minaccia, se non di una vera e propria ‘invasione‘.

Disparità migranti
Foto: Europa Today.

Entrambi i frame finiscono per gettare una luce sfavorevole sui migranti, acuendo il divario preesistente tra ‘noi’ e ‘loro’ e rafforzando gli stereotipi: si finisce, così, per legittimare manifestazioni d’odio, xenofobia, discriminazioni e meccanismi di esclusione sociale (Musarò; Parmiggiani, 2022).

Una questione politica che getta benzina sul fuoco

Gli stessi esponenti politici, che in alcuni casi sono anche rappresentanti istituzionali, si esprimono diversamente in base alla regione geografica di provenienza dei migranti. Uno di questi è l’attuale ministro delle infrastrutture Matteo Salvini.

Da una parte descrive i migranti ucraini come “profughi veri”, e si compiace dell’aiuto italiano nei loro confronti, dall’altra esprime riserve sull’apertura delle frontiere per quei “migliaia di clandestini, che spesso piuttosto la guerra ce la portano in Italia”.

Pubbliche dichiarazioni come queste – divulgate dai leader politici anche attraverso i social – esercitano un’influenza significativa sull’opinione dell’elettorato. Esse non si basano su statistiche e dati ufficiali: servono piuttosto a veicolare idee razziste ed eurocentriche, facendo leva su differenze culturali e pregiudizi etnici.

In questo modo, la politica identitaria e razzista alimenta sentimenti di ostilità, che spesso sfociano in gravi atteggiamenti discriminatori quali violenze fisiche o verbali.

Per promuovere un profondo cambiamento culturale è necessario che i media diffondano informazioni più accurate e imparziali. Attualmente, invece, c’è una tendenza a disumanizzare i migranti, privandoli di voce e trascurando la diversità delle loro storie.

Ma è soprattutto necessaria la volontà delle persone e dell’opinione pubblica ad aprirsi e informarsi, facendo qualche sforzo in più per completare quell’idea limitata e circoscritta del fenomeno migratorio (Musarò; Parmiggiani, 2022). In questo modo, forse, si potrebbe colmare la disparità tra migranti di serie A e quelli di serie B.

Giulia Di Cicco Pucci

(In copertina, foto tratta da America Magazine).


Migranti di serie A e serie B? – Disparità nel trattamento di una crisi migratoria è un articolo di Giulia di Cicco Pucci. Clicca qui per altri articoli su crisi migratoria e migranti.

Bibliografia per approfondire il tema delle disparità tra migranti:

  • Grappi Giorgio e Lucarelli Sonia. Bordering power Europe? The mobility-bordering nexus in and by the European Union (in Journal of Contemporary European Studies 30, 2022), pp. 207-219 [articolo]
  • Campomori Francesca. La crisi ucraina e la (ri)organizzazione del sistema di accoglienza: tra lodevoli aperture e preoccupanti disparità di trattamento dei profughi (in Politiche Sociali 2, 2022), pp. 325-332 [articolo]
  • Ambrosini Maurizio. Sociologia delle migrazioni. (Bologna: Il Mulino, 2020) [monografia]
  • Musarò Pierluigi e Parmiggiani Paola. Ospitalità mediatica. Le migrazioni nel discorso pubblico. (Milano: FrancoAngeli, 2022) [monografia]
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