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Perché uno sciopero ha sempre senso. Soprattutto oggi

Perché sciopero

Lo sciopero generale indetto da CGIL e UIL per il 17 e il 24 novembre e la conseguente reazione del Governo hanno fatto molto discutere. Nello specifico, la lettera di precettazione firmata da Matteo Salvini ha portato a riflettere sullo statuto attuale del diritto allo sciopero: perché è ancora fondamentale?


Le polemiche sullo sciopero generale del 17 e del 24 novembre

In queste ultime settimane si è a lungo discusso, con toni sempre più accesi, dello sciopero generale indetto da CGIL e UIL nei giorni 17 novembre (per i dipendenti pubblici) e 24 novembre (per i dipendenti del privato) e della reazione del Governo a riguardo.

Il 14 novembre scorso, infatti, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato la precettazione dello sciopero generale del 17 novembre, decisione che per i sindacati è andata a violare il diritto costituzionale alla libertà di sciopero.

L’indignazione di CGIL e UIL si è espressa con forza nella grande manifestazione in Piazza del Popolo a Roma, dove erano presenti almeno 60 mila persone.  

Perché sciopero
L’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Foto: Parlamento Europeo (Eurobserver).

Una grande vittoria per i sindacati. Una mobilitazione come non si vedeva da tempo. Ed è certo che il comportamento e la minaccia di precettazione del ministro Salvini abbiano persino dato un motivo in più ai lavoratori e cittadini italiani di scendere in piazza.

Perché sciopero
Lo sciopero di Piazza del Popolo dello scorso 8 ottobre. Foto: ANSA (TGCOM 24).

A dispetto di chi ha visto nelle giornate del 17 e del 24 novembre una scelta meramente ideologica, lo sciopero è stato indetto da due sindacati che storicamente non appartengono alla stessa corrente politica: la CGIL in passato aveva un forte legame con il Partito Comunista Italiano, la UIL con il Partito Socialista Italiano, due partiti che nella cosiddetta “Prima Repubblica” si sono fronteggiati apertamente.

Cosa sono i sindacati e qual è il loro ruolo

I sindacati, che non sono partiti politici ma organizzazioni, rappresentano i lavoratori e cittadini ad essi iscritti. Come recita l’articolo 39 della Costituzione, “l’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge”.

Landini e Bombardieri sono rispettivamente i segretari di CGIL e UIL, responsabili di rappresentare e tutelare gli interessi dei propri iscritti, dai quali sono eletti democraticamente.

Di più, oltre al fatto che le decisioni dei segretari non sono prese in autonomia, gli scioperi hanno una caratteristica particolarmente democratica: il lavoratore-individuo può decidere se aderire o meno.

E, considerato l’ampio numero di adesioni allo sciopero del 17 e del 24 novembre, è evidente che devono pur esserci delle motivazioni significative che hanno spinto lavoratori e cittadini a incrociare le braccia e portare il loro disagio nelle piazze.

Perché uno sciopero? I motivi per indire uno sciopero generale

Entriamo però nel merito del dibattito politico. Salvini e la destra sostengono che Landini (interessante anche il fatto che Salvini non citi mai Bombardieri) stia strumentalizzando i lavoratori, che chi non vuole scioperare abbia il diritto di spostarsi senza venire ostacolato dai disagi alla mobilitazione e che oggi non ci sia motivo di indire uno sciopero generale. Innanzitutto, lo sciopero è un diritto dei lavoratori sancito dall’articolo 40 della Costituzione italiana.

Spetta agli aventi diritto (e solo a loro) decidere se è opportuno scioperare o meno.

Ma perché, allora, i lavoratori oggi scioperano? Perché si lavora tanto e si guadagna poco, perché si lavora senza garanzie e perché di lavoro si muore. Si sciopera perché nonostante siano lavoratori e lavoratrici a portare avanti questa società, le disuguaglianze, come quelle di genere, aumentano sui luoghi di lavoro.

Uno sicopero in America. Foto: truthout.

Si sciopera perché i lavoratori onesti pagano le tasse, mentre gli evasori che commettono un furto nei confronti dello Stato e della collettività vengono protetti dal Governo.

Si sciopera per difendere e rivendicare i propri diritti, incluso quello di sciopero viste le circostanze e, perché, come ha affermato il segretario generale della CGIL Maurizio Landini in un’intervista rilasciata a Repubblica il giorno prima dello sciopero, “il modo migliore di difendere i diritti è praticarli”.

Ancora, si sciopera per tutelare la collettività da un Governo che con le sue istanze stravolge la Costituzione della Repubblica democratica  aumentando le disuguaglianze.

Si sciopera perché il Governo ha aggravato gli effetti della legge Fornero, nonostante la propaganda preelettorale incentrata sulla sua abolizione e sul miglioramento delle condizioni pensionistiche.

La rabbia dei lavoratori pubblici

In un recente articolo proprio su Giovani Reporter, in riferimento allo sciopero del 17 novembre dei servizi pubblici, si è parlato di sciopero “contro lo Stato”. Lo sciopero, questo va chiarito, non è mai contro lo Stato, bensì contro chi lo governa. Lo sciopero del servizio pubblico ha senso dal momento che chi prende le decisioni che si ripercuotono sull’economia e quindi sul lavoro (anche, e soprattutto, nel pubblico) del Paese è il Governo italiano.

I lavoratori del pubblico hanno valide ragioni per contestare le scelte del Governo.

Un esempio sono i medici e gli infermieri della sanità pubblica, che oggi è sempre più al collasso.

Glorificati durante la pandemia, sono poi stati lasciati privi di un adeguato supporto in condizioni di estrema difficoltà, senza alcun miglioramento della situazione lavorativa e con sempre più tagli al Sistema Sanitario Nazionale.

Foto: Hush Naidoo Jade (Unsplash).

Medici e infermieri che hanno scioperato in parte, coperti dai colleghi che ovviamente hanno garantito il servizio. Mancano gli investimenti nella scuola pubblica, nelle università, nella ricerca e a pagarne le conseguenze per primi sono proprio i lavoratori della conoscenza. Per non parlare della legge di bilancio 2024, che va a peggiorare gli effetti della legge Fornero sulle pensioni e a impoverire sempre di più i lavoratori.

Arrivati a questo punto, è chiaro che il modo più efficace di contestare le decisioni disastrose del Governo e dannose nei confronti dei lavoratori del servizio pubblico è quello di fermare il servizio pubblico stesso.

L’importanza dei lavoratori

Ѐ fondamentale che la collettività si renda conto che senza i lavoratori tutto sarebbe fermo e lo Stato non potrebbe andare avanti.  Sono i lavoratori a garantire tutti i giorni i servizi, la produzione, quindi il corretto funzionamento della macchina statale. In ogni caso, uno sciopero non fa mai male. Giusto per ricordare che gli esseri umani non sono macchinari, che sono liberi, liberi di non essere d’accordo, liberi di poter esprimere il proprio dissenso, liberi di conquistare i diritti di cui vengono privati.

Operai al lavoro. Foto: Getty Images (Arcamax).

Un lavoratore svolge il suo dovere tutti i giorni, vedendo davanti agli occhi e subendo continue ingiustizie, come vedere il Sistema Sanitario Nazionale in ginocchio, come rischiare di perdere la vita tutti i giorni perché il proprio datore di lavoro non vuole spendere altro denaro per tenere sotto manutenzione e riparare i sistemi di sicurezza malfunzionanti; perché le ispezioni sul posto ci sono raramente e spesso sono preparate a tavolino con il proprietario dell’azienda. Il lavoratore porta avanti questa società.

Perché uno sciopero ha sempre senso

Senza l’autista dell’autobus, i ragazzi come andrebbero a scuola, all’università, come potrebbero spostarsi gli anziani, come potrebbero andare al lavoro coloro che non si possono permettere di spostarsi con la propria automobile? Chi seguirebbe i bambini e i giovani se non ci fossero gli insegnanti, e come potrebbe andare avanti la nostra società senza l’istruzione?

Eppure, tutti danno per scontato il servizio ricoperto dai lavoratori, come se una determinata persona fosse al mondo semplicemente per lavorare, nient’altro. Lavoratrici e lavoratori, invece, sono persone e possono fare molto di più che faticare: possono pensare, fermarsi a riflettere, ribellarsi.

Perché sciopero
Foto: Luciano del Castillo/Ansa (Expreso Latino).

Chi sciopera non lo fa solo per sé, ma sciopera per tutti, rinunciando anche al proprio stipendio. Certo, fermandosi crea disagio, la propria protesta deve essere rilevante, farsi sentire. Altrimenti, che senso avrebbe?

È difficile, però, che chi è un privilegiato e proviene da un’educazione politica fondata sull’autorità, sul dovere e sull’obbedienza possa capire. Chi sciopera, invece, crede nel diritto di essere rispettato, di vivere alla pari degli altri, di essere libero.

Riccardo Gardi

(In copertina l’immagine di uno sciopero negli Stati Uniti. Foto: BustedPencils)


Perché uno sciopero ha sempre senso, soprattutto oggi è un articolo di Riccardo Gardi. Leggi qui gli altri interventi dell’autore! Sul tema scioperi, invece, leggi anche l’articolo di Riccardo Minichella.

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